Melodramma cinese alla maniera di Puccini in avanscoperta italiana. Per vedere l’effetto che fa. E domani chissà

10locandina-concerto-Milano-670x1024MILANO, venerdì 25 settembre  ● 
(di Carla Maria Casanova) Era profezia che arrivassero? Bene, arrivano. I Cinesi.
In Cina, da sempre, si è ragionato a miliardi (di abitanti). Adesso anche di soldi. E dunque adesso che hanno scoperto l’opera lirica, a Pechino (da sette anni) è sorto un bel teatro (NCPA = Centro Nazionale Cinese per le Arti Sceniche): 4000 posti, con 4 sale e 1000 (mille) spettacoli all’anno (biglietti da 15 a 120 euro). Là, si fiondano a pioggia gli intraprendenti artisti occidentali. È tutto un andare venire Italia-Pechino. Una specie di scoperta di Terra dell’oro.
Da parte loro, i cinesi si son messi anche a scrivere opere liriche, proprio come le nostre (sulla linea di Puccini). Le mettono in scena con ricchi allestimenti tradizionali e al pubblico cinese, ovviamente, piacciono moltissimo. (D’altra parte, anche a noi piacciono La Bohème e Turandot, no?) Ora, 220 persone, tra artisti e tecnici, sono arrivati dalla Cina (che si accolla i costi dell’operazione) con scene e tutto quanto, a presentare la prima opera italiana cinese cantata in cinese (non è un calembour). L’opera si chiama “Il ragazzo del Risciò”, composta da Guo Wenjing (1956) insigne musicista che, avendo scelto di vivere in Cina, scrive come il Regime comanda. Tan Dum, per capirci, essendo emigrato in occidente, scrive altra musica. D’altra parte anche Prokoviev e Shostakovic, pur di rimanere nell’amata Patria (Russia) si erano messi a scrivere musica gradita alle autorità. Tutto il mondo è paese.
Il testo dell’opera di Guo Wenjing si rifà a un popolare romanzo cinese di Lao She, scrittore dalla difficile esistenza e tragica morte. Nato a Pechino nel 1899, di famiglia mancese, Lao She si laureò e avviò all’insegnamento. Soggiornò a Londra e negli Stati Uniti, tenendo corsi sulla narrativa cinese classica. Tornato a Pechino, membro dell’assemblea nazionale del Popolo, rappresentava le minoranze etniche. Qui dovette commettere qualche errore. Le Guardie Rosse devastarono la sua biblioteca, atto che lo ferì mortalmente. Morì suicida (?) il 24 agosto 1946. “Il ragazzo del risciò” parla di un uomo e del suo rapporto viscerale con il risciò e il padrone che vi trasporta sopra. Il risciò è simbolo di libertà, ma l’uomo non  riuscirà a raggiungere il suo sogno.
L’opera arriva in avanscoperta in Italia in un tour che toccherà ancora tre piazze. A Torino, andata in scena per due sere, è piaciuta immensamente, Teatro Regio esaurito. A Milano sarà ospitata all’Auditorium di Milano, però in forma di concerto, in quanto la sala designata (Arcimboldi) non era disponibile. Tanto per farsene un’idea, vale la pena andare a vedere o anche solo a sentire.

Auditorium di Milano, largo Mahler, sabato 26 settembre, ore 20.00. Info 02 83389401/2/3
Tournée: Parma (27 settembre), Genova  (30 settembre , 1 ottobre) e Firenze (4,5 ottobre).