Monumentali storie di dittatura, drammi sociali, 8.000 in Piazza per la Johansson. E s’intravede un possibile “Pardo”

DesktopLOCARNO, domenica 10 agosto
(di Marisa Marzelli) Quello di Locarno (6-16 agosto) è un festival di pubblico, non solo di critici. E durante il primo weekend, come sempre, da mattina a sera una miriade di spettatori onnivori si sguinzaglia tra le varie sale prendendo d’assalto dallo sconosciuto documentario parlato in dialetto svizzero-tedesco alla spettacolare proiezione serale in Piazza Grande.
Tra i primi titoli visti nel concorso internazionale hanno per ora attirato l’attenzione il monumentale film filippino From What is Before, che in oltre cinque ore racconta i tempi della dittatura di Marcos, negli anni ’70 del secolo scorso, attraverso la vita di un villaggio quasi isolato dal mondo. L’autore Lav Diaz (già in giuria l’anno scorso a Locarno e premiato con i precedenti film – sempre di durata abnorme – a vari grandi festival) è indicato tra i possibili candidati al Pardo d’oro. Ma ha ben impressionato anche il russo Durak (L’idiota) del 33.enne Yury Bykov, potente affresco di una realtà immersa nella corruzione burocratica. Dove un idraulico, resosi conto che un palazzo-dormitorio in cui vivono 800 poveri diavoli potrebbe crollare da un momento all’altro, cerca di sensibilizzare le autorità e gli stessi abitanti dell’edificio, ma si scontrerà con la corruzione dei potenti intenzionati a insabbiare il caso e l’abulia delle potenziali vittime. Una parabola senza tempo, che attinge alla grande letteratura russa dell’800, al dramma elisabettiano come alla tragedia greca (le cassandre fanno sempre una brutta fine). Visioni di palazzoni fatiscenti, di neve fradicia e volti splendidamente inquadrati.
Il programma serale, caratterizzato da pellicole più adatte ad un pubblico mainstream, si è aperto con Lucy, scritto e diretto da Luc Besson, davanti a oltre 8.000 spettatori stipati in Piazza. Colorato, veloce, accattivante, non è però il miglior film di Besson e per gli spettatori un po’ esigenti denuncia qualche caduta di gusto. Scarlett Johansson è la protagonista, nel ruolo di una studentessa che a Tapei resta invischiata con temibili narcotrafficanti; obbligata a fare da corriere, scopre che una certa droga moltiplica le potenzialità del cervello. Che cosa succede quando il suo sarà in grado di sfruttare il cento per cento delle proprie potenzialità? Fantascienza d’azione che strizza l’occhio ai videogiochi e al cinema crime cinese ma al contempo vorrebbe filosofeggiare sull’evoluzione dell’umanità, citando anche il Kubrick di Odissea nello spazio. Besson ama e valorizza i personaggi femminili, basti pensare a Nikita, ma la storia non è troppo originale. Più intrigante Dancing Arabs dell’israeliano Eran Riklis, film che avrebbe dovuto inaugurare, poche settimane fa, il Festival di Gerusalemme ma prudentemente è stato bloccato per l’escalation di combattimenti nella striscia di Gaza. Si racconta di un giovane palestinese particolarmente brillante, unico studente arabo ammesso ad una prestigiosa scuola ebraica di Gerusalemme. Si può salvare la propria identità in un ambiente ostile e così diverso da sé? Splendido ed inquietante finale metaforico. Gradevole ma non certo indispensabile il film Love Island della 39.enne regista di Sarajevo Jasmila Zbanic. La varietà e l’imprevedibilità dei rapporti sentimentali nessuno sa raccontarle con la leggerezza e l’eleganza dei cineasti francesi, e Jasmila non sovverte la regola. Hin und Weg (Tour de force) è invece un film tedesco che affronta un tema difficile e controverso come il suicidio assistito. Il regista Christian Zübert lo fa con onestà, senza insistere sulla ricerca dell’effetto lacrima facile ma con una scrittura schematica.
Molto affollati gli incontri con personaggi famosi: dalle americane Melanie Griffith a Mia Farrow all’attore tedesco Armin Müller-Stahl, dalla regista Agnès Varda ai più nostrani ma amatissimi Rita Pavone e Dario Argento. C’è anche Rutger Hauer (presidente della giuria che premierà i cortometraggi), giunto a Locarno in moto, con l’ausilio del navigatore. Però, quando era quasi arrivato, ha smarrito la strada. Un aneddoto divertente se relativo all’indimeticabile replicante di Blade Runner di Ridley Scott.