Orrore e pena. Anche i bambini-soldato mandati a sminare le spiagge danesi. Beh, già tanto erano prigionieri tedeschi!

29-02-2016-luoghi_riprese_land_of_mine(di Emanuela Dini) C’è del marcio, in Danimarca, verrebbe da dire già dalle prime sequenze di questo film, dove un sergente danese prende a calci e pugni i prigionieri tedeschi, con una violenza e un disprezzo di puro stampo nazista.
E, infatti, davvero marcia e tenuta accuratamente nascosta per decenni è la storia vera raccontata dal film.
Maggio 1945: la Germania si è arresa e i soldati tedeschi prigionieri in Danimarca vengono deportati e mandati a sminare le spiagge danesi infestate da più di due milioni di mine.
Da qui il titolo “Land of mine”, che in inglese gioca con il doppio significato “Terra di mine” e “La mia terra” e in italiano è stato tradotto (ma perché?) con “Sotto la sabbia”.
Sotto la sabbia, infatti, si nascondono i due milioni di mine che i prigionieri tedeschi vengono mandati a disinnescare. Senza scrupoli, senza istruirli, giocando sporco con la Convenzione di Ginevra del 1929 che vietava l’utilizzo dei prigionieri di guerra in lavori forzati o pericolosi, le forze alleate inglesi e danesi decisero di considerare i tedeschi non “prigionieri di guerra”, ma “persone volontariamente arrese al nemico”. E quindi, da mandare tranquillamente al macello.
Con l’aggravante atroce che si trattava di ragazzini dai 13 ai 18 anni, del tutto impreparati e vergini degli orrori della guerra, in gran parte facenti parte del Volkssturm, la milizia popolare tedesca istituita da Hitler negli ultimi mesi del regime, per richiamare sotto le armi tutti gli uomini che ancora non erano arruolati. Avevano 16, 17, 18 anni, ma c’erano anche bambini di appena 13.
Il periodo di sminamento durò cinque mesi e fece più vittime di tutto il periodo di occupazione tedesco.
Con queste premesse, il film racconta con angoscia, dolore e una inconsueta delicatezza per un film di guerra, la storia di 14 bambini-soldato mandati a scavare a mani nude sotto la sabbia a cercare e sminare le mine sistemate dai loro padri o fratelli maggiori, comandati da un sergente danese aguzzino che però pian pano si trasforma in padre e si rende conto dell’atrocità e dell’inutilità della guerra.
Un film altamente drammatico e con la tensione a mille dove la guerra non si vede mai  “Ho voluto che questo dramma realistico fosse girato in un universo fantastico e idilliaco, contaminato solo dalle detonazioni delle mine” ha spiegato il regista Martin Zandvliet, dove una spiaggia idilliaca è strumento di morte, dove i ragazzini tenuti prigionieri in una fattoria cercano di sfamarsi rubando il mangime dalla stalla senza sapere che era infestato dal veleno per topi, dove il sergente finto aguzzino accarezza piangendo il primo bambino saltato sulle mine che morendo invoca la mamma. Un film giocato sul non detto e non visto dove un ruolo fondamentale hanno i primi piani: i volti pieni di paura, le dita che scavano nella sabbia, i cavi sottili delle mine, gli occhi chiari e la treccia bionda di una bimba danese che vive vicino alla spiaggia da sminare….
Un film potente e dolente che riesce a trasformare le conseguenze della guerra in empatia, che denuncia le atrocità e le umiliazioni inferte dagli alleati ai prigionieri tedeschi, che muove sentimenti di pietas e simpatia verso quei ragazzini pur sempre nazisti e figli di nazisti che sognano di ricostruire il Reich. Ma soprattutto un film che racconta con dolore e intensità l’orrore della guerra, il dualismo tra atrocità e umanità, la confusione tra vincitori e vinti e chiude con un happy end forse irrealistico, ma che suona come un barlume di speranza, un risveglio di coscienza. E, soprattutto, un appello che queste cose non succedano mai più.

“LAND OF MINE – Sotto la sabbia”,  di Martin Zandvliet, con Roland Møller, Mikkel Boe Følsgaard, Louis Hofmann, Joel Basman, Emil e Oskar Buschow (Danimarca, Germania 2015). Guerra. 101 min.