Piccolo trattato sulla stupidità. Per sentirsi un po’ meno stupidi. In questo mondo di stupidi che più stupidi non si può

(di Andrea Bisicchia) Se la conoscenza, come dice Edgar Morin, durante le epoche del pensiero forte, è condannata ad essere imparziale e incompiuta a causa della complessità del sapere, quale potrà essere la sua funzione nell’epoca del pensiero debole? Non certamente quella di guida, perché il suo rapporto con l’apprendimento è molto scarso.
Da una simile considerazione, a mio avviso, derivano dei postulati che riguardano l’incompetenza e l’imbecillità, generati da una certa ostilità nei confronti del sapere, se non, addirittura, da un particolare orgoglio nei confronti dell’ignoranza. Come dire: “Sono ignorante e me ne vanto”, un motto spesso enunciato dal mediocre che, benché non sappia, crede di sapere quel tanto che, magari, gli permette di guadagnare molto di più di una persona colta.
Una simile indagine è stata condotta da antropologi come Morin, da scienziati cognitivi come Steven Sloman, il quale sostiene che l’individuo si illude di conoscere ed è più ignorante di quanto si possa pensare, e da un economista come Carlo M. Cipolla, scomparso nel 2000, di cui l’editore Il Mulino ha ripubblicato il saggio: “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, il cui primo corollario consiste nel fatto che la vita, sin dai suoi inizi, è stata organizzata in maniera stupida, dovendo, gli esseri umani, sopportare guai, miserie, tribolazioni, avversità e frustrazioni.
Carlo M. Cipolla sottopone al lettore, attraverso micro e macro analisi, ben cinque leggi fondamentali che stanno a base della stupidità umana.
La prima riguarda un’affermazione: “Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di stupidi in circolazione”, che non intende, però, essere un atto di accusa, quanto un giudizio sul perché persone che in passato si sono mostrate intelligenti, all’improvviso si mostrano stupide.
La seconda legge dice: “La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi caratteristica della persona stessa”, come dire che è colpa della natura o della classe a cui appartiene? Per Cipolla, ogni classe sociale ha la medesima percentuale di stupidità.
Secondo la terza legge fondamentale: “Una persona stupida è una persona che causa danno ad un’altra persona, senza, nel contempo, realizzare alcun vantaggio per sé”. Lo stupido, sempre secondo Cipolla, è un’assurda creatura che causa perdita di denaro, tempo, energia, alimentando frustrazioni e difficoltà. Forse, proprio per questo , le persone stupide sono le più coerenti e sono anche quelle che raggiungono i posti di potere. Schiller ebbe a dire: “Contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano”.
Secondo la quarta legge: “Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide”, a cui segue la quinta legge, secondo la quale “la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista”, se poi raggiunge il potere, contribuisce al declino sociale, portando il Paese alla rovina. Chi ha orecchie per intendere intenda.

Carlo M. Cipolla “Le Leggi Fondamentali della Stupidità Umana” – Editore Il Mulino 2015 – pp 92 – € 15