Meraviglioso rebelot alla napoletana, dove Punta Corsara ha impastato Poole, Petito, Shakespeare e forse Pirandello

punta corsara foto lucia baldini  -1384(1)MILANO, mercoledì 14 gennaio.. 
(di Paolo A. Paganini) Con “Hamlet Travestie” (1810), tra satira e parodia, John Poole (1786-1872), uomo di lettere, autore e teorizzatore del primo burlesque shakespeariano, ebbe la disinvoltura di non prendere troppo sul serio il Bardo, cercandone nuovi e inediti risvolti, più effimere leggerezze, tracce sottotesto, interpretazioni ipertestuali, tutto quello insomma che Shakespeare poteva aver nascosto (aver “travestito”) sotto esili tracce di possibili metafore.
Poi c’è stato Antonio Petito (1822-1876) che escogitò un’altra parodia, dove Shakespeare c’entra come i classici cavoli, ma la familiarità terminologica con il genere inventato per primo da John Poole, il burlesque, ispirò a Petito l’idea del “travestimento”, cioè, al posto di Hamlet, introdusse il personaggio Don Fausto Barilotto, e costruì una burlesca parafrasi dell’“Urfaust” di Goethe, intitolato “Don Fausto” in chiave farsesco-popolare. Vi narava del sogno d’un vecchio fuori di testa, o presunto tale, che s’illude di poter possedere l’eterna giovinezza attraverso chissà quale patto col diavolo. La famiglia, per guarirlo dalla sua ossessione escogita di fargli rivivere, grazie a una compagnia d’attori, le stesse avventure di Faust, tra diavoli streghe amori eccetera.
Orbene, di autore in autore, arriviamo all’allestimento della sanguigna compagnia napoletana, Punta Corsara, compagine di attori arrivati al professionismo dal mondo del lavoro. Emanuele Valenti e Gianni Vastarella (autori, registi e attori) si sono dunque ispirati al titolo di John Poole, e alla sua idea del burlesque, prendendo poi spunto dall’idea “curativa” escogitata da Petito per far rinsavire Don Fausto. Ed hanno qui inventato un loro personale e autonomo “Hamlet Travestie” alla pizzaiola, dove viene “travestita” la tragica famiglia reale della Corte di Danimarca con i panni d’una scalcagnata famiglia d’un basso napoletano, che sopravvive al disastro d’una vita sciagurata grazie a una misera bancarella di chissà quali mangerecce fetenzie, e confidando sull’arte dell’arrangiarsi seppur vessati da debiti, strozzini e camorristi.
Fra le tante “allegre” disgrazie – non dimentichiamo che si tratta d’una farsa – questa famiglia ha anche la sciagura d’avere in casa un figlio psicotico, o paranoico, o disturbato mentale che sia. Si chiama Amleto e, purtroppo, si crede proprio l’Amleto shakespeariano. In un suo autistico mutismo, quali pericolose stramberie starà rimuginando? Per farla breve, i famigliari decidono di prendere spunto dall’amletica corte di Danimarca per far rivivere ad Amleto le situazioni della tragica istoria della morte del padre, del matrimonio della madre, dell’assassino fratricida del re, dell’omicidio dell’impiccione Polonio, della sciagurata fine di Ofelia e così via… La cura di rinsavimento sembra aver avuto il suo positivo effetto. Ma era matto davvero questo Amleto? O fingeva di essere matto come l’Enrico IV di Pirandello (il quale alla fine rischiò d’impazzire sul serio)? Ed anche qui, come in Pirandello, alla fine ci scappa il morto. Ora sì che bisogna fare il matto davvero (mia libera citazione!).
I ruoli sono sostenuti da sei formidabili “forze della natura” comica napoletana. In poco più di un’ora inscenano una straordinaria miscela di sapori mediterranei, dove il comico s’intride d’un tragico senso d’amaro e di tragico. È la stupenda anima napoletana! Che sa passare naturalmente dalla farsa al dramma, da Viviani a Eduardo, dalla più nera tammurriata a più solari musicalità, da Pulcinella a Petito, dalle più colorite finezze culturali ai più plebei sberleffi popolari, dal culto di San Gennaro agli altarini di “San Maradona”. Questi attori vanno tutti nominati, essendo il tutt’uno d’un vitalismo, dove ciascuno ha un suo insostituibile mutualismo: Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valeria Pollice e i già citati Emanuele Valenti e Gianni Vastarella.
Gran tributo d’applausi alla fine per tutti.

“Hamlet Travestie”, da John Poole, Antonio Petito, William Shakespeare. Compagnia Punta Corsara. Al Teatro Franco Parenti (Sala Tre). Repliche fino a domenica 25

Tournée

27/28 Auditorium Dialma Ruggiero, La Spezia
3/8 febbraio Teatro India, Roma
14 febbraio ITC San Lazzaro di Savena (BO)
15 febbraio, Teatro Turroni, Cesena
20 febbraio Teatro Era, Pontedera
28 febbraio Teatro Comunale di Polistena, Gioia Tauro (Reggio Calabria)
1 marzo Teatro Umberto, Lamezia Terme
7 marzo Teatro Comunale di Casalmaggiore (Cremona)
10 marzo Auditorium Comunale Arzachena (OT)
11/12 marzo Teatro Comunale Sassari
13 marzo Teatro Costantino, Macomer (NU)
28 marzo Cantieri Teatrali Koreja, Lecce
28/29 aprile Teatro Nuovo Napoli

 

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