Meno di un decennio. E il Dadaismo, con il Surrealismo, rivoluzionò l’intero Novecento. Ora alla Fondazione Ferrero

ALBA (Cuneo), domenica 28 ottobre ► (di Paolo A. Paganini) Un breve ripasso da bigino, per avvicinarci a una delle più radicali e imponenti correnti artistiche e letterarie, il Dadaismo. Che, effimero e travolgente, con i caratteri dell’istintività, della creatività, con il riappropriarsi del fantastico, dell’evocazione visionaria, come una meteora, insieme con il Surrealismo, nato da una sua costola, ha influito e illuminato di sé tutto il Novecento.
Nel secolo precedente, il Romanticismo aveva già dimostrato in Europa interessanti innovativi fervori, reagendo al Classicismo, in nome di una rinnovata idea di libertà, rivalutando una eroica concezione dell’arte. Grazie al Romanticismo si estese una vasta complessità di movimenti letterari, musicali, filosofici, poetici, storiografici, che pervasero tutto il continente, con esaltanti slanci e sussulti. Fino a quando lo Sturm und Drang non si smorzò sul Naturalismo (con i suoi debiti al positivismo scientifico) e sul Decadentismo (in opposizione alla razionalità positivistica).
Un rilancio di euforiche promesse coincise con l’inizio del Novecento, da una parte storicamente propiziato dalla gloriosa apoteosi della seconda rivoluzione industriale, e, in naturale successione, da quella memorabile Esposizione Universale di Parigi, che, dopo quella dell’89, aprì il nuovo secolo, il 1900, nella gaudiosa allegria della Belle Epoque e dei Café-Chantant, tra anici e Can-Can.
I primi decenni del Novecento, per quanto accennato sopra, videro la nascita di nuove rivoluzioni artistiche, che scompigliarono tutte le nomenclature dei secoli precedenti. Esplosero le Avanguardie: l’Espressionismo, il Cubismo, il Futurismo, l’Astrattismo.
E il Dadaismo (o Dada), e il Surrealismo, dei quali qui ci stiamo in particolare occupando, dopo aver visto una delle più entusiasmanti mostre dell’anno: “Dal nulla al sogno. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen”, presso la Fondazione Ferrero di Alba (dal 27 ottobre 2018 al 25 febbraio 2019), mostra immaginata da Marco Vallora, stimato, eclettico e sconcertante studioso ed intellettuale competente nei più disparati campi, dall’arte alla letteratura, dal cinema alla fotografia, alla musica, all’architettura, aggiungendo, alla dottrina di docente universitario, un trascinante amore per la parola. Scritta e parlata.

Il prof. Marco Vallora, curatore della Mostra e del Catalogo (di Silvana Editoriale)

La stessa mostra, da lui curata, unitamente al ricco catalogo, rispecchia la sua eclettica personalità. Di questa sua nuova curatela dice: «In un meditato e articolato percorso, la Fondazione propone, per il suo biennale appuntamento con la grande arte, ad ottobre, una nuova mostra di ambito internazionale, originale e diversa dalle precedenti. Perché coinvolgerà libri, poesie, riviste, pamphlets di furente polemica reciproca, spezzoni di film, frammenti di musica, legati tutti ai due movimenti, lettere e manifesti, affiancati a tele e sculture innovative e spesso di rottura, di grande suggestione e rilevanza storica».
Attraverso nove sale che percorrono la storia, le vicende e le opere di un entusiamante repertorio dal Dadaismo al Surrealismo (oggetti, sculture, pitture, disegni, bozzetti, fotografie), si attraversa una ubriacante galleria di follie, stravaganze, eccentricità ad opera di una manciata di artisti anarchici, ribelli, spregiudicati, che, come anticipato, hanno influito su tutta la storia del XX secolo, rivoluzionando l’arte, la cultura, la letteratura, fino ai giorni nostri. Tra inquietanti suggestioni e fantasie in libertà, per farcene un’idea, citiamo doverosamente alcuni degli artisti esposti alla Fondazione Ferrero:

Marcel Duchamp, Man Ray, Francis Picabia, e poi Jean Arp, Joseph Cornell, Salvador Dalí, René Magritte, Joan Mirò, Hans Bellmer, Claude Cahun, Max Ernst, Giorgio de Chirico, e poi ancora Paul Delvaux, Carel Willink, Victor Brauner, Johannes Hendrikus Moesman, ed altri ancora.

