(di Patrizia Pedrazzini) Con quasi 610 milioni di dollari rastrellati in tutto il mondo, “Mamma Mia!” è tuttora in testa alla classifica dei musical che più hanno incassato nella storia del cinema. La vicenda intrigante; le trascinanti musiche degli Abba; il cast di stelle (a partire dal terzetto Pierce Brosnan, Stellan Skarsgård, Colin Firth) capitanato da una Meryl Streep in stato di particolare grazia che, all’alba dei 59 anni, si concedeva il privilegio di ballare, correre, saltare con il piglio e la scioltezza di una trentenne; il sole, il mare, la magia delle isole greche.
Poteva mai Hollywood resistere alla tentazione di fare il bis?
E allora ecco, esattamente dieci anni dopo, “Mamma Mia! Ci risiamo”, insieme sequel e prequel del precedente, nonché firmato dal quarantanovenne regista londinese Ol Parker. Se ne sentiva il bisogno? No, anzi. Ma, esigenze di botteghino a parte, va anche detto che, in realtà, di materiale sul quale mettere le mani ce n’era ancora in abbondanza. A partire dalla giovinezza dei protagonisti, sulla quale il primo film glissava. Com’erano, da ragazzi, Sam, Bill e Harry? E le scatenate Dynamos? Ma, soprattutto, chi era stata Donna da giovane, e come era finita lì, a Kalokairi, nel bel mezzo dell’Egeo, ragazza innamorata della vita e dell’avventura, a dare alla luce, sola, la propria bambina? Per non parlare delle canzoni degli Abba, molte delle quali non avevano trovato posto nella prima pellicola.
Se poi al cast di stelle già ottimamente rodato (Pierce Brosnan, smessi ormai da tempo i panni di 007, dà sempre più l’impressione di divertirsi parecchio), e riconfermata Amanda Seyfried nel ruolo di Sophie, si aggiungono una solare e scatenatissima Lily James (“Cenerentola”, “L’ora più buia”) e due star del calibro di Cher e Andy Garcia, il gioco dovrebbe proprio essere fatto. O così parrebbe.
Perché va tutto bene, ma manca lei, Donna Sheridan. Che nel frattempo è stata fatta morire, tanto che il film inizia con Sophie tutta presa dai lavori per rimodernare l’albergo della mamma, e rendere omaggio, con una grande festa, alla madre che l’ha cresciuta da sola in quel paradiso terrestre. Certo, Meryl Streep è una grande, ma pretendere che, all’alba ora dei 69 anni, si mettesse ancora a ballare, correre e saltare con l’energia e la scioltezza di una trentenne, in salopette, tutina in acetato e lustrini, forse sarebbe stato un po’ troppo. E comunque un cameo finale l’attrice non rinuncia a regalarlo, apparendo, a metà fra il sogno e il ricordo, alla figlia che, guarda caso anche lei incinta, si appresta al matrimonio. E ancora una volta cantando, e ballando, sulle musiche degli Abba. Che, in questa seconda pellicola, spaziano (oltre naturalmente all’immarcescibile “Mamma Mia”) da “Waterloo” (il brano che all’Eurofestival del 1974 lanciò il gruppo svedese) a “Thank You For The Music”, da “Angeleyes” a “I Have a Dream”, da “Kisses of Fire” a “When I Kissed The Teacher”.
Con un occhio di particolare riguardo a “Fernando”, con il quale la oggi 72enne Cher, icona pop degli anni Sessanta e Settanta che nel film veste i panni della madre di Donna, ovvero della nonna di Sophie, va incontro a un incredulo, ancora innamorato Andy Garcia, amante perduto nel Messico del ’59 e miracolosamente ritrovato sull’isola, duettando con lui in un’interpretazione che vale da sola tutta la pellicola.
Tanta musica, belle canzoni, ritmo, gioia e buoni sentimenti. Rispetto al primo film, magari qualche emozione in meno e qualche nostalgia in più (oltre a qualche eccesso di spettacolo). Il tempo passa. E non è questione di flashback. Se solo si sapesse resistere alla tentazione di fare a tutti i costi il bis.
Mamma Mia ci riprova e tenta il bis. Arriva il seguito del musical cult con i brani degli Abba. Ma il pezzo forte è Cher
5 Settembre 2018 by