COMO, venerdì 28 settembre ► (di Carla Maria Casanova) È la famosa opera dai 14 (facciamo 11) ruoli protagonisti. L’opera inesistente. Per lo meno fino al 1984, anno in cui ricomparve al ROF di Pesaro, salutata come autentica novità.
A riportarla alla luce era stato, come spesso avviene, un caso: una pagina del dimenticato “Viaggio a Reims” trovata nel 1976 alla Duke University (Carolina del Nord una delle più prestigiose Università degli Stati Uniti) da una solerte studentessa, scartabellando tra il materiale rossiniano. Parapiglia generale. Cardiopalmo per Philip Gosset, massimo studioso rossiniano.
Si incominciò la ricostruzione della partitura. Collaborò attivamente Alberto Zedda e finalmente, il 18 agosto 1984 sotto la direzione di Claudio Abbado, con la regìa di Ronconi, travolgenti scene di Gae Aulenti, “Il viaggio a Reims” ritrovò la via del palcoscenico. Cast epocale. Si trovavano a raccolta: Lella Cuberli, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Lucia Valentini Terrani, Chris Merritt, Samuel Ramey, Ruggero Raimondi, Edoardo Gimenez, Enzo Darta, Giorgio Surjan, Luigi De Corato, Oslavio di Credito… tanto per dire, l’ultimo del cast, Gelsomino, era William Matteuzzi.
Cose che succedono, anche in teatro, una volta – o forse due-. Il pubblico si era divertito pazzamente perché Ronconi, quando ci si metteva, era di una comicità irresistibile. La produzione del ROF arrivò alla Scala già nel 1985. Il titolo fu poi subito inserito nel giro internazionale. A Pesaro, ridimensionata in una versione per i giovani, diventò l’opera-base del teatro sperimentale.
La storia del Viaggio è nota: un gruppo di invitati di rango è in viaggio da tutta Europa alla volta di Reims per assistere all’incoronazione di Carlo X. Arrivati a Plombières, sostano nell’albergo termale “Il giglio d’oro” in attesa dei cavalli per le carrozze. Ma non arrivano. Allora, dimenticando Reims, tutti gli invitati decidono di prendere l’indomani la diligenza per Parigi e intanto organizzano una gran festa al Giglio d’oro. Lì succede di tutto, con risvolti in chiave amorosa, ovviamente. Poi, ogni ospite si esibisce in una melodia caratteristica del proprio Paese: Russia, Germania, Francia, Inghilterra, Polonia, Spagna e anche il Tirolo (rappresentato dalla esecuzione di un Jödel).
Va detto subito che la musica del Viaggio è bellissima ed anche quasi tutta originale (nel senso di unica) perché Rossini non ha praticamente fatto uso di autocitazioni. Le arie si susseguono senza un momento di calo. C’è un Andante (“Bella cosa inver l’amore! Ci fa perdere il cervello”) ritenuto una delle più belle pagine di Rossini in senso assoluto. Anche se i numeri musicali sono solo 9, alcuni hanno tale lunghezza che l’atto unico di questa “cantata scenica” arriva a un totale di circa tre ore. A Como, con un intervallo di 25 minuti, lo spettacolo inizia alle 20 termina poco dopo le 23.
Che il Teatro Sociale di Como l’abbia scelta come inaugurazione di stagione e del ciclo di OperaLombardia è stato un atto di grande coraggio. Premiato da giusto successo. La messa in scena, dovuta al regista Michal Znaniecki (polacco: con un nome simile!) con scene di Luigi Scoglio e costumi della connazionale Anna Zwiefka, presenta un disinvolto ambiente contemporaneo, come va ora di moda, con tante soluzioni carine, anche spiritose.
Tutto si svolge in modo da essere goduto onestamente. Ma, e qui veniamo al dunque, c’è soprattutto un organico musicale davvero sorprendente, perché questi 11 ruoli, che a Pesaro avevano avuto gli interpreti che si è detto, qui trovano dei giovani all’altezza, tutti magnificamente condotti dalla bacchetta di Michele Spotti, anni 25 (già assistente di Alberto Zedda), alla testa dell’Orchestra dei Pomeriggi. Nomi per lo più ancora sconosciuti, vincitori di concorsi AsLiCo in attesa di far carriera. E la faranno.Non vorrei passare per una “di parte” (non ne conosco personalmente nessuno) ma qualche nome lo devo pur fare.
Su tutti, mi è parsa di talento eccezionale la florida Marigona Qerkezi, soprano prestigioso (una “veterana”, lei, dopo il ROF e il Liceu di Barcellona), artista versatile che si è anche esibita nell’assolo di flauto (foto qui a sinistra). Poi Maria Laura Iacobellis, Irene Molinari, Francesca Benitez, e le belle voci di Ruzil Gatin (tenore russo), Matteo Roma e dei bassi Andrea Patucelli e Vincenzo Nizzardo.
Tra protagonisti e non, ce ne sono ancora 9. Una prossima volta, cerco di nominarli tutti.
Chi può, vada a sentirli, in una delle tappe del Circuito lombardo.
Como- Teatro Sociale, sabato 29 ore 20.
www.teatrosocialecomo.it
Tournée
5 e 7 ottobre: Bergamo (Teatro Sociale); 12 e 14: Pavia (Teatro Fraschini); 19 e 21: Cremona (Teatro Ponchielli)