Nuova edizione di “La corsa dei mantelli” di Milo De Angelis all’Out Off. L’opinione della protagonista di 32 anni fa

Desktop3MILANO, giovedì 2 ottobre
(di Francesca Paganini) Trentadue anni fa stavo andando in scena come protagonista di “La corsa dei mantelli”. C’era un pubblico diverso. C’era soprattutto una Milano diversa, una Milano con uno spirito impresariale che regalava attese, speranze, ottimismo: teatro, poesia, arte, commercio, industria… Tutto era nel segno di un’attesa fatta di certezze. Poi, un po’ alla volta, l’albero della vita ha fatto cadere tante foglie… E gli alberi sono stati segati per far posto ai parcheggi. Ora, rivedere ancora all’Out Off “La corsa dei mantelli” di Milo De Angelis, non solo mi ha fatto tornare indietro nel tempo recuperando tante fotografie ingiallite, ma soprattutto mi ha fatto capire che c’è un segno di eternità là dove si annida l’onestà della poesia, ch’è eterna giovinezza, che è una perenne fanciulla che corre e irride spensierata anche a una Milano che ha dimenticato se stessa per troppa crudeltà, troppo egoismo, troppo stolido affarismo, troppo cinismo… Ed eccola qui, ancora in scena, la poesia di allora, non immemore, ma felicemente consapevole che, se si vuole, il tempo si cristallizza nell’eterno zaffiro dell’arte. E questi nuovi interpreti ne sono la prova.
Ora, al teatro Out Off, storico e sopravvissuto teatro di ricerca milanese, si è celebrato un rinnovato successo con questa nuova edizione de “La corsa dei mantelli” di Milo de Angelis, prodotto da Teatro Sguardo Oltre e Out Off Teatro.
È uno spettacolo dove poesia, azione scenica e voci concorrono a raccontare dell’adolescenza di Daina e Luca, interpretati rispettivamente dai due neo diplomati alla scuola d’arte drammatica “P. Grassi” Valentina Mandruzzato e Daniele Pitari. I due giovani attori, con qualche pecca sulla dizione e ancora un po’ acerbi, ma generosi e credibili nella loro interpretazione, rappresentano due inquieti quattordicenni che, quasi a voler ritualizzare il passaggio verso l’età adulta, percorrono terre misteriose e dense di pericoli che non li risparmiano e che mai, però, riescono a fermarli nella loro corsa verso la vita. O forse, verso la morte di un periodo fatato, magico, il mondo perduto al quale non è possibile tornare. Ma è qui che il poeta Milo de Angelis inserisce la possibilità della salvezza, possibilità che nella prima versione che mi vide protagonista, ancora non aveva previsto: la figura di Sonecka, guida sapiente, misterioso personaggio femminile, forse una fata,forse una maga, interpretata da una affascinante Viviana Nicodemo. La sua voce profonda e calda, la sua modulazione che “corre” tra soffiati e profondità ancestrali, sa insinuarsi tra la bella scenografia di Giulia Olivieri, e integrarsi in modo così organico tra gli squarci del muro antico, nelle visioni di risaie infinite e tra magiche clessidre, e pare che senza di lei nulla potrebbe esistere. È lei che guida i due adolescenti, lei che li salva dall’oblio. È lei che ci fa guardare al nostro passato fatto di ombre per giocare con esso e mitigare la nostalgia.
Il pubblico, dopo aver seguito lo spettacolo per tutta la sua durata in religioso silenzio, ha riservato giusto, meritato applauso finale agli attori, alla regista Sofia Pelczer, che ha curato anche l’adattamento del testo, alla scenografa Giulia Olivieri, alla costumista Giulia Masci e al poeta Milo De Angelis.
La durata dello spettacolo è di circa 85 minuti e sarà in scena al teatro Out Off fino al 12 ottobre.
“La corsa dei mantelli” di Milo De Angelis. Teatro Out Off, Via Mac Mahon 16, Milano