Quell’esodo biblico, quando 350.000 persone abbandonarono tutto per fuggire dalla Jugoslavia di Tito

DSC_5388 - CopiaMILANO, giovedì 27 novembre –
(di Emanuela Dini) Una storia semisconosciuta, una verità scomoda e taciuta per tanti anni, un teatro-reportage didascalico e dall’impegno civile, canzoni e ricordi, finzione scenica e documenti autentici. C’è di tutto in “Magazzino 18”, spettacolo di e con Simone Cristicchi (cantautore, già vincitore del Festival di Sanremo nel 2007), docu-teatro che ricostruisce la storia dell’esodo giuliano dalmata: 350.000 persone che abbandonarono la loro terra, le loro case e le loro cose quando l’Istria e la Dalmazia, col trattato di pace del 1947, vennero assegnate alla Jugoslavia comunista del maresciallo Tito.
Lo spettacolo comincia con l’artificio scenico dell’archivista Persichetti (Simone Cristicchi, per 1 ora e 45 senza intervallo quasi sempre solo in scena, al Teatro Carcano), spedito a fare l’inventario del “Magazzino 18” al Porto Vecchio di Trieste: l’edificio dove gli esuli stipavano i loro beni – armadi, letti, sedie, valigie – prima di partire, abbandonando la loro terra. Ma ben presto il Persichetti archivista “romano de Roma” dai tratti caricaturali lascia il posto a un Simone Cristicchi impegnato e appassionato cantastorie, che ripercorre con rigore e puntiglio brandelli di storia per troppo tempo oscurata e dimenticata – le stragi delle Foibe, l’esodo dall’Istria, la città di Pola svuotata dei suoi abitanti – rievocando episodi semisconosciuti, come la strage di Vergarolla del 18 agosto 1946, quando sulla spiaggia di Pola gremita di famiglie e bambini che stavano assistendo alle gare di nuoto esplosero 28 mine abbandonate (che non potevano esplodere senza un detonatore) facendo 65 morti e centinaia di feriti, tra cui moltissimi bambini, “E il mare ribolliva di sangue e per tutta l’estate nessuno mangiò più pesce”.
Su una scena suggestiva, che ricrea lo sconforto e l’abbandono del “Magazzino 18” tra cataste di sedie, armadi impolverati, vecchie valigie e documenti d’archivio mezzi mangiati dai topi, Cristicchi diventa oratore civile – con evidenti richiami, nei toni, impeto e ritmo, al capostipite del genere, Marco Paolini – appoggiandosi a filmati, testimonianze e documenti d’epoca, storie vere di persone con nome e cognome. E un elenco di esuli famosi, dal pilota di formula 1 Mario Andretti, allo stilista Ottavio Missoni, al cantautore Sergio Endrigo – e basta un lieve accenno, che il pubblico intona in coro, a una sola voce, le sue canzoni – al campione Abdom Pamich, medaglia d’oro nella marcia 50 km alle Olimpiadi di Tokio del 1964. Gli efficaci giochi di luce accompagnano i toni del racconto, passando dal blu delle memorie da bambino “Quando i nonni ci raccontavano che le foibe erano i nascondigli delle fate”, al rosso delle rappresaglie, al nero delle esecuzioni. Tutto lo spettacolo è punteggiato da musiche e canzoni scritte ed eseguite da Simone Cristicchi – che quando canta convince molto di più di quando “marcopaolineggia”- accompagnato in un paio di occasioni da un coro di bambini, bravissimi.
Teatro gremito e pubblico in piedi, applausi a scena aperta e la consegna, a fine spettacolo, di una targa di riconoscenza da parte del sindaco del libero comune di Pola in esilio.

 “MAGAZZINO 18”, di e con Simone Cristicchi scritto con Jan Bernas, regia di Antonio Calenda, Teatro Carcano, Milano. Repliche fino al 7 dicembre.
Poi in tournée:
16 dicembre: Maniago – 17/18 dicembre: Monfalcone – 19 dicembre: Pontebba – 20 dicembre: Grado – 21/25 gennaio: Padova (Teatro Verdi) – 27 gennaio: Montepulciano – 6 febbraio: Cento – 18 febbraio: Vigevano – 9 febbraio: Torino (Teatro Colosseo) – 21 febbraio: Bologna (Arena del Sole) – 24/25 febbraio: Brescia (Teatro Sociale) – 5/8 marzo: Bolzano (Teatro Comunale) – 19/20 marzo: Bologna (Arena del Sole) – 8/12 aprile: Genova (Teatro della Corte) – 15/24 aprile: Palermo (Teatro Biondo)