Il Dadaismo, dunque. Nacque a Zurigo nel 1916 come protesta alla barbarie della Prima guerra mondiale. Si sviluppò in breve clamorosamente, coinvolgendo, rivoluzionando e innovando la poesia, la letteratura, il teatro e, soprattutto, la grafica, le arti visive e l’estetica cinematografica. Fu un trionfo di stravaganze e di derisioni, di “giochi sfrontati con l’immaginario, esercizi di non-pittura e di anti-arte”, e quindi in questo senso non vanno spiegate, ma vanno inquadrate in un contesto di rifiuto, sovversione e anarchia. Utilizzò spregiudicatamente ogni tipo di forme e materiali, rifiutò regole, leggi e legacci di mode, di istituzioni e di correnti del passato, santificò anarchicamente la libertà creativa, disprezzò storici codici artistici, nel più assoluto nichilismo, dalla pittura alla scultura, di tutto quello che avesse a che fare con il manierismo e con le forme di ogni tipo di convenzioni dell’arte decorativa e rassicurante. “L’opera d’arte – riportiamo – quasi non è più opera e non è più nemmeno artistica, ma deve proporre inquietudini, malesseri e soprattutto interrogativi”.
Il Dadaismo divenne un movimento artistico internazionale, che da Zurigo si estese a Parigi, a Berlino, a New York, fino a quando si sciolse, nel 1922, non prima di dar vita al Surrealismo.
Nato a Parigi da una costola del Dadaismo e suo erede naturale, il Surrealismo ebbe il suo atto di nascita con il “Primo manifesto surrealista” (1924) dello scrittore A. Breton, “inflessibile Pontefice autoritario del movimento surrealista, che in varie epoche ha scomunicato i suoi pupilli e colleghi, da De Chirico a Cocteau, da Bataille ad Aragon, da Dalí a Queneau“. Trasse ispirazione dalla bio-psicologia, da Freud, affermando l’importanza del sogno, il predominio della dimensione onirica, proclamando di conseguenza la necessità di liberare nell’uomo la potenza del suo inconscio, per collegarlo, con il rifiuto della logica, al fortuito, all’istintualità, al fantastico. Per tutto ciò, rivalutò intuizioni del Romanticismo, del simbolismo e della dissacrazione dadaista, accettando, nell’espressione artistica, oltre al sogno, le allucinazioni e la follia.
Un’ultima doverosa informazione. Il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, al quale si deve la maggior parte delle opere della mostra della Fondazione Ferrero, vanta un patrimonio artistico di 151.000 opere. Ora il Museo è in fase di ristrutturazione e ampliamento. Nel 2021, sarà inaugurata la nuova dimora che andrà ad ospitare la propria ricca collezione, accogliendo, tra l’altro, disegni di Dürer, stampe di Goya, raccolte di vetri preziosi e oggetti di design e rare opere italiane, gotiche, rinascimentali, settecentesche: da Beato Angelico a Jacopo del Sellaio, da Veronese e Tiziano a Guardi e Piranesi. Ma anche maestri fiamminghi come Van Eyck o Rembrandt, Bosch e Brueghel, Rubens e Van Dyck, la scuola dell’Aja con Van Gogh, e poi francesi, da Fragonard e Boucher a Monet, Degas, Cézanne, e ancora Picasso, Mondrian, senza contare i contemporanei, da Nauman a Cattelan. E, particolarmente importante, la collezione di artisti dell’area delle avanguardie storiche, non soltanto cubisti e costruttivisti olandesi, ma soprattutto dadaisti e surrealisti.
A causa dei lavori in corso al Museo di Rotterdam, è nata dunque questa occasione unica per vederli ora in mostra in Italia.
Prima che tornino a casa.

“Dal nulla al sogno – Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen”. A cura di Marco Vallora. Fondazione Ferrero, Alba (Cuneo), Italia . Dal 27 ottobre 2018 al 25 febbraio 2019. Ingresso libero.
INFORMAZIONI E CONTATTI: Fondazione Ferrero: ufficio stampa 0173 295094 – 346 3325483
www.fondazioneferrero.com