(di Andrea Bisicchia) In un’epoca in cui i valori morali, affettivi, politici, sociali, sono stati ridotti a merce di scambio, oppure a semplice flatus vocis, dato che, nel momento in cui vengono enunciati, per la legge del contrario, si trasformano in piccole vanità, accostarsi a “Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori”, edito da Bompiani, di Max Scheler (1874-1928), potrebbe aiutarci a capire quale possa essere il vero significato dell’etica e quale quello di valore, in un contesto moderno che abbia, da tempo, superato il post-kantismo, sia in forma di assolutismo che di relativismo.
Il punto di partenza non può che essere quello della ragione pratica, solo che Scheler intende andare oltre, volendola riconsiderare alla luce di un processo razionale ed evolutivo, trasformando la ragione pratica in pensiero pratico, il solo che possa, a suo avviso, guidare le nostre scelte e le nostre azioni, perché ci permette di partire dal” fenomeno”, ovvero dal fatto, per pervenire a giudizi di valore che non siano espressi in forma a-priori, ma che siano il risultato di una fedeltà agli eventi, ai quali si accede con l’utilizzo del metodo fenomenologico. Il fatto a cui allude Scheler è “Il fatto puro”, da intendere in maniera socratica come “pura essenza”, o “intuizione pura”.
Scheler distingue le varie forme dell’etica materiale, in sei capitoli, quella dei beni e degli scopi, quella eudemonistica, quella del successo, quella imperativa, quella eteronoma, ma la distingue anche dall’etica formale, i cui valori sono fondanti per le norme morali. Inoltre l’etica formale garantisce l’autonomia della persona, mentre quella materiale subordina la persona alla eterogeneità dei beni. Insomma, per Scheler, solo un’etica formale può fondare una legge morale universalmente valida, dato che l’etica materiale, essendo legata alla conquista dei beni, che sono in continua trasformazione, è sempre relativa.
Scheler è consapevole del fatto che i beni materiali siano, per essenza, cose di valore, che contribuiscano alla crescita dell’umanità, dello Stato, della Chiesa, della cultura. La difficoltà consiste nel mantenere o nel favorire questo mondo di beni, accelerarlo o svilupparne la tendenza evolutiva. Solo che i valori non debbono ritenersi funzionali allo scopo, non vanno considerati come fatti tecnici, perché l’essenza vale più dello scopo.
Il volume è preceduto da una dotta introduzione di Roberta De Monticelli ed è curato da Roberta Guccinelli.
MAX SCHELER, “Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori”, Bompiani, pp 1440, € 35