Milano ai tempi della mala. Bische, “loschi affari” e morti ammazzati. In 170 foto e reperti, da via Osoppo al bel René

1977, l’arresto di Vallanzasca

(di Patrizia Pedrazzini) Sorridono contenti, Francis Turatello e Renato Vallanzasca, immortalati mentre brindano alle nozze (in carcere) del secondo, cui il primo ha fatto da testimone. Sono giovani e belli, ancorché delinquenti. Pieni di soldi e di donne. È il 1979. Finirà male. Francis “Faccia d’angelo” sventrato a coltellate, a 37 anni, nel carcere di massima sicurezza di Badu ’e Carros, in Sardegna, dal camorrista Pasquale Barra, detto “’o animale”. Che subito dopo, si racconta, si sarebbe avventato sul cadavere addentandone l’intestino. Brutta morte.
Quanto al “bel René”, è ancora dentro (nella sua non breve carriera criminale è riuscito a collezionare quattro ergastoli e 295 anni di reclusione), e ha decisamente perso lo smalto di un tempo.
Ecco, per chi quegli anni li ha vissuti e li ricorda è forse questa la foto più “suggestiva” fra i 170 fra scatti in bianco e nero e reperti che riempiono la bella mostra “Milano e la mala. Storia criminale della città dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca”, a Palazzo Morando fino all’11 febbraio.

Rapina di Via Osoppo, 1958, Archivi Farabola

Una sorta di “operazione nostalgia” alla riscoperta di una Milano che non c’è più, nella quale, al calar delle tenebre, le strade erano attraversate “quasi esclusivamente da loschi figuri, dediti ad altrettanto loschi affari”. La Milano dei night e del gioco d’azzardo, delle bische e della prostituzione e, di lì a poco, del mercato della droga. Enzo Barbieri, “il bandito dell’Isola” (o anche “il Robin Hood di via Borsieri”), Angelo Epaminonda detto “il Tebano”, Joe Adonis, Luciano Liggio, Luciano Lutring, meglio conosciuto come “il solista del mitra”, per via del fatto che andava in giro col fucile mitragliatore nascosto nella custodia di un violino. Quarant’anni di storia cittadina, più o meno dall’immediato dopoguerra al 1984, che ebbero il loro primo, grande “picco” nella rapina di via Osoppo, del 1958: sette uomini all’assalto di un furgone portavalori e un bottino, allora, di oltre 614 milioni di lire, portato via senza sparare un colpo. Tra l’altro il “colpo” rappresentò anche il momento più alto della “Ligera”, quella particolare forma di delinquenza tutta milanese che, nata nell’Ottocento e composta da piccoli gruppi di criminali, finì poi col diventare oggetto di romantico ricordo nel bagaglio delle canzoni popolari.
E i quartieri: il Giambellino, l’Isola, la casbah di via Conca del Naviglio, il Ticinese. E le forze dell’ordine, con il loro impegno e le loro vittime. Il vice brigadiere Giovanni Ripani, ucciso il 17 novembre 1976, a 27 anni, in Piazza della Vetra da rapinatori della banda Vallanzasca. E le figure del commissario Mario Nardone (“il Maigret italiano”) e del futuro questore Achille Serra. E, sparse per la città, le colonnine per le chiamate d’emergenza alla Polizia. I morti ammazzati sui marciapiedi del Lorenteggio, la strage di via Moncucco, la sparatoria di Dalmine, i ragazzi stroncati dall’eroina sulle panchine dei parchi. I “cumenda” ai tavolini del “Pussy Cat” e le prostitute in piazza San Babila.
E le locandine dei film di quegli anni: “Banditi a Milano” di Carlo Lizzani, del ’68, “Milano violenta”, di Mario Caiano (1976). E le prime pagine de “La Notte”, il quotidiano del pomeriggio che, con le sue tre edizioni, era più che mai “sulla notizia” in tema di cronaca milanese, e non solo, soprattutto “nera”. Perché c’è da dire che la mostra di Palazzo Morando, al di là del valore che riveste in quanto testimonianza di un passato che sarebbe un gran peccato dimenticare, è anche una buona occasione per riflettere su come il fotogiornalismo sia, negli ultimi decenni, profondamente cambiato. Oggi tante foto non solo non si riuscirebbero a fare, ma soprattutto sarebbero – fra codici deontologici, normative sulla privacy e protocolli di tutela – totalmente impubblicabili. E non è per rimpiangere i tempi andati, ma di sicuro allora le notizie non si aveva paura di darle. (Che poi ci sarebbe da discutere se sia peggio l’immagine di un morto ammazzato o l’intervista a due genitori disperati per la morte di un figlio, tanto cara a tanto contemporaneo trashume televisivo. Ma questa è un’altra storia).
Bella mostra. Per chi c’era e per chi vuole conoscere.

“Milano e la mala. Storia criminale della città dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca”, Milano, Palazzo Morando, via Sant’Andrea 6. Fino all’11 febbraio 2018
www.mostramalamilano.it