Giorgio Ferrari, in nota alla nostra nuova rubrica, “Fuori la lingua”, ha scritto:
Caro Pap, mi permetto di ripubblicare uno stralcio della mia donchisciottesca battaglia contro la sgrammaticata deriva linguistica che il nostro paese va imboccando. Non mi illudo che serva a granché, ma ci si prova. NON È MAI TROPPO TARDI, terza parte Dopo un faticoso avvio nel quale abbiamo convenuto che «un po’» si scrive con l’apostrofo e non con l’accento, e che «fa», terza persona indicativo presente del verbo fare non si scrive né con l’apostrofo né con l’accento, parliamo ora di «è», terza persona indicativo presente del verbo essere. il tasto compare sulla tastiera di tutti i computer acquistati in Italia, non occorrono sforzi particolari, basta battere «è». Scriverlo con l’apostrofo è un errore di grammatica. Sorvolo sul fatto che ciò s’impara alle scuole elementari. Meditate…
… E Luigina Quaino Di Giusto ha aggiunto:
E vogliamo parlare dell’orribile “piuttosto che” nell’accezione di “anche”? Per esempio: parlando dei monumenti di Berlino da visitare: ” … ci sarebbe la Porta di Brandeburgo, piuttosto che il Reichstag, piuttosto che lo Zoo di Berlino…
Loretta Fusco ha scritto:
Hai ragione. Gli errori o meglio orrori sono all’ordine del giorno perché è morta e sepolta non solo la lingua ma il rispetto che le si deve. I tempi sono cambiati, è vero, crisi e nuove tecnologie hanno modificato l’approccio con questo nostro incommensurabile bene, ma seppur incalzati dalla fretta, dai ritmi, non dovremmo mai dimenticare che anche il testo più interessante e perfetto dal punto di vista contenutistico, deformato da errori, sviste, refusi, finisce per perdere tutto il suo fascino. E se i nuovi strumenti di scrittura, tablet, correttori pensano di venirci incontro intuendo i termini più strampalati, dovremmo porre doppia attenzione proprio per non farci fregare… per un eccesso di fiducia.
Pasticci e strafalcioni linguistici. Gli interventi dei lettori
2 Febbraio 2014 by