BRESCIA. Sabato 1 ottobre ► (di Carla Maria Casanova) – Norma di Vincenzo Bellini. Capolavoro. Il fiasco della prima (Scala, 1831) non vuol dire niente. Già alla seconda replica veniva calorosamente applaudita, per arrivare al successo delirante quando venne data a Londra con Maria Malibran protagonista e Bellini stesso sul podio. Da allora non ha più lasciato il suo primato, arrivando al “rilancio” definitivo con l’avvento divampante di Maria Callas che le rese la sua veste di capolavoro assoluto.
Qualche critico, all’epoca dello sfortunato esordio, pensò si trattasse di un difetto di scrittura e venne l’idea di affidare la partitura a Bizet, perché la ristrumentasse (correggendola, ovviamente). Bizet rispose che non era possibile. Era perfetta così. Persino da quella malalingua di Wagner, si sbilanciò definendola opera “di carattere solenne e grandioso con ricca vena melodica… Lavoro di un genio”! Norma è la mia opera preferita. È anche quella che mi rivelò Maria Callas (Scala, dicembre 1954) sigillo che me l’ha marchiata a fuoco. Da allora vado ricercando (praticamente invano) analoghe emozioni. Una sola volta, con la Theodossiou, ci sono inaspettatamente andata vicino. E con Leyla Gencer. Ma non mollo. L’opera in se stessa mi avvince comunque sempre. Avrò visto almeno 50 diverse produzioni di Norma, dalla lignea di Ceruli (Scala) alla neoclassica di Gasparon (Macerata), alla africana di Kara Walker (Venezia, recentemente passata in rai 5). E non mi basta ancor…
La produzione dei Teatri Lombardi, circuito riservato ai 5 Teatri di tradizione (Brescia, Bergamo, Cremona, Como, Pavia, con una tappa extraterritoriale a Pisa), che ha esordito ieri sera al Teatro Grande di Brescia, non poteva sfuggirmi. È uno spettacolo che punta soprattutto sull’allestimento, affidato alla regista veneziana Elena Barbalich con l’assistente Costanza Degani e lo scenografo Tommaso Lagattolla, suoi collaboratori abituali. La Barbalich, laureata in Lettere a Ca’ Foscari con il massimo dei voti, passione per la lirica manifestata fin dalla tesi di laurea (Aida dello storico spettacolo scaligero 1963), corsi di arte drammatica, debuttò nella regìa a Milano (1998) nella stagione estiva del Castello Sforzesco.
Di indirizzo intellettuale, la regista ha optato per una chiave metafisica, elegante e sofisticata, articolata in linee luminose. Pochi colori su un impianto prevalentemente bianco e nero. Un finale rosso tutto di fuoco. Alcune intuizioni felici: il grande cerchio di metallo che scende a imprigionare la solitudine dei disperati protagonisti; l’occhio – simbolo dell’utero materno – in cui si annidano immobili i figlioletti di Norma, proiettato durante il drammatico duetto Norma/Adalgisa.
Il cast è dignitoso, alternando cantanti in carriera a giovani leve. Sono già conosciuti in Italia lo svettante tenore Antonio Corianò (Pollione), scoperto da Renata Scotto in una audizione nel 2001; il mezzosoprano turco Asude Karayavuz (Adalgisa), premio Leyla Gencer, debutti a Scala, San Carlo, Arena; il basso Alessandro Spina (Oroveso) attivo anche all’estero. Al giovane soprano russo Lidia Fridman, debuttante due anni fa al Festival della Valle d’Itria, era affidato il ruolo di protagonista da lei risolto in prova generale con risultati soddisfacenti specie sul versante interpretativo. La classica infreddatura, spauracchio dei cantanti, l’ha costretta ad essere sostituita alla prima da Martina Gresia (FOTO in alto), già in cartellone per alcune recite. Romana, 25 anni, vincitrice del Concorso AsLiCo 2022, dotata di voce robusta di timbro molto bello. Da segnalare Benedetta Mazzetto, nella pur piccola parte di Clotilde. Il maestro Alessandro Bonato (Verona 1995) reduce da un felice debutto al Rof di Pesaro, ha guidato con sicurezza l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e il Coro dell’Opera Lombardia. Molti applausi per tutti.
“Norma” di Vincenzo Bellini. Repliche a Brescia, Teatro Grande (domani domenica ore 15.30); (Cremona Teatro Ponchielli (7-8 ottobre); Como, Teatro Sociale (14-16 ottobre); Pavia Teatro Fraschini (21-23 ottobre).