Piacerà al pubblico dei bambini. E agli adulti amanti del vintage: apprezzeranno questo omaggio agli anni Ottanta

(di Marisa Marzelli) Pochi elementi di novità, inseriti in una storia già strutturata dai precedenti film della serie. Ma, come si dice anche nello sport, squadra che vince non si cambia. Vincente al botteghino, Cattivissimo me 3 si sta confermando dove il film è già uscito: piuttosto bene in Usa, exploit in Cina. La casa di produzione Illumination Entertainment tiene il passo con i colossi dell’animazione Disney-Pixar e Dream Works.
L’avventura di Cattivissimo me era cominciata nel 2010 con le avventure dell’aspirante supercattivo Gru (540 milioni di dollari d’incassi), seguita dal secondo capitolo nel 2013 (970 milioni); nel 2015 ecco lo spin-off Minions, tutto riservato ai buffi esserini dal linguaggio incomprensibile che, oltre a una strage di merchandising, hanno racimolato nel mondo oltre un miliardo d’incasso. Ma nonostante ciò, le critiche hanno evidenziato che Minions è stato un mezzo passo falso, perché questi personaggi faticano a reggere da soli un film. Fatto tesoro dell’esperienza, in Cattivissimo me 3 sono retrocessi a spalla – e funzionano bene –, quasi staccati dalla trama principale, come generatori di gag.
Cattivissimo me 3 è abile nel rimescolare vicende e personaggi dei film precedenti, con l’aggiunta di qualche elemento capace di ampliare ulteriormente il pubblico di riferimento. Come i fan ricorderanno, Gru ha abbandonato le velleità di supercattivo e si è convertito al bene, adottando le tre orfanelle Agnes, Edith e Margo e convolando a nozze con Lucy. Gru e Lucy lavorano ora come agenti segreti per la Lega Anti Cattivi, ma vengono licenziati per essersi lasciati sfuggire il malvagio Balthazar Bratt, ex-bambino prodigio della tv negli anni ’80 che ha perso il successo diventando adulto. Come può capitare anche nella realtà. Balthazar, frustrato e arrabbiato, vuole distruggere il mondo dello spettacolo (inclusa la grande insegna che sovrasta la collina di Hollywood) a colpi di gomma da masticare che fa le bolle. Intanto Gru scopre di avere un ricco fratello gemello di cui ignorava l’esistenza…
L’equilibrio narrativo del film, diretto da Pierre Coffin (già alla direzione dei primi due Cattivissimo me) e Kyle Balda (regista di Minions) con la co-regia di Eric Guillon, sta nel rivolgersi al pubblico dei bambini (soprattutto i più piccoli) con una storia fantasiosa, allegra, colorata, dove dominano affettuosi rapporti famigliari, e contemporaneamente agli adulti con citazioni meta-testuali e un revival-omaggio degli anni ’80 fatto di musiche e oggetti che imperversavano in quel decennio: dal cubo di Rubik alle giacche con le spalline. Per chi ama il vintage.
La sceneggiatura procede lungo due o tre filoni che alla fine convergono; ma a volte si avverte, soprattutto nella parte centrale, una certa stanchezza. Si ha persino l’impressione che alcune scene siano sketch autonomi, inseriti per rimpolpare la trama. Supplisce però il mestiere di una narrazione fluida e di un’animazione di qualità. I problemi di innovazione sono rinviati al prossimi capitolo che, stando al finale, è già previsto.
Ottima colonna sonora e bravi i doppiatori italiani: Max Giusti torna a dare la voce al protagonista Gru e raddoppia interpretando anche il gemello Dru; Arisa è Lucy; Paolo Ruffini il cattivo Balthazar Bratt.