Maze Runner 2: giovani in fuga da biechi scienziati (con un po’ di zombie tra i piedi). Finale enigmatico aperto al seguito

maze-runner-2(di Marisa Marzelli) Le saghe fantascientifiche post-apocalittiche di origine letteraria attualmente sugli schermi sono tre. La più blasonata, complessa e ricca è Hungher Games, che si sta avviando alla conclusione. Poi c’è Divergent, di cui sono già usciti due episodi, e questo Maze Runner, iniziato con Il Labirinto e ora approdato al secondo capitolo La fuga. Tratti da libri di successo sono prodotti d’azione e d’avventura destinati al targhet young adult (in altre parole, adolescenti). Tutti germogli spuntati dopo l’enorme successo dei vampiri di Twilight. L’inconscio in fermento dei giovani che si apprestano ad entrare nell’età lavorativa speranzosi di conquistare il mondo, la paura di una realtà quotidiana e monotona, i dubbi sentimentali vengono sublimati in pericoli da affrontare, battaglie da combattere per sopravvivere, gruppetti di coetanei-alleati contro tutti.
Il primo Maze Runner, un anno fa, a sorpresa si era rivelato un notevole successo. Tratto – forse senza troppa convinzione – dal romanzo d’esordio nel 2009 dello scrittore americano James Dashner (ora la serie conta una trilogia e due prequel) aveva guadagnato bene internazionalmente. Merito anche di una struttura narrativa che teneva non solo i protagonisti ma anche il pubblico all’oscuro delle ragioni di quel che stava succedendo, con una suspence ben giocata e costante atmosfera ansiogena. Ma adesso qualcosa in più andava spiegato a proposito di Thomas (Dylan O’Brien), che si risveglia senza memoria rinchiuso in una struttura chiamata Il Labirinto, diventa leader del gruppo di ragazzi imprigionati prima di lui e li guida verso la fuga.
Nel secondo capitolo Thomas e compagni finiscono dalla padella del Labirinto nella brace di un’altra prigione gestita militarmente da una bieca organizzazione, dove alcuni scienziati fanno esperimenti non ben definiti ma di sicuro terribili sulle giovani prede. Altra fuga, cercando di evitare gli Spaccati, che sono zombie, approdo in una landa detta Zona Bruciata (resti di una città distrutta) e tentativo di raggiungere sulle montagne la resistenza, che è diffidente e non vorrebbe accogliere i fuggiaschi. Intanto qualcuno muore, qualcuno tradisce e il mistero s’infittisce. Perché i fan dei libri probabilmente conoscono tutti i dettagli del plot e dei personaggi, ma il semplice spettatore – che deve ricordare cos’era successo nel film precedente visto l’anno prima e magari si confonde con particolari che invece appartengono ad un’altra saga – si ritrova confuso e annoiato. E i dialoghi non brillano per originalità e profondità; la frase più ricorrente è un concitato invito a scappare in fretta.
L’inserimento del genere zombie e anche del western (creiamo una trappola bloccando la strada in basso così li teniamo d’occhio e gli spariamo dall’alto) sembrano escamotage per dilatare un racconto con poco da dire. Finale enigmatico sul volto di Thomas: ce l’avrà un piano per la prossima mossa e il prossimo film?
Indubbiamente questo secondo episodio accentua l’aspetto guerresco, scelta logica perché si rivolge ad un pubblico più maschile rispetto ad Hungher Games e Divergent, che hanno al centro due eroine, ma senza proporre scenari e situazioni originali. Il regista Wes Ball, non ancora 35enne e proveniente dal reparto cinematografico effetti speciali, manovra l’aspetto visivo con perizia, forse raggiunge emotivamente gli spettatori più giovani ma il resto del pubblico guarda passivamente. Quanto agli interpreti, come già nel primo film, ben scelti i volti e subito riconoscibili i personaggi. Il protagonista Dylan O’Brien è conosciuto per la serie tv Teen Wolf (fantasy con lupi mannari, altro hit degli adolescenti, che da noi va in onda su Rai 4 ); il più solido, nel ruolo di un cattivo tanto pericoloso quanto affascinante, è Aidan Gillen, noto per la serie Il Trono di Spade, fantasy di ben altro calibro.