
Gianni Cannavacciuolo, Andrea Cioffi, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Gianfelice Imparato (foto Filippo Manzini)
MILANO, mercoledì 11 aprile ► (di Paolo A. Paganini) “Non sarebbe pensabile una Napoli più Napoli della Napoli che si respira tra questo clima: aria, parlata, rassegnazione e sdegni, mariuolerie e umanissima comprensione e umanità… In questo sgraