(di Andrea Bisicchia) L’autore di “In Onda. Visioni e storie di ordinaria Tv”, Egea, è nato quando è nata la televisione con cui ha vissuto fino a oggi, non solo come conduttore, ma anche come vicedirettore di RAI Parlamento. Il suo non vuole essere né un libro accademico, né di memorie, bensì di riflessione sul ruolo della televisione ieri e oggi, che egli argomenta in trenta brevi capitoli, partendo da una considerazione di Gigi Bartoccini: “Vivere la vita come la si dovesse raccontare in ogni istante”, solo che il racconto dovrà avere, non solo un fondo creativo, ma contenere anche un fine sociale e, ancora, non una struttura frammentaria, bensì una visione della realtà libera da pregiudizi e da strampalati meccanismi, ereditati, a suo avviso, da una specie di filosofia cartesiana.
Mi viene in mente il personaggio di Leone Gala, protagonista del “Gioco delle parti” di Pirandello che, rivolgendosi a Guido Venanzi, dice del suo cuoco Filippo, detto Socrate: “Lo ha rovinato Bergson… Da che gli ho esposto la teoria dell’intuizione, è diventato un altro. Era un formidabile ragionatore…”. Per un giornalista televisivo, più che di ragione, c’è bisogno di passione, oltre che di una consapevole leggerezza. L’autore, a questo proposito, ricorda Italo Calvino quando scrive: “Esiste una leggerezza della pensosità, così come esiste una leggerezza della frivolezza, anzi la leggerezza pensosa può fare apparire la frivolezza come pesante e opaca”.
Roberto Amen non nasconde le sue letture, tra queste non poteva mancare quella di Noam Chomsky: “Potere dei media”, col suo decalogo e col suo intervento sulla “strategia della distrazione”, oltre che sulla cura da dare alla “impaginazione” delle notizie. L’autore sa bene quanto sia nocivo mantenere la gente nella ignoranza e nella mediocrità, dato che, per alcuni dirigenti, sembra che sia la passione dominante, specie quando possono offrire ai telespettatori prodotti scadenti, sia nella forma che nei contenuti.
In verità, la televisione di oggi è ben diversa da quella di trenta, quarant’anni fa, si è troppo politicizzata e quindi è sempre più soggetta alla manipolazione, lontana anni luce da ciò che diceva Albert Einstein, difensore del pensiero libero, riportato da Amen: “La televisione pubblica deve avere il fine di sviluppare personalità armoniose e l’attitudine a promuovere un pensiero indipendente”.
Per l’autore, la televisione pubblica potrà avere un ruolo importante se insegue un codice etico a lungo termine che non si limiti a galleggiare tra dati d’ascolto, pubblicità e spartizione politica. Questo sarà possibile se i responsabili saranno capaci di affinare i propri modelli narrativi e di trovare una speciale convivenza tra tecnologia e linguaggio televisivo.
Roberto Amen, “In Onda. Visioni e storie di ordinaria Tv”, Egea 2016, pp 186, € 16.