(di Andrea Bisicchia) Di Sandro Catani avevo letto qualche anno fa: “Manager superstar. Merito, giusto compenso e disuguaglianza sociale”, Garzanti 2010, per informarmi sul come e sul perché si sia arrivati a strapagare certi manager anche 500 volte in più il guadagno dei loro colleghi e per spiegarmi la loro strana avidità, visto che l’autore li conosce bene e sa quale sia stato il loro percorso per raggiungere simili risultati. La spiegazione che dette, non molto convincente, era da ricercare nel fatto che la figura del top manager equivalesse a quella di una superstar dello spettacolo o del mondo del calcio, non importa se direttori e dirigenti fossero pieni di debiti. È più importante che le superstar siano visibili, in quanto la loro visibilità darebbe maggior potenzialità alle loro aziende.
In tempi recenti, si è cercato di porre un tetto ai salari, soprattutto pubblici, ma è avvenuta la rivolta delle lobby e delle caste che non sanno rinunziare alle ricchezze, non sempre meritate, anche quando si chiede loro di essere più responsabili nei confronti degli azionisti, dei clienti, dei lavoratori e delle società in genere.
Quisquilie avrebbe detto Totò.
Catani ritorna sul luogo del delitto con un nuovo libro che può considerarsi la continuazione del primo, dato che parecchi di quei manager chiamati in causa per i loro strabordanti compensi, appartengono alla generazione degli anni Quaranta, a quella che l’autore definisce gerontocratica nel volume: “Gerontocrazia. Il sistema economico che paralizza l’Italia”, nel quale fa coincidere la plutocrazia proprio con la gerontocrazia, il cui suono onomatopeico fa pensare a certi animali preistorici.
Sembra che l’immobilismo della nostra economia e della nostra politica fosse dovuto al loro immenso potere, oltre che alla loro capacità di racimolare incarichi, voti e audience, attività che sembra dominante, essendo frutto di influenze reciproche e della loro capacità di moltiplicare incarichi, così come Cristo moltiplicava pane e pesci.
Così, mentre i loro guadagni raggiungono sfere stellari, quelli di coloro che, in fondo, lo permettono, vivono una fase decrescente da far paura. Per Catani, sono 400 le persone che influenzano l’economia italiana, tutti di una età che oscilla tra i settanta e gli ottant’anni. Lo stesso è accaduto in politica e, recentemente, anche in televisione, visto che le “novità” sono Pippo Baudo e Maurizio Costanzo.
Questo stato di cose favorisce l’inquinamento e lo stato di palude più volte evocato nelle ultime elezioni referendarie. Cosa dovranno fare l’Italia e la sua economia per crescere? Sarà possibile liberarsi dell’immobilismo? C’è stato chi si è inventata la rottamazione per poi finire invischiato nella ragnatela dei compromessi, così come c’è stato chi si è inventato “tutti a casa” per poi giocare al gatto col topo.
Nel frattempo, il declino appare inevitabile anche perché la crisi dal 2008 a oggi è stata gestita dai medesimi plutocrati e gerontologi che, dinanzi alle tante aziende vendute o fallite e alle risorse degli italiani sprecate, non hanno saputo trovare un argine proprio per non perdere le loro posizioni di dominio e le loro poltrone.
Sandro Catani, “Gerontocrazia. Il sistema economico che paralizza l’Italia”, Garzanti 2014, pp 170, € 14,90.