Nonostante tutto, Cavalleria è passata (anni fa sarebbe successo il finimondo). Per fortuna, poi ci sono i Pagliacci

Desktop14MILANO, sabato 13 giugno  ♦  (di Carla Maria Casanova) Quel simpaticone di Pereira (Alexander Pereira, neo sovrintendente della Scala) non appena è entrato in carica, con la mano sul cuore ha chiesto a tutti, pubblicamente, il favore di non fischiare più alla Scala “altrimenti i cantanti non vengono più”. E ci ha saputo talmente fare (insisto, è un simpaticone) che lo hanno preso sul serio.
Ora, pur concordando pienamente con lui, nel senso che fischiare un cantante, a meno che non sia veramente oltraggioso, è un gesto incivile, non vorremmo però che adesso La Scala diventasse un Teatro dove “passa tutto”. Anche questo nuocerebbe al suo (della Scala) buon nome, anzi, forse peggio del fischio a oltranza.
A “passare indenne” e persino applaudita, è stata ieri sera Cavalleria Rusticana, esecuzione che mai sarebbe stata accettata, né pochi né tanti anni fa. Il cast, in un primo tempo, annunciava Jonas Kaufman e Elina Garança. Tutto bene. In marzo Kaufman diede forfait,  per “poter restare in quelle date vicino alla famiglia”. A ruota, rinunciò  Elina Garança. Questi due divi furono sostituiti dal tenore Stefano La Colla (da noi sconosciutissimo ma forse fuori Italia è molto noto e magari ha anche fatto prodezze) e Violeta Urmana, le cui ultime apparizioni scaligere sono state: come Aida nel 2006 e come Amneris nel 2009. Santuzza  è ruolo ibrido soprano/mezzo e quindi parrebbe adatto alla cangiante vocalità dell’artista. Non lo è stato. La voce è risultata aspra, disuguale, in difficoltà nel registro acuto. Oso dire improponibile. Nonostante le perorazioni di Pereira, qualche mugolìo di dissenso a suo indirizzo c’è stato. In altri tempi sarebbe successo il finimondo. Lola era Oksana Volkova. Dare la chance a un bel mezzosoporanino italiano, magari esordiente, no?
Come Mamma Lucia figura Mara Zampieri. Debuttò alla Scala nel gennaio 1978, in un Ballo in maschera, accanto a Pavarotti. Dirigeva Claudio Abbado. Fu una serata eccezionale (io c’ero) in diretta in mondovisione. Lei compiva 26 anni. Non c’è niente di vergognoso se adesso, dopo anni di silenzio, la voce non l’ha più. È invece curioso ritrovarla su questo palcoscenico. Passi per La Traviata dello scorso anno (la sua Annina aveva un taglio insolito e poteva funzionare) ma che non diventi un’abitudine). Anche se il ruolo di Mamma Lucia si esaurisce sostanzialmente in tre frasi – Fin qui vieni a cercare il figlio mio? Perché  mi hai fatto segno di tacere? Perché parli così, figliolo mio?- dette  frasi vanno regolarmente cantate, essendo l’interprete regolarmente e giustamente retribuita.
Fin qui per Cavalleria.
Di solito, in duplex con Pagliacci, il popolarissimo titolo mascagnano si esegue per ultimo. Qui una mano provvidenziale ha chiuso la serata con l’opera di Leoncavallo (Pagliacci). E tutto si è riassestato. Abbiamo ritrovato Fiorenza Cedolins (Nedda) in ottima forma, fisica e vocale. Marco Berti (Canio) in crescendo, con un magnifico drammaticissimo finale, Marco Vratogna (che in Cavalleria è stato un deludente Alfio) come Tonio ha recuperato accenti di grande espressività; Juan José de Leon (Beppe) e Simone Piazzola (Silvio) giovani emergenti perfettamente in parte.
Carlo Rizzi, sul podio, non ha fatto sconti per nessuno. Prima gli strumenti e poi le voci.
La regìa di entrambi gli spettacoli è quella che già conosciamo di Mario Martone. Per Cavalleria tutti in scena, compostamente seduti su sedie allineate. Sul fondo si celebra la messa, in proscenio succede il resto. Forse l’accenno al bordello, in apertura di scena, sulle note del Preludio, è inutile, ma non disturba più di tanto. Bella l’uscita di scena di Santuzza, che parte altera tra un’ala di folla minacciosa, come la maledetta Figlia di Jorio.
Pagliacci si svolge in un’area degradata sotto a un cavalcavia. I girovaghi dormono in camper, Silvio arriva in auto anni ’50. I tagli della scena sono bene articolati, le masse ben gestite. E l’atmosfera del finale raggiunge una tensione formidabile. Dunque successo entusiastico. Come vuole Pereira.

Teatro alla Scala, “Cavalleria Rusticana” di Mascagni e “Pagliacci” di Leoncavallo. Repliche 15, 17, 20, 23 giugno, ore 20. Biglietti da 230 a 14 euro.

Info: 02 72003744
www.teatroallascala.org