Patriottica melassa con George Clooney e soci a caccia dei tesori d’arte rubati dai nazisti

George Clooney e Matt Damon in una scena del film "Monuments Men”

George Clooney e Matt Damon in una scena del film “Monuments Men”

(di Paolo Calcagno) George Clooney guida sullo schermo “La più grande caccia al tesoro della Storia”, come annuncia il titolo del romanzo-verità di Robert Edsel, “Monuments Men”, di cui l’omonimo film dell’ex fidanzato di Elisabetta Canalis è l’adattamento cinematografico. Clooney, ricordando assai Yul Brinner ne “I Magnifici Sette”, forma un gruppo di intrepidi combattenti al servizio di una nobile causa, convincendo esperti, storici e critici d’arte, verso la fine della Seconda guerra mondiale, a indossare la divisa dell’esercito degli Stati Uniti per girare in Europa a caccia dei tesori artistici trafugati dai nazisti e per proteggere i grandi capolavori della Storia al fine di impedire la cancellazione di oltre mille anni di cultura umana. All’inizio, le martellate dei militari tedeschi che inchiodano le casse con i preziosi tesori, quali l’Agnello Mistico di Jan van Eyck, di cui era stata privata la cattedrale di San Bavone (a Gand), scovato dai “Monuments Men” nella miniera di sale di Altaussee assieme alla Madonna di Bruges di Michelangelo e L’astronomo di Vermeer, sono l’allarmante indicazione con cui il regista Clooney ci avverte che l’ordine di Hitler di incenerirli in vista della caduta del Reich è prossimo all’esecuzione e che occorre fare in fretta per portare a termine la missione quasi impossibile di recuperare i Raffaello, Rembrandt, Rodin, Renoir, Picasso, eccetera, per restituirli a chiese, musei e proprietari privati (per la maggior parte ebrei), come caldeggiava persino il Presidente Roosevelt, forse con la coscienza a pezzi per aver fatto bombardare “involontariamente” “L’ultima Cena” di Leonardo” durante gli attacchi aerei su Milano.
Gigioneggiando alla maniera di Clark Gable, il protagonista George Clooney mette insieme la sua squadra di eroici studiosi d’arte, interpretata da una “rosa” di premi Oscar composta da Matt Demon, Bill Murray, John Goodman, Bob Balaban, Jean Dujardin, Cate Blanchett. Il cast stellare e la partecipazione fuori concorso al Festival di Berlino ha accentuato l’attesa per questo film che ha goduto di una promozione tambureggiante, in linea con le modalità dell’industria hollywoodiana. Purtroppo, sul lenzuolo bianco il risultato non è altrettanto squillante. Come già accennato, Clooney si è orientato verso un racconto d’altri tempi in cui, però, mancano gli elementi esaltanti che scandiscano le emozioni della catarsi dei protagonisti, della contagiosa trasformazione purificatoria dei personaggi, delle immagini che stupiscano e incantino nello scontro bellico e morale con il nemico.
Il simpatico George, che come attore ha lasciato il segno in titoli quali “Syriana”, “Michael Clyton”, “Tra le nuvole”, raccogliendo ben quattro Golden Globe e un Oscar, mentre da regista e produttore (premio Oscar per “Argo”) ha sondato l’insolito nel grande ventre del cinismo e del disagio umano con film come “Confessioni di una mente pericolosa”, “Good night and good luk”, “Le idi di marzo”, stavolta non è andato oltre le buone intenzioni di portare in immagini un’interessante pagina storica sconosciuta ai più. A parte Cate Blanchett, che incide sempre con le sue performances e che anche qui si conferma con un’interpretazione raffinata e dolente della direttrice parigina della galleria nazionale “Jeu de Paume” (ambigua nel doppio gioco con gli invasori nazisti e inizialmente scettica sulle buone intenzioni dei “Monuments Men”), il cast d’alto profilo soccorre poco il tasso emotivo del film se non in melassate scene di commozioni, familiari e di gruppo, che ce li mostrano pervasi da un fastidioso sentimento patriottico, in contrapposizione con i volti vili e ringhiosi (rappresentati in stile fumetto) dei nazisti.
Comica e irritante a riguardo, la sequenza dedicata alla rivalità con l’esercito russo (banalmente dipinto come animato da intenzioni predatorie) e al trionfo della bandiera statunitense, esposta all’ingresso della miniera di sale di Altausee, che manda in imbambolata depressione il comandante delle truppe sovietiche. Le scene di guerra, inoltre, sono fra le più scontate e irrilevanti della storia del cinema. Ma è evidente che la sceneggiatura è il punto più debole di questo racconto che non stupisce e, perfino, annoia.
“Monuments Men”, regia di George Clooney, con George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Cate Blanchett. USA 2013.