(di Andrea Bisicchia) Narrare è ben diverso che raccontare, il primo verbo lo si usa per i fatti leggendari, storici e mitici, è sinonimo di cantare (Cantami… l’ira funesta…), il secondo è più adatto ad avvenimenti più intimi, più emotivi. Il primo rende visivo l’evento, tanto da innescare un processo di rappresentazione, il secondo alimenta la partecipazione sentimentale.
La narratologia è ormai una scienza che appartiene a discipline diverse, che spaziano dalla letteratura al teatro, all’arte figurativa. Anna Ottani Cavina, nel volume, “Terre senz’ombra”, edito da Adelphi, ha raccolto molteplici composizioni pittoriche che, a suo avviso, possono considerarsi delle vere e proprie pagine narrative, con figure e paesaggi; questi ultimi lo sono di più perché hanno come protagonista la natura intesa in senso mitologico, oltre che naturalistico, con le sue aperture al simbolismo e alla metafisica.
L’arte si fa spesso sedurre dal mito, specie tra il 1500 e il 1700, declinato nelle forme eroiche, attraverso cicli narrativi che attingono ai grandi mitografi, oltre che ai poemi epici. Soltanto nell’Ottocento e nel Novecento, il racconto del paesaggio figurativo si arricchisce di momenti letterari e filosofici, nel senso che la natura attinge, non soltanto all’essenza del visibile, ma anche a quella dell’invisibile, grazie alla quale il paesaggio mostra i suoi segreti e i suoi misteri, svelando un rapporto diverso tra uomo e natura, abbandonando l’immagine del quotidiano per indirizzare la sua visione verso lo straordinario, nel senso che la natura ideale viene a scontrarsi con il variabile e l’irregolare. Nell’Ottocento, in particolare, la Ottani Cavina propone un paesaggio come descrizione dei cantieri, delle cave, dei borghi, delle rovine, assumendo, in tal modo, il valore di documento, di cronaca di un’epoca pre-tecnologica, quella del nascente sviluppo economico-sociale. Insomma la natura non è più vista come un paese abitato da ninfe, elfi, pastori, ma da esseri umani che sostituiscono i sogni bucolici con quelli della nuova era scientifica sulla scia delle scoperte galileiane.
Per dimostrare queste sue osservazioni, l’autrice propone un ricco apparato iconografico con pitture del Carracci, Poussin, Jones, Cozens, Lusieri, Duclaux, Dahl, Turner, Russkin, solo per citare una parte dei tanti pittori che popolano la sua galleria ideale .
Anna Ottani Cavina: “Terre senz’ombra” – Adelphi Edzioni 2015- pp 472, € 50