Papà separato incontra anima gemella. Ma lei proprio non sopporta i bambini. Appena li guarda piangono terrorizzati

sin-hijos_regnacpersonas011(di Emanuela Dini) I bambini non vanno più di moda. Sembra questo, il leit motiv di “Se permetti non parlarmi di bambini”, grazioso e divertente filmetto argentino dove Gabriel, musicista padre separato, vive con la figlia di 9 anni. La ragazzina è la sua ragione di vita e diventa anche l’unico e ossessionante argomento di conversazione con gli amici e le donne che questi ultimi gli presentano, cercando di farlo fidanzare. Invano. La vita del “mammo” trascorre tra pupazzetti, giganteschi orsi di peluche e accudimento alla piccola.
Fino a quando… come nelle fiabe, appare una meravigliosa fanciulla che gli rapisce il cuore, ma che ha un grande difetto: non vuole saperne di bambini. Proprio non li sopporta, al punto che, appena fissa negli occhi un pargolo, questo scoppia a piangere (e la scena ai giardinetti, coi neonati terrorizzati dallo sguardo acido della ragazza, è una delle più godibili dell’intera pellicola).
Il film si snoda tra i grotteschi sforzi di Gabriel che cerca di nascondere l’esistenza della piccola, le bugie che la ragazzina stessa racconta per “coprire” il padre, un aggrovigliamento di situazioni familiari tra nonni, fratelli, cugine dove ciascuno fa finta di essere un altro… fino allo scontatissimo e fin troppo dolce happy end.
Commediola fresca e prevedibile, ritmata, ironica e con parecchi spunti comici, è un sorso d’acqua fresca, ben recitata e con qualche bel guizzo creativo. I protagonisti – Diego Peretti e Maribel Verdù – sono attori molto popolari in Argentina, e la ragazzina Guadalupe Manent, cicciottella al confine tra infanzia e adolescenza, ancora indecisa tra pupazzi di peluche e trucchi anni ’50, vestita in maniera improponibile per le coetanee europee, batte in saggezza e sagacia tutti gli adulti. D’altronde, come ha dichiarato il regista Ariel Winograd «Questo è un film dove i bambini sembrano adulti, e gli adulti bambini». Nella prevedibilità di tutto il film, la parte più creativa sono i titoli di testa e la gag mentre scorrono i titoli di coda.