MILANO, giovedì 26 gennaio ► (di Paolo A. Paganini) Storie di mafia e di passioni, d’amore e di corna, tenute insieme dall’irrinunciabile piacere d’indagare il mistero dell’uomo, attraverso le malefatte d’un fatto di cronaca nera. Insomma, c’è sempre in Camilleri il piacere del giallo. Anche se, in teatro Montalbano, non c’è più.
Come ne “Il birraio di Preston” (2009, al Piccolo), che raccontava dei maneggi, a metà Ottocento, per rappresentare una pessima opera lirica, scelta per inaugurare la stagione musicale del nuovo teatro d’opera, in una sarabanda di situazioni tragicomiche, tra incendi, morti, burocrati, esercito e mafiosi.
O come “La concessione del telefono” (2005), commedia degli equivoci e degli imbrogli, giocata sull’innocente richiesta al prefetto di Montelusa di una concessione del telefono. Ma, per uno scambio di lettere, vengono tirati giù tutti i santi dell’apparato statale, prefettura, questura, carabinieri, la Chiesa, il mafioso del paese Don Calogero, innocui passanti siculi…
Ed ora come “Il casellante”, in scena al Carcano, sempre da un romanzo di Camilleri del 2008 e sempre con la presenza registica e coautorale di Giuseppe Dipasquale, che, in due tempi di un’ora e di cinquanta minuti, attraversa, con gaudioso piacere, molti generi col riverbero di echi più o meno lontani: l’estro dei cantastorie, il disinvolto e strabiliante uso della sontuosa lingua siciliana (anche se non sempre comprensibile, ma fa lo stesso), musiche e cantate con mandolini chitarre fisarmoniche ecc, e c’è perfino una sotterranea vocazione al country, con tanto di saloon (qui salone di barbiere) dove si fa musica e si cantano filastrocche e prove di serenate.
C’è insomma una frenetica voglia di musical alla siciliana, ora amaro ora comico, amaro e struggente, con belle canzoni e strumentazioni di geniali musicisti ed autori (di Mario Incudine e di Antonio Vasta).
Eppure, quando tutto filava liscio in un’impagabile degustazione di coloriti linguaggi e di trascinanti folk, qualcosa alla fine si è inceppato. Con feroce coerenza, il narratore di trame poliziesche Camilleri, anche qui, trova gl’ingredienti per costruire un giallo. Un povero casellante di Vigata, che vorrebbe solo cantare, suonare e fare l’amore, si ritrova invaso da fascisti truculenti in camicia nera che attendono l’altra prossima invasione, quella dello sbarco americano, durante le efferatezze della Seconda guerra, e soprattutto deve patire il dolore e l’affronto dell’adorata moglie stuprata e ferita (perderà sia la ragione sia il bambino di cui era incinta). Dicono che gli autori d’una simile violenza siano stati i vicini soldati impegnati a costruire bunker, oppure “stranieri” del continente, oppure, molto semplicemente… Beh, lo lasciamo alla curiosità degli spettatori.
E fin qui tutto bene, dunque.
Ma poi, Camilleri, travolto dal piacere e dall’entusiasmo per i suoi amati classici, c’infila, nel finale, la metafora della ninfa Dafne, amata da Apollo, che per sfuggire alle sue ossessive brame, prega gli dei, e la tramutano in una pianta di alloro. E la povera donna del casellante, ormai fuori di testa, vuole tramutarsi in albero, per dare ancora quei frutti che la compensino del figlio perduto. Una bella scena finale, intensa e suggestiva. Quanto inutile all’economia del giallo.
Moni Ovadia è un onesto e misurato cantastorie, pardon, narratore, che si prodiga anche in più parti: grottesca mammona, con fluente barba sul seno cadente, giudice e barbiere. Ma soprattutto un plauso a Valeria Contadino, mondieu, che brava. E a Mario Incudine, geniale musicista con lirica possanza di voce! E via via tutti gli altri, subissati alla fine da una marea di applausi.
“IL CASELLANTE”, di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale – Dal romanzo di Andrea Camilleri, Sellerio Editore – Palermo, 2008 – Con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania – Musiche dal vivo con Antonio Vasta, Antonio Putzu – Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta – Scene Giuseppe Dipasquale – Costumi Elisa Savi – Luci Gianni Grasso – La canzone La crapa avi li corna è di Antonio Vasta – Regia Giuseppe Dipasquale. Produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, Promo Music Corvino Produzioni, Comune di Caltanissetta. Al TEATRO CARCANO – corso di Porta Romana, 63 – Milano – Repliche fino a domenica 5 febbraio.
Dopo le recite al Carcano lo spettacolo affronterà una tournée che terminerà a maggio e visiterà, tra le altre, le città di Rimini (T. Novelli), Bologna (Arena del Sole), Perugia (T. Morlacchi), Genova (T. Duse), Palermo (T. Biondo), Agrigento (T. Pirandello), Campobasso (T. Savoia), Fano (T. della Fortuna), Brescia (T. Sociale), Roma (T. Sistina).