MILANO, venerdì 10 dicembre ► (di Paolo A. Paganini) – Eugène Labiche (1815-1888), prolifico e inesauribile facitore francese di pochade e vaudeville, di teatro comico, insomma, tout court. Definirlo saggista o sociologo sarebbe una bestemmia. Egli, tra l’altro, non intendeva nemmeno étonner les bourgeois, sorprendendoli con drammatici colpi di scena o tragedie sentimentali finite male.
La comicità è una strana bestia. Fate vedere al cinema il ciccione Ollio che scivola su una buccia di banana e fa un omerico capitombolo, ed è tutto quello che ti aspetti. Lo sai, e continui a ridere come fosse la prima volta.
Così Labiche. In centinaia di farse e commedie, gioca su convenzioni accettate. E che tutti si aspettano. Amanti clandestini, mariti cornuti, ricchi borghesi senza qualità ma con pingui conti in banca e prestigiosi appartamenti. Borghesi impiegati e notai, fra elaborati malintesi e qui-pro-quo, fughe e nascondigli tra armadi e corridoi, più o meno discinti, et cetera. Insomma, sarebbe il vaudeville signori, dove il pubblico dei tabarin e del teatro di varietée dell’Ottocento voleva solo ridere o starsene con qualche generosa cocotte, diligente “enumeratrice di tappi” (di champagne), spillando così le tasche dello sprovveduto di turno.
Di Labiche è conosciuto principalmente “Il cappello di paglia di Firenze”, scritta nel 1851 insieme con Marc Michel (titolo originale, “Le châpeau de paille d’Italie”). Emblematico vessillo della meccanica creatività del vaudeville. Fu un successo di risate. Anche sullo schermo, con un famoso film di René Clair (1927).
Ma qui parleremo di “Il delitto di Via dell’Orsina”, italica trasposizione, al Franco Parenti, di “L’affaire de la rue de Lourcine”, al Teatro del Palais-Royal nel 1857, generalmente considerata un classico di Labiche, simile a un’altra, “Il mistero della Rue Rousselet”, commedia poliziesca, tratta da un fatto di cronaca, ma qui costruita solo per far ridere (1861, al Teatro del Vaudeville): un mezzo fiasco.
Ora, l’atto unico gemello, “Il delitto dell’Orsina” è stato, forse, una specie di banco di prova di Andrée Ruth Shammah, dopo le angosce epidemiche del Covit, che però non hanno mai fermato del tutto le straordinarie capacità organizzative e inventive della regista di Via Pier Lombardo.
Qui si avvale di uno straordinario staff attoriale, in testa Massimo Dapporto e Antonello Fassari, che riescono a tenere in piedi la commedia, anche se come vaudeville ha rischiato il tonfo. In realtà è successo che la Shammah ha voluto drammatizzare una farsaccia di inventiva burlesca, offrendo da una parte l’occasione per uno spunto da commedia gialla e, dall’altra, non capendo, proprio lei, che viene dalla scuola dell’indimenticato Franco parenti, il ritmo di precisi tempi comici, preferendo, invece, pause amletiche, attese di previsti e improbabili effetti scenici, lentezze descrittive di pesantezze filologiche. Forse per tirare a un’ora e venti di spettacolo senza intervallo.
La storia è presto detta. Un ricco borghese si sveglia una mattina da un profondo sonno, dopo una notte di bagordi beverecci. Scopre uno sconosciuto nel suo stesso letto, anch’egli non sapendo come mai si trovi lì. I due uomini si rendono conto, per una serie di indizi che li coinvolge drammaticamente, che forse si trovano implicati in prima persona nell’omicidio di una povera carbonaia. La situazione sembra aggravarsi quando scoprono su un giornale del mattino la descrizione dell’efferato delitto, compreso il riferimento testimoniale proprio dei due uomini… Mistero. Ma, non essedo una tragedia, tutto finirà in commedia…
A mo’ di chiosa conclusiva: lo spettacolo ha gli ideali requisiti per un gaudioso e onesto divertimento, senza chiedere di più, per il periodo delle Feste. Stringere i tempi, aumentare i ritmi. C’è anche un’affiatata e piacevole orchestrina dal vivo. Facciamola lavorare un po’ di più!
Pubblico comunque entusiasta. E, almeno per ora: gloria solo agli attori.
Repliche fino a giovedì 23 dicembre.
“IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA”, di Eugène Labiche. Uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah, traduzione Andrée Ruth Shammah e Giorgio Melazzi. Con Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Susanna Marcomeni, e con Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi e la partecipazione di Antonio Cornacchione. Pianoforte Giuseppe Di Benedetto, flauto Lorenzo Gavanna, clarinetto Edgardo Barlassina. Scene Margherita Palli, assistente scenografa Francesca Guarnone, luci Camilla Piccioni, costumi Nicoletta Ceccolini, musiche Alessandro Nidi con la collaborazione di Fabio Cherstich. Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14 – Milano. Tel 02 59995206.
Tournée / gennaio – aprile 2022
12 Gennaio – 13 Gennaio -Teatro Petrarca – AREZZO
8 Febbraio – 9 Febbraio – Teatro LAC – LUGANO
11 Febbraio – 13 Febbraio – Teatro Fraschini – PAVIA
15 Febbraio – 20 Febbraio – Teatro Mercadante – NAPOLI
23 Febbraio – 27 Febbraio – Teatro Sociale – BRESCIA
2 Marzo – Teatro Ponchielli – CREMONA
8 Marzo – 13 Marzo – Teatro La Pergola – FIRENZE
15 Marzo – Teatro Sociale – COMO
17 marzo – 20 Marzo – Teatro Sociale – TRENTO
22 Marzo – 24 Marzo – Teatro Nuovo G. da Udine – UDINE
1° aprile – 3 Aprile – Teatro Comunale C. Abbado – FERRARA
7 Aprile – 10 Aprile – Teatro Bonci – CESENA
12 Aprile – 14 Aprile – Teatro Goldoni – VENEZIA