
Così Omero, nell’Odissea, descrive lo strazio della nostalgia che Ulisse, legato dai compagni, riuscì a vincere, passando tra Scilla e Cariddi, non cedendo allo struggente richiamo delle Sirene.
A sua volta, Dante (Canto V, Inferno, Paolo e Francesca), con la sublime capacità di squarciare i misteri dell’anima, annota: “Non c’è maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella disgrazia”
Ragionavamo, con queste ancor tenaci reminiscenze scolastiche, sul destino dell’uomo, privato della libertà e, più ancora, sulla lancinante sofferenza di ricordi ed affetti ai quali s’aggrappa l’umana disperazione per sopravvivere alla narcosi dell’anima.
Dare un senso alla sofferenza, per alleviare l’estrema disperazione d’un dolore che non vuole seppellirsi nell’oblio, può essere un conforto di salvezza, un tiepido raggio di sole per un po’ di calore a un’anima assetata di luce.
L’unico percorso, forse, per dare un senso alla sofferenza è dedicarla – cristiana donazione di sé – ad altre sofferenze.
Il miracolo di questa comunione del dolore, oltre ogni egoismo, è ora avvenuto tra Po e Ticino, in quella nobile e industriosa Pavia, tra chiese romaniche e caldi colori del cotto lombardo, tra gloriose vestigia di storia e di alti studi universitari, nel ricordo di Maestri come Lazzaro Spallanzani, Alessandro Volta, Vincenzo Monti, Ugo Foscolo, Gian Domenico Romagnosi.
Ebbene, qui, nel Policlinico San Matteo, più esattamente nel reparto di Chirurgia pediatrica, grazie all’opera illuminata di alcune personalità della scienza medica e, soprattutto, alla capacità di abbattere gli steccati di pregiudizi e d’indifferenza, le mani si sono congiunte in una stretta di fraternità che ha accomunato bambini negati alla felicità della salute e uomini negati al diritto della libertà.
Da una parte, i bambini del reparto di Chirurgia pediatrica del San Matteo; dall’altra un gruppo di carcerati della Casa Circondariale di Pavia, che, in collaborazione d’intenti, danno una mano, come cuochi, imbianchini, pittori e poeti. Due mondi separati, ma uniti nella sofferenza di due perdite: la perdita della salute per i bambini, la perdita della libertà per i carcerati. Due mondi separati ma paralleli, che si sfiorano eppure non s’incontrano.
Due mondi che si guardano. Ma mentre i bambini godono, in rasserenante allegria, per quelle offerte di cromatica inventiva, fornite con amore dai carcerati come dono alla speranza, gli altri, quegli stessi uomini della Casa Circondariale, mariti, padri, fratelli, nel sentire voci, pianti, risate di bimbi, avvertono, nell’anima e nella mente, le ferite sempre aperte di teneri ricordi e di struggenti affetti lontani. Voci pianti e risate di bimbi, come un’eco dolorosa per questi Ulissi dai destini avversi, che, attraverso pene e dolori, attendono di ritornare alla loro Itaca.
Questo libro è la palpitante testimonianza del vissuto eppur separato incontro di bimbi e carcerati. Il libro narra e documenta le esperienze di un’ideale comunità, presente anche quando è invisibile, perché il concreto terreno sul quale lavorano è comune, perché la loro umanità è comune, perché sono comuni generosità e nobiltà d’animo. Questo libro, scritto da medici e carcerati, ne è il risultato. I medici hanno messo in evidenza le linee della scienza e dei loro salvifici interventi, anche sul piano della leggerezza psicologica e dell’arte del sorriso; i carcerati hanno apportato riflessioni, pagine di diario, confessioni del loro vissuto, con entusiasmo disinteressato e slanci appassionati di commosse e commoventi ispirazioni poetiche.
Cesare Pavese, sulla natura della sofferenza (da “Il mestiere di vivere”), ebbe a scrivere: “Il dolore non è affatto un privilegio, un segno di nobiltà, un ricordo di Dio. Il dolore è una cosa bestiale e feroce, banale e gratuita, naturale come l’aria. È impalpabile, sfugge a ogni presa e a ogni lotta; vive nel tempo, è la stessa cosa che il tempo…”
Il dolore è dunque un male inevitabile?
Quale dio della misericordia potrà lenirne i morsi?
Questo libro suggerisce delle risposte, perché, da “Oltre la cura, oltre le mura”, traspare una sottile ma tenace filigrana. La chiamano amore.
“Oltre la cura… oltre le mura”, di Gloria Pelizzo e Valeria Calcaterra – Editore Cantagalli. Siena 2013 – Euro 16