COMO, venerdì 25 settembre ●
(di Carla Maria Casanova) Davvero, non si è mai contenti. L’anno scorso a Como, con quel “Don Giovanni” con la regìa di Graham Vick un po’ (un po’ tanto ) sopra le righe, era ovvio che si mormorasse. E si è mormorato. Però, appunto, “si è mormorato”. (Parlate male, purché parliate, diceva il buon Beaumarchais). Per queste mozartiane “Nozze di Figaro” di apertura di stagione (le signore comasche hanno esibito in sala garrule gonnelline a fiori come è entrato in uso), per Le Nozze, dicevo, tutto regolare. Talmente regolare che non so più nemmeno se ho visto lo spettacolo (ieri sera, giovedì).
L’allestimento viene dal San Carlo di Napoli, regìa di Mario Martone., scene Sergio Tramonti, costumi Ursula Patzak. Bello. Tradizionale ma leggero, gradevole. Molto ben lavorati i personaggi, ciascuno secondo la propria indole. Per esempio alla Contessa (Federica Lombardi) si son chieste reazioni e portamento da aristocratica, diversi dalla squittente Susanna (Lucrezia Drei). E così per il Conte (Vincenzo Nizzardo) con l’aplomb del suo stato. Cherubino (Cecilia Bernini) è un ragazzetto scavezzacollo. Figaro (Andrea Porta, l’unico già in carriera, tutti gli altri sono giovani vincitori di concorsi AsLiCo) fa un po’ a modo suo, ma tutto in regola. Ci sono ancora Marcellina (Marigona Qerkezi), Bartolo (Francesco Milanese) Basilio (Matteo Marchioni), Barbarina (Giulio Bolcato). Cantano anche bene, sono ben preparati e miglioreranno. L’orchestra è quella dei Pomeriggi di Milano, il Coro OperaLombardia: solidi professionisti.
Allora, in definitiva, cosa c’è da eccepire? Forse, in questo caso, tanto per dir qualcosa, la lunghezza dello spettacolo: 3 ore e 35 minuti (un intervallo). Aperti tutti, proprio tutti, i tagli e taglietti. D’altra parte, se non si metteva l’aria di Marcellina, questo ruolo sarebbe quasi inesistente. C’è che io non sopporto più i parlati. Soprattutto quando si palleggiano sei volte la stessa frase tipo Davvero? Davvero! Oh bella! O cielo! Cosa sento? Davvero! Davvero? e le storie sono disperatamente cretine e tutti non fanno che travestirsi e nascondersi.
Una nota hard comunque anche in questo spettacolo c’è: il direttore Stefano Montanari. Diplomato in violino e pianoforte, dal 1995 è primo violino concertatore dell’ Accademia Bizantina di Ravenna, ensemble specializzato in musica antica. Docente di violino barocco al Conservatorio di Verona. Nel suo curriculum uno sterminio di opere del Settecento, come da aspettarsi. La sua prima opera è stata “Le Nozze di Figaro”, dieci anni fa. Pedigree che non fa una piega. Ma il suo look, signori. Un metallaro olandese è più rigoroso. Cranio rasato (e fin qui), braccialettini e minacciosi anelli di ferro su tutte le dita, una maglietta frusta slentata dove, sulla schiena, lui si infila la bacchetta quando non serve. Ecco, sarebbe stato in perfetta sintonia per dirigere il “Don Giovanni” dello scorso anno. Come look abituale non mi pare nemmeno esageratamente spiritoso. Se dovessi incontrare questo signore la sera in una via deserta camminerei veloce rasente ai muri.
Como, Teatro Sociale “Le Nozze di Figaro” di W.A.Mozart. Sabato 26 settembre ore 20.30. Repliche nel circuito dei teatri di OperaLombardia: Cremona, Teatro Ponchielli: 16 e 18 ottobre; Brescia, Teatro Grande: 23 e 25 ottobre; Pavia, Teatro Fraschini: 29 e 31 ottobre; Bergamo, Teatro Donizetti: 6 e 8 novembre.