MILANO, venerdì 12 gennaio ► (di Emanuela Dini) Portare in scena, a teatro, un film famoso ed entrato nella memoria collettiva degli appassionati di cinema non è un’impresa facile; se poi il film è “Regalo di Natale” di Pupi Avati, del 1986, l’impresa è ancora più ardua.
Una sfida coraggiosa, quindi, quella portata sul palco del Teatro Manzoni, dove viene riproposto un “Regalo di Natale” sostanzialmente fedele al film, con l’adattamento di Sergio Pierattini e qualche licenza narrativa.
La storia del film è nota: quattro amici di vecchia data – Ugo, Lele, Franco e Stefano – si ritrovano dopo 10 anni la notte di Natale per giocare a poker e per “spennare” un avvocato ricco e ingenuo, che ha la fama di perdente.
La partita rivela ben presto fallimenti, bugie, amarezze dei quattro, dove ognuno non è quello che vuole apparire e nasconde con ipocrisia le proprie frustrazioni. Nel film di Avati spiccano i due personaggi di Franco, l’unico ricco dei quattro amici, proprietario di un cinema a Milano (un Diego Abatantuono che grazie a quel film si libera del cliché di “terrunciello” e inizia una nuova vita professionale) e l’avvocato Santelia, il presunto pollo da spennare (un Carlo Delle Piane sempre impassibile, che con questo ruolo vince la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 43° Mostra internazionale d’arte cinematografica a Venezia).
Trasportata a teatro, (due ore con intervallo di 15 minuti) con la regia di Marcello Cotugno, che confessa una sua “frequentazione del microcosmo del poker, che rimanda a una sfida eterna per il potere, e a una sfida ancor più radicale verso se stessi e contro la morte”, la storia non è più ambientata alla fine degli anni ’80, ma nel 2008; la posta non è in milioni ma in euro; i malati di gioco non perdono solo al tavolo verde ma anche alle slot machine disseminate in bar e tabaccherie.
In più, un paio di “novità” come l’idea di raccontare che la moglie di Franco – che l’aveva abbandonato per mettersi con Ugo, un oltraggio che Franco non riesce a dimenticare – è morta (mentre nel film compare nell’ultima sequenza, ma non viene riconosciuta da Franco), oppure affibbiare all’avvocato Santelia il ruolo di imprenditore di una fabbrica di bambole gonfiabili “una delle poche imprese ad andare bene di questi tempi, in Italia”.
La scena, elegante e pulita, ripropone l’interno della casa e un albero di Natale stilizzato; i cinque interpreti – Gigio Alberti (avvocato Santelia), Filippo Dini (Franco), Giovanni Esposito (Lele), Valerio Santoro (Ugo) e Gennaro Di Biase (Stefano) – sono molto bravi e ricostruiscono credibilmente la meschineria dei giocatori, anche se forse la caricatura macchiettistica dell’avvocato Santelia toglie drammaticità e cattiveria al personaggio.
Cattiveria e dramma che vengono anche molto sfumati e addolciti nel finale, quando si scopre che il presunto avvocato “pollo” è in realtà un giocatore professionista, e Ugo si era messo d’accordo con lui per truffare l’ex amico Franco, fingendo di volersi riavvicinare a lui dopo anni di lontananza e incomprensione.
Nel film, è la scena più drammatica e amara, il tradimento dell’amicizia e della fiducia, un finale duro e senza speranza che lascia ognuno nella propria solitudine. Qui è un veloce passaggio quasi indolore e consolatorio, con i quattro vecchi amici che giocano in giardino sotto la neve.
Applausi convinti e meritati.
“REGALO DI NATALE” di Pupi Avati, adattamento teatrale di Sergio Pierattini – Con Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase – Regia di Marcello Cotugno – Al Teatro Manzoni (Via Manzoni 42, Milano). Fino al 28 gennaio.