Orgia di sketch (e preziosi camei): il demenziale orsetto Ted fa causa allo Stato per il riconoscimento della sua umanità

ted foto(di Marisa Marzelli) Non è un film da andare a vedere “per caso”. Non solo perché è il sequel di un successo di tre anni fa, ma perché va inserito nel contesto espressivo (perciò ci si diverte se si sa decriptarlo) di Seth MacFarlane. Che è il creatore della serie animata tv I Griffin. L’umorismo di MacFarlane è (finto)infantile, irriverente, scorretto, a volte volgare, demenziale, surreale, sfrontato, in un miscuglio di appropriazione ed elaborazione di spunti culturali “alti” e “bassi”. MacFarlane propone un’osservazione disincantata, divertita e paradossale dei punti di riferimento dei 30-40.enni americani, imbevuti di cultura pop (forse più televisiva che cinematografica), e mette un po’ tutto nel fascio; sulla falsariga della comicità alla Saturday Night Live.
Il primo Ted raccontava di John (Marc Wahlberg in versione comica) che, da adulto, continuava ad interagire e ad avere come migliore amico il suo orsacchiotto giocattolo Ted. Il quale si comportava come un umano menefreghista e sboccato. Era un’allegoria di quei maschi che non crescono mai. Ted 2 (scritto, co-sceneggiato, co-prodotto, diretto da MacFarlane, anche voce originale all’orsetto realizzato in computer grafica all’interno di un film live action) è invece focalizzato proprio sul pelouche, sposatosi nei titoli di testa con la procace Jessica Barth in una sequenza che si conclude con una coreografia da musical. Ted lavora in un supermercato ed è ancora grande amico di John. Ma quando, per salvare il matrimonio, Ted e la moglie decidono di adottare un bambino si scopre che per la burocrazia l’orsetto non è un essere umano ma una semplice proprietà. Adozione negata. Allora Ted intenta causa allo Stato del Massachusetts per difendere e far riconoscere la propria umanità.
La metafora è ovvia: si sta parlando dei diritti delle minoranze, con tanto di citazione di processi dei secoli scorsi in cui i neri erano considerati “beni” dei bianchi. Ma questo non diventa il tema principale, va a confluire con tutte le altre gag in un torrente in piena di comicità slapstick (impossibile non ridere delle trovate migliori), battute e citazionismo a raffica della cultura pop dagli anni ’80 in poi. Tant’è vero che nella seconda parte c’è una divertente incursione dei nostri eroi al Comic Con di New York (fiera annuale di fumetti, videogiochi, giocattoli, film e tv) affollato di personaggi della serie tv e saghe più famose, da Guerre Stellari a Star Trek, Jurassic Park, Rocky, Flash Gordon e altre che lo spettatore è sfidato a riconoscere. Non mancano nemmeno camei di attori come Liam Neeson e Morgan Freeman, che si prestano a ridere dei loro cliché cinematografici.
Costruito in modo da apparire scombinato, inanellando sketch a ripetizione più che una trama con classico inizio, sviluppo e conclusione, Ted 2 è uno sguardo a volo d’uccello sull’immaginario video-ludico popolare che gli Stati Uniti hanno esportato nel mondo.