Pronto al via il Napoli Teatro Festival, con un Cechov alla partenopea e un genovese alla corte dei… Borboni

images(di Paolo A. Paganini) Dal 6 al 22 giugno si svolgerà la VII edizione di “Napoli Teatro Festival”, con trenta spettacoli in cartellone, prestigiosamente dislocati in luoghi di canonica e tradizionale importanza teatrale, ma anche in altri singolari e inusuali luoghi d’arte: dall’Accademia di Belle Arti di Napoli all’ex dormitorio publico, dalla Galleria Toledo al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, e poi, in giusta consacrazione, al Teatro Mercadante, al Teatro Nuovo, al Teatro San Ferdinando, al Teatro Sannazzaro.
“Un Festival basato sui teatri napoletani ma anche, come è ormai tradizione e come prevede lo statuto stesso della Fondazione, su luoghi incantevoli del golfo di Napoli”, dice orgogliosamente Luca De Fusco, direttore artistico del Festival per la IV volta. E, in realtà, c’è d’andare orgogliosi delle variegate scelte programmatiche operate da De Fusco, tra spettacoli classici, proposte d’avanguardia, presenze coreografiche, con vecchi e nuovi registi, con attori di fama ma anche con talentose giovani promesse ormai in attesa di consacrazione.
Dice ancora De Fusco: “Registi teatrali di prima grandezza, specializzati in repertorio classico, veri e propri Maestri, che tornano da noi per la seconda volta, come Lluis Pasqual, Andrei Konchalovsky, Maurizio Scaparro; registi di grande livello internazionale, ma dal taglio meno classico come Alvis Hermanis o Rimas Tuminas; artisti di teatro sperimentale, veri e propri poeti del teatro off come Riccardo Caporossi, Enzo Moscato o Davide Iodice. Ma non mancano ovviamente i giovani, con presenze innovative che si confrontano con repertori classici o novità drammaturgiche”.
La manifestazione, ormai prossima al via, non mancherà dunque d’ingolosire gl’interessi degli appassionati e i gusti dei più esigenti cultori di teatro.
Soffermandoci su una prima superficiale valutazione, il repertorio classico è stato quest’anno particolarmente privilegiato, e non ci dispiace che, sul piano culturale, ormai trascurato o violentato ai giorni nostri, in una acefala incapacità nazionale di fare scelte coraggiose, in un mondo governato da capibranco, con sudditi di ultras esaltati solo dalla violenza, non ci dispiace, dicevamo, che vengano proposti spettacoli che fanno parte della nostra cultura, della nostra storia, come “Il Sindaco del Rione Sanità” di Eduardo, con Eros Pagni (un genovese alla corte dei… Borboni!) per la regia di Marco Sciaccaluga, o come “Finale di partita” di Beckett, con Lello Arena per la regia di Lluis Pasqual (in una curiosa commistione tra la drammaturgia beckettiana e la clownerie napoletana!) o come “Il giardino dei ciliegi” di Anton Cechov, con la regia dello stesso Luca De Fusco, il quale, secondo una sua antica predilezione, s’è inoltre amorosamente rivolto all’autore russo con la scelta di un’agguerrita squadra di spettacoli cechoviani in cartellone: “Zio Vanja” e “Tre sorelle”, entrambi con la regia di Andrei Konchalovsky, e poi “Un Vanja” allestito dall’argentino Marcelo Savignone, ma anche un “Zio Vanja”, di Rimas Tuminas, e “Un gabbiano” firmato da Gianluca Meroli.
“Ho sempre immaginato”, spiega De Fusco, “un collegamento sottile e nascosto tra le figure del teatro cechoviano e il Mezzogiorno. Questa mia vecchia idea della napoletanità di Cechov ora vorrei che emergesse da questo Festival, che presenta ben sei Cechov (tre in russo, due in italiano, uno in spagnolo realizzato da un giovane regista argentino)”.
E almeno un accenno al comparto danza, al quale spetta il compito di aprire ufficialmente il Festival, venerdì 6 giugno, al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, con “Reshimo”, coreografia di Noa Wertheim, dell’israeliana Vertigo Dance Company, la quale proporrà, nei giorni successivi, anche uno storico allestimento, “Mana”.
Per il programma dettagliato e per ogni altra informazione:
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