Per quindici anni o si era Gobbi o si era Dritti, cioè satirici molestatori all’italiana. Complice la radio dal 1951 al 1965

cop andrea(di Andrea Bisicchia) Esiste un problema annoso che riguarda le origini della comicità italiana che, tralasciando le forme latine dell’Atellana e della Satura Lanx, si fanno risalire alla Commedia dell’Arte, vero e proprio laboratorio di tutti i generi comici che troveremo sviluppati nella comicità italiana ed europea; mi riferisco alla Farsa, al Grottesco, alla Satira, alla Parodia. Certamente i generi prettamente italiani sono la Farsa, di origine napoletana, l’Umorismo, teorizzato da Pirandello, il Grottesco, come movimento teatrale. Altri generi si svilupparono in Francia (il Vaudeville), in Inghilterra (la Satira ironica), la Germania (il Cabaret). Quando si arriva al secondo Novecento, questi generi vengono sottoposti a una serie di interventi combinatori che ne estendono le forme e i contenuti.
Eva Marinai si è cimentata con la “satira molesta” che si è sviluppata in Italia nel quindicennio 1951-1965, le cui origini sono di fattura radiofonica. Del titolo del volume, “Gobbi, Dritti e la satira molesta. Copioni di voci, immagini di scena”, ci incuriosisce la parola “molesta”, perché l’autrice tende a differenziare la satira italiana da quella amara o maligna di derivazione inglese, per sottolineare lo spirito fastidioso, inopportuno, disturbatore di alcuni gruppi che l’avevano indirizzata verso la vita pubblica, con lo scopo di “molestarla” e, quindi, per evidenziare il senso del ridicolo che caratterizza i comportamenti di certi politici.
La satira, in generale, richiede intelligenza e preparazione, ebbene quella dei Gobbi, di cui facevano parte Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Emilio Bonucci, e quella dei Dritti, di cui facevano parte, Franco Parenti, Dario Fo, Giustino Durano, di intelligenza e preparazione ne avevano fin troppa, che accompagnavano, però, con una leggerezza, ben diversa da quella della tradizione satirica che faceva capo a Petrolini, Dapporto, Macario, meno impegnata politicamente.
Con i Gobbi e i Dritti, si assiste a un vero e proprio rovesciamento dei canoni, i cui codici performativi, trovano nella radio il luogo e il mezzo, attraverso i quali, sperimentarli. Personaggi come La Signorina Snob della Valeri, Anacleto il gasista, di Parenti, L’ Impiegato Bertoluzzi di Fo, diventano dei prototipi, dei modelli, ai quali fanno riferimento i comici degli anni Settanta-Ottanta che, sulla loro scia, daranno impulso a un cabaret diverso, non certo quello volgare e qualunquista di oggi.
Eva Marinai, lavorando su materiali di archivio, in particolare quello di Fo-Rame, è venuta in possesso di una molteplicità di testi, molti dei quali veri e propri sketch, magari senza trame definitive, ma con personaggi ben caratterizzati, che le hanno permesso una riflessione storico-teorica sull’argomento e ne ha riportato un florilegio mettendo il lettore nella possibilità di conoscerli de visu e non più per sentito dire, ma soprattutto ha tracciato una via italiana al cabaret, sfatando la convinzione che questa non esistesse. Il motivo di un simile scetticismo lo si trova sintetizzato in una battuta di Umberto Eco: “Il cabaret vive parlando male dell’autorità e l’autorità in Italia non si tocca”. Il volume, preceduto da una illuminata introduzione di Anna Barsotti, che di comicità se ne intende, visti i suoi studi sul Grottesco, Eduardo, Fo, affronta argomenti contigui che riguardano la censura, gli spazi alternativi e si conclude con un capitolo dedicato alla Borsa di Arlecchino di Genova, dove Aldo Trionfo lanciò un giovane attore, già molto colto, dalla terminologia forbita, come Paolo Poli.

Eva Marinai: “Gobbi, Dritti e la satira molesta. Copioni di voci, immagini di scena 1951-1967”, Ed. ETS, 2007, pp 340, € 20