Moni Ovadia, con antica passione, ripropone un vecchio spettacolo di racconti, musica, storielle yiddish e canzoni

MILANO, mercoledì 3 ottobre – (di Emanuela Dini) Ritorna dopo 25 anni il cantastorie Simkkha Rabinovich sul palcoscenico del Piccolo Teatro, nello spettacolo “Dio ride. Nish Koshe” di Moni Ovadia.
La stessa zattera piena di valigie, fagotti, libri e ricordi e 5 musicanti che accompagnano il viaggio mai finito dell’esilio.
Moni Ovadia ritorna e ripropone la sua collaudata messa in scena fatta di racconti e musica, storielle yiddish e canzoni, barzellette feroci che prendono in giro gli ebrei e la loro proverbiale parsimonia, per non dire tirchieria, riflessioni senza mezzi termini sulla politica di Israele.
I musicisti entrano suonando i loro strumenti – violino, clarinetto, contrabbasso, fisarmonica e cymbalon (uno strumento a corde tipico dell’europa orientale, suonato tenendolo a tracolla o appoggiato per terra e percosso con delle bacchette ricoperte di cotone) – dalle porte di fondo della platea, e hanno un cappello nero a tesa larga con sopra una candela. Moni Ovadia indossa un frac nero e un gilet damascato a colori sgargianti. Sul fondo della scena, vengono proiettate tristi fotografie degli ebrei di oggi e di ieri, dagli esuli in marcia, ai prigionieri dietro le sbarre, al muro di Israele.
Lo spettacolo è un alternarsi di storielle, aneddoti e canzoni, battute sarcastiche e citazioni dotte, con il filo conduttore della ricerca di un Dio e di un divino che non si manifesta o, quando lo fa, sembra una presa in giro.
Uno spettacolo che vuole raccontare – parole di Moni Ovadia – “la vertiginosa spiritualità di un popolo in permanente attesa e alla ricerca di di un divino presente e assente, redentore che chiede di essere redento”.
Un’ora e 40 (senza intervallo) in cui la musica e le canzoni hanno un ruolo dominante e resta il rammarico, per gli spettatori poco ferrati sulla storia ebraica e ignari della lingua, di non riuscire a comprendere appieno il significato e il valore di quelle canzoni che si intuisce facciano parte della tradizione e della cultura del popolo errante.
Da citare i musicisti, tutti bravissimi: Maurizio Dehò (violino), Luca Garlaschelli (contrabbasso), Alberto Florian Mihai (fisarmonica), Paolo Rocca (clarinetto), Marian Serban (cymbalon).
Applausi calorosi e risate a scena aperta sulle barzellette più caustiche (e già sentite mille volte). E nonostante le rughe di uno spettacolo che, dopo venticinque anni, rivela l’impietoso passare del tempo.

“Dio ride. Nish Koshe”, di e con Moni Ovadia, e con le musiche dal vivo della Moni Ovadia Stage Orchestra. Regia Moni Ovadia. Dal 2 al 14 ottobre. Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – Milano)

Informazioni e prenotazioni
Tel. 0242411889
www.piccoloteatro.org