Pubblico entusiasta, incassi record. Ma “Avengers: Age of Ultron” è un bel film? O è soltanto un gran fumettone?

avengers__age_of_ultron__iron_man_by_spidermonkey23-d7tudvh“Avengers: Age of Ultron” ha totalizzato, al 26 aprile, più di 8 milioni di euro d’incassi. Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di un lettore che riflette sulle ragioni di tanto successo.

“Ma è un bel film?”. Ecco una domanda la cui risposta potrebbe occupare abbastanza pagine da scriverci un libro. Tuttavia, per una volta, l’interrogativo riguarda un film in particolare, uno di quelli per il quale anche chi non è un Muzio Scevola potrebbe mettere la mano sul fuoco e dire, prima ancora di averlo visto, “Sì, è un bel film!”.
Si parla di “Avengers: Age of Ultron”, il seguito del terzo film con più incassi della storia, la pellicola con un budget stratosferico, la riunione di un cast di attori da capogiro e, insomma, tutto quello che si sente dire al riguardo. Una domanda come quella, per un lungometraggio come questo è, quindi, abbastanza inattesa. Per di più è venuta da una persona che non si può dire non s’intenda di cinema. Di qui una prima sorpresa, che è aumentata ancor di più quando, in seguito ai tentativi di difesa di Avengers, la critica che più pesava era: “Ma è il solito fumettone”.
E qui sta il punto, il fulcro della questione. Di solito si intende con “fumettone” un film dai begli effetti speciali, dalla storia semplice, nel quale i Buoni vincono, i Cattivi perdono e sono tutti contenti. Una pellicola che, ancora prima di vederla, già si sa come andrà a finire e, per questo motivo, una volta che se ne si è visto uno, si son visti tutti. Chi può negare che “Avengers: Age of Ultron” sia un fumettone. Nessuno. Non si può anticipare né deludere alcuno dicendogli che finisce bene. È ovvio che finisca bene! Come è ovvio che sia visivamente magnifico e che ci siano i Buoni contro i Cattivi. I Vendicatori nascono dai fumetti!
Per questo la critica “Ma è il solito fumettone” si può ridurre a un “Ma è come tutti gli altri”. E qui sta il punto del punto della questione. È qui che si palesa la discriminante che permette di rispondere alla domanda iniziale, se sia o meno un bel film, se valga la pena di pagare il costo del biglietto. La Marvel insegna che i suoi non sono semplici fumetti. Leggere una sua opera o leggere un “Topolino” sono due cose differenti. La casa americana non insegna solamente al bambino. La Marvel riesce ad inserire in un fumetto, in disegni e dialoghi, più messaggi, uno costruito sull’altro, e rivolti ad età ben diverse.
Prendiamo “Guerra Segreta”, una delle tante saghe. I Buoni vincono e i Cattivi perdono. Se si è uniti si vince. Non bisogna fare le cose di nascosto a chi si vuole bene. Bisogna reagire quando il proprio Paese viene attaccato. Bisogna reagire nella maniera opportuna quando il proprio Paese viene attaccato. E forse ce ne sono altri, di messaggi, ma questi bastano per far comprendere come, partendo da un concetto semplicissimo, la Marvel dia un chiaro segnale di quale, secondo lei, fosse la strada da percorrere dopo l’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle.
Tornando alla pellicola, ci si deve quindi chiedere se la Marvel, con i suoi registi e i suoi sceneggiatori, sia riuscita nell’intento, che è anche il cardine del suo impero (ora comprato dalla Disney). Riesce a staccarsi dai banali ed eccessivamente utilizzati concetti e a parlare di qualcosa di più ampio, di più complesso? “Avengers: Age of Ultron” riesce ad essere un bel film?
Ni. Sarà forse che, dopo il successo del primo, si è puntato più su un campione d’incassi sicuro che su un film un po’impegnato, sarà che il regista, Joss Whedon, non sembra più avere molti assi nella manica al di là della pungente e divertente comicità, ma sembra proprio, una volta usciti dalla sala, che, ripensando al primo “Avengers” o, ancora più indietro, al primo “Iron Man”, si sarebbe potuto fare di più.
Non si sta dicendo che sia privo di valori, ovviamente! Dal senso di colpa al tradimento, al padre di famiglia, all’infanzia difficile, alla speranza, al futuro… Ma è tutto già visto. Il punto di forza del primo capitolo è stato, per assurdo, l’unione tra supereroi. Una cosa tanto banale ma che si vede tanto raramente. E inoltre ogni singolo personaggio era stato costruito ed era stato visto in varie occasioni, affinché lo spettatore, una volta davanti al grande schermo, avesse una visione d’insieme notevole, tale da permettergli la comprensione della difficile situazione che nel primo “Avengers” si andava formando.
In “Age of Ultron” al di là dei due gemelli mutanti, Quicksilver e Scarlet Witch, sopravvissuti ad una delle tante guerre civili, il vero punto di forza doveva essere Ultron. Questo robot, questa intelligenza artificiale che intende la pace come la distruzione dell’umanità, piuttosto che la sua difesa. Quello che la rende ancora più interessante è il fatto che è nata dalla mente di Tony Stark/Iron Man (Robert Downey jr.), il quale diventa sostanzialmente suo padre. Questa I.A. si ribella al suo creatore in una delle scene più inquietanti del film e, qualche minuto dopo, la si ritrova mentre inizia a muovere le proprie pedine, cantando la stessa canzone che canta Pinocchio (della Disney) quando si libera dai fili che lo controllano.
Ed è lì che la figura di Ultron e i concetti che porta con sé dovrebbero prendere il volo. E invece no. Non vi saranno altri sviluppi se non alla fine del film, in un dialogo di qualche minuto che comunque risulta insufficiente per dare molte delle spiegazioni che lo spettatore si attende.
Ma si può dire che questo “Avengers” non sia un bel film? No, non lo si può dire. Si può dire che si sia adagiato un po’ sugli allori però, questo sì. Si può dire che sia più Disney che Marvel, che sia molto più bello che buono. Si può solo sperare che, passando gli anni e cambiando la regia, il terzo ed ultimo capitolo di questo universo Marvel sul grande schermo possa trovare un “Avengers” rinnovato, una conclusione che abbia dell’incredibile ma che permetta anche di uscire dal cinema con qualcosa di nuovo dentro, qualsiasi età abbia lo spettatore. Si attende, quindi, sperando che il futuro al cinema sia un po’ meno Hollywood e un po’ più Marvel. (Witness)