Orgoglio e creatività, storia e ricordi. Cioè “el gran Milàn” degli affari attraverso il suo simbolo più amato: la Fiera

20.11 Fiera, diniMILANO, venerdì 20 novembre ► (di Emanuela Dini) Una lunga carrellata di 120 anni, la storia di una città, Milano, e della sua vocazione commerciale e imprenditoriale vista e vissuta attraverso una delle sue istituzioni più cariche di ricordi: la Fiera. A partire dall’esposizione del 1906, fino al 2015 e al polo di Rho (ma per fortuna senza arrivare a citare l’Expo).
Il senso di “Bella e Fiera” scritto da Laura Curino, torinese, maestra del teatro di narrazione a vocazione industriale (magistrale nel 1996 e 1998 la sua saga dedicata agli Olivetti, con la regia di Gabriele Vacis) è proprio quello di raccontare la Fiera come «luogo dove l’orgoglio dell’espositore per i propri prodotti si è sempre misurato con il resto del mondo e il confronto ha generato idee, miglioramenti, relazioni tra colleghi in un festival della creatività e dell’intelligenza commerciale», facendo diventare l’aggettivo “fiera” del titolo sostantivo e soggetto dello spettacolo.
Un’operazione di ricostruzione realizzata in robusta collaborazione con Fiera Milano – che ha messo a disposizione il suo archivio storico – e che ripercorre gli anni dell’esposizione, intrecciandola all’iconografia e memoria collettiva della storia d’Italia.
Su un palco scuro e nudo, scorrono dei binari alti con appesi degli schermi su cui vengono proiettate man mano foto d’epoca, filmati, manifesti originali “Commercianti! Partecipano a Fiera Milano 1500 industriali. Intervenite per i vostri acquisti! Iscrivetevi!” (1920), mentre gli attori impersonano di volta in volta personaggi veri o verosimili delle varie epoche: il sindaco Greppi, il direttore d’orchestra Toscanini, l’interprete che conosce dieci lingue ma è relegata all’ufficio postale, l’archistar che butta giù la vecchia Fiera e ne ricostruisce una più grande e più nuova in periferia.
E poi le situazioni più teatrali nel senso stretto del termine, dove la narrazione documentaristica lascia il passo alla drammaturgia e prende forma di monologhi, situazioni, narrazioni che smuovono sentimenti ed emozioni. Come il racconto dell’operaio che adotta un airone ferito, o la differenza tra il guardare un quadro scaricato da Internet piuttosto che «andare in Olanda a far la coda al museo, al freddo, per vedere una lattaia in un quadretto di 46 x 41 centimetri che mi fa…che mi fa piangere…», accusa per nulla velata alla virtualità come assenza di responsabilità e relazioni. E poi, le storie della famiglia in gita alla Fiera, i bambini che si perdono, il mal di piedi e il ritorno a casa carichi di dépliant. Tutte situazioni che i milanesi con più di 30 anni hanno vissuto in prima persona, ognuno col suo carico di aneddoti, episodi, ricordi.
Un’ora e mezza senza intervallo di storia di Milano, caldamente apprezzata e applaudita dal pubblico, che riconosceva luoghi, piazze e situazioni e commentava quasi con curiosità le frasi in dialetto (poche, a dire il vero) confessando però di averle capite solo a metà.

“Bella e Fiera”, di Laura Curino – regia Emiliano Bronzino – con Pasquale Di Filippo, Sergio Leone, Bruna Rossi, Sara Zoia – al Piccolo Teatro Grassi, via Rovello. Repliche fino a domenica 29.