(di Andrea Bisicchia) Sono tante le età che si sono avvicendate durante i due secoli esaminati da Christopher Bollas nel volume: “L’età dello smarrimento”, edito da Cortina: quelle della povertà e del benessere, delle illusioni e disillusioni, della innocenza e della fiducia.
La nostra, sostiene l’illustre psicanalista che, da anni, studia il mutamento dei fattori inconsci, è l’età di chi ha smarrito se stesso per aver interrotto la capacità di pensare.
A cosa è dovuto un simile smarrimento? Al potere di una cultura dominante, alla quale non interessa l’esplorazione del mondo interiore, essendo ammaliata dalla tecnologia delle app e dei social network. Una cultura dominata da una oligarchia cinica, da un capitalismo selvaggio, da una economia criminale che ha criminalizzato il mondo e che ha fatto perdere all’uomo la propria identità, non quella di matrice pirandelliana, specchio dei rivolgimenti del secolo precedente, ma quella del Sé che non ha più fiducia nella terapia della parola, ovvero della scienza psicoanalitica.
La riflessione di Bollas si estende sul cinismo che aumenta l’indifferenza nei confronti dei diritti umani, allineandosi alle tesi di Sloterdijk che, in “Critica della ragione cinica”, aveva inteso il cinismo come un gesto di sopravvivenza, se non di resistenza alla crisi morale che, secondo Bollas, va ricercata nella inadeguatezza di analizzare il fattore psichico.
Il volume è articolato in quindici brevi, ma intensi, capitoli, dove l’autore si chiede se la malvagità possa essere debellata e se esista un rimedio per l’innocenza violentata e, ancora, se la sofferenza mentale, causata dal disagio psicologico, possa essere controllata. Bollas è consapevole di trovarsi dinanzi a una nuova era, nella quale l’uomo ha smarrito il senso profondo dell’essere, assoggettandosi a una sorta di psicofobia. Egli distingue il normopatico dallo psicopatico, il primo sembra abbastanza contento perché, dai fatti che raccoglie, ricava un’attività rassicurante, il secondo è pieno di rabbia, di rancore ed evidenzia la scissione del Sé.
Secondo Bollas, la Tragedia, che pur inizia con una azione sconsiderata, è dovuta proprio alla scissione che vivono personaggi come Edipo o Lear, dinanzi alla quale, è difficile modificare il corso fatale degli eventi. Oggi, i valori psichici sono mutati, essendo sovrastati dall’incombente tecnologia dell’informazione, oltre che dall’intelligenza artificiale, che rendono l’umanità assente, sottoponendola all’alterazione delle forme del pensare, ma, soprattutto, rendendola smarrita e incapace di dare un senso alla propria esistenza.
Christopher Bollas, “L’età dello smarrimento”, Cortina 2018, pp 240, € 15