Odio vendetta onore gelosia. Cioè “Ernani”, il melodramma più trito. Ma il belcanto, che godimento. Allora perché i buu?

Ildar Abdrazakov (Silva) – Foto Brescia/Amisano

MILANO, domenica 30 settembre ► (di Carla Maria Casanova)“Ernani” non è opera verdiana di larga frequentazione. (l’ultima alla Scala risale al 1982). È la quintessenza del Verdi eroico, dell’italico patriottismo (anche se la vicenda si svolge in terra di Spagna, ma come reazioni noi e loro siamo lì), del più trito romanticismo, del più ovvio melodramma, con i suoi do esplosi con l’arma in pugno. Storia rocambolesca di amori e passioni. Odio e vendetta. Soprattutto onore e gelosia. L’improbabile lieto fine è lì, tutto si è risolto, senonché a monte c’è una promessa, un giuramento “Se uno squillo intenderà, tosto Ernani morirà”. Ernani, con la sua demenziale promessa, non si rendeva conto della tragedia in cui andava a sbattere. Infatti. Quando lo squillo fatale risuona, proprio mentre sta per impalmare l’amata Elvira, è troppo tardi per riparare. E allora? Allora non si discute e ci si pianta il pugnale nel petto. Non prima di aver imposto a Elvira: “Vivi! D’amarmi e vivere, cara, ti impongo. Addio.” Così i disperati sono due. Ahi ahi. Ma a simili sventure operistiche siamo abituati.
È “Ernani”, andata in scena ieri alla Scala (serata dedicata a Tullio Serafin). È opera di lauto godimento per gli amanti del belcanto, un’”operaccia” come Dio comanda, ammesso di amare Verdi e se il cast è adeguato.
Questo cast scaligero è, oso dire, stellare. Se non altro sulla carta. Interpreti con onorati precedenti verdiani. Difficile assemblare qualcosa di meglio, con i tempi che corrono. I protagonisti: Francesco Meli, Luca Salsi, Ildar Abdrazakov, Ailyn Pérez.

Francesco Meli (Ernani) e Ailyn Pérez (Elvira) – Foto Brescia/Amisano

Vediamo perché non è andato tutto come ci si aspettava. In Ernani i cantanti non fanno in tempo a entrare in scena e subito hanno “l’aria”, a voce fredda. Il tenore ha la più rischiosa (Mercé diletti amici). Francesco Meli, tenore lirico, magari spinto ma non eroico, l’ha cantata bene, nel suo solito stile elegante che non fa scintille (perfetto Ernani era del Monaco). Arriva il soprano (Surta è la notte… Ernani involami). La Pérez alla Scala ha debuttato come Amelia del Simon Boccanegra nel 2010 e nel ’17 è stata anche Violetta. Non aveva lasciato tracce indelebili, facciamo 7+. Qui, qualche urletto, ma nel complesso corretta. Luca Salsi (re Carlo) reduce da un applauditissimo Macbeth a Parma, forse un po’ affaticato, ha affrontato “Da quel dì che t’ho veduta ” con la disinvoltura di sempre. La voce è bella, magari l’aplomb non è esattamente quello di un monarca (Bastianini, dove sei!). Poi arriva lo statuario Ildar Abdrazakov (Silva) con “Infelice, e tuo credevi” e vien giù il teatro: qualcosa con lui è veramente successo. Tutti d’accordo. Un (protagonista) su quattro non è il massimo ma è già qualcosa.
La recita è andata avanti così, diretta da Adám Fischer secondo me con piglio forsennato e senza raffinatezze. E se è vero che i cantanti con lui si “son trovati bene” perché “hanno ritrovato i tempi di Muti”, allora i cantanti non hanno le orecchie.

Francesco Meli (Ernani), Ailyn Pérez (Elvira) e Ildar Abdrazakov (Silva) – foto Brescia/Amisano

Morale: alla fine buu arrabbiati per la Pérez, accenni di scontenti per Meli e persino per il beniamino Salsi, consensi pieni per Abdrazakov (vorrei vedere!).
Buu anche per il team regista/scenografo/costumista che rispondono ai nomi di Sven-Eric Bechtolf/Julian Crouch/Kevin Pollard.
Lo spettacolo, pur con qualche caduta, non è da fischiare.
È stata fatta la scelta di tornare alla tradizione più bieca, con scene di tela che calano dall’alto (se ci cozzano contro, i cantanti si portano via le colonne), bei fondali dipinti. Costumi ridondanti, con tutti gli ori del caso (gli uomini sono infagottati, Elvira pare Biancaneve e le è imposta una recitazione molto datata).
Ma insomma quando si propongono edizioni “rivisitate” le proteste sono accese, e allora? Il pubblico (loggione) pare abbia ripreso l’antico vezzo di far casino alla prima. Poi le repliche vanno lisce. Mi dispiace, perché da questa serata mi aspettavo molto. Però, in complesso, la mia “operaccia” l’ho goduta. Anche se di quella edizione al Maggio fiorentino (1957) con del Monaco, Cerquetti, Bastianini, Christoff, diretta da Mitropoulos, ho un ricordo diverso. Ancora molto vivo. L’ho risentito tutto stanotte su YouTube. Sì, molto diverso.

Teatro alla Scala, “Ernani”. Repliche 2, 6, 9, 13, 18, 22, 25 ottobre.
Infotel: 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org