Quei giorni del Parco Lambro. Allo Spazio Forma 250 foto sui Festival del proletariato giovanile degli anni Settanta

Parco Lambro. Milano. Rullino 482, 26/06/1976 - © Dino Fracchia

Parco Lambro. Milano. (Rullino 482), 26/06/1976 – © Dino Fracchia.

MILANO, giovedì 23 giugno(di Patrizia Pedrazzini) Facce da anni Settanta. E fossero solo facce. Ragazze coi capelli sciolti e i seni nudi. Ragazzi in barba e baffi e pantaloni attillati. Gonnellone e jeans a zampa d’elefante. O, meglio ancora, via i vestiti. Tutti nudi, come imponeva il rito della liberazione collettiva, o al massimo in mutande. Come a Woodstock. Come all’Isola di Wight. Corpi pallidi e ancora non palestrati riversi a terra, fra l’erba secca e i rifiuti, o rapiti dalle note psichedeliche dell’Internazionale degli “Area”. “Canadesi” e megafoni, chitarre e girotondi. Pace, amore e musica. E fumo, tanto fumo, e acidi, ed eroina.
Pare siano stati in 100.000 (per la verità c’è chi dice anche 400.000, ma forse è una leggenda metropolitana), nell’estate del ’76 (per la precisione fra il 26 e il 30 giugno) al Parco Lambro di Milano, per quello che sarebbe passato alla Storia come l’ultimo Festival del proletariato giovanile, organizzato da “Re Nudo”, la rivista di controcultura e controinformazione fondata nel capoluogo lombardo nel 1970.
A quella edizione, e alla precedente, che si aprì il 29 maggio del’75, è oggi dedicata, allo Spazio Forma Meravigli, la mostra “I giorni del Parco Lambro. Continuous Days, Milano 29/5/1975 – 26/6/1976”. Quasi 250 fotografie in bianco e nero, realizzate dal reporter Dino Fracchia, che fino al prossimo 8 settembre consentiranno, a chi c’era di rivivere, a chi non c’era magari di conoscere, un’esperienza che – nel bene e nel male, a favore o contro, dentro o fuori che all’epoca ci si ponesse nei confronti di un mondo sempre più, almeno apparentemente, in bilico fra l’utopia e le sue contraddizioni – comunque rimane nell’immaginario, e nel ricordo, di un’intera generazione.
Perché quell’enorme happening danzante e forzatamente spensierato, che niente aveva già allora a che spartire con il clima di tensione che non da poco si era impadronito di Milano e dell’Italia, chiuse definitivamente un ciclo. O un’era. “Facciamo che il tempo libero diventi tempo liberato”, recitava uno degli slogan dei raduni giovanili di quegli anni. Ma l’anima hippie era morta da un pezzo. La strage di Piazza Fontana è datata 1969, quella della Questura di Milano 1973, quella di Piazza della Loggia a Brescia 1974, lo stesso anno dell’Italicus; almeno dal ’72 le Brigate Rosse facevano vittime; e ancora a Milano, nella primavera del ’75, studenti, militanti e simpatizzanti di Destra e di Sinistra cadevano vittime di scontri e aggressioni: Claudio Varalli, Giannino Zibecchi, Sergio Ramelli. Forse per questo ancora oggi, in quelle foto, c’è qualcosa che stona. L’incongruenza, il non-equilibrio, fra l’estasi strafatta e beata di una variopinta geografia umana (freak, underground, politicizzati, femministe, cani sciolti, curiosi e, perché no, guardoni) e la più cruda realtà degli Anni di Piombo, delle bare portate in silenzio sotto i cieli di una Milano sempre più livida e cupa. Tanto lontana dalle spelacchiate collinette del Parco Lambro e dai loro raduni. Le due facce di una stessa medaglia? La causa e l’effetto? Naturalmente, e altro ancora.
Qualcuno ha fatto notare che i corpi nudi dei ragazzi e delle ragazze ritratti nelle fotografie in mostra non solo non hanno niente di erotico, ma richiamano addirittura le immagini dei campi di concentramento. Forse. Di sicuro, gli scatti di Fracchia testimoniano un pezzo della nostra Storia, e in quanto tali (tra l’altro sono esposti in un unico flusso, senza sequenze cronologiche né “letture” guidate) la mostra di Spazio Forma merita di essere vista. Oltre che, naturalmente, compresa. Soprattutto da chi non c’era. Non fa mai male conoscere da quali mondi veniamo.

“I giorni del Parco Lambro. Continuous Days, Milano 29/5/1975 – 26/6/1976”. Milano, Spazio Forma Meravigli, via Meravigli 5/7. Fino all’8 settembre.
www.formafoto.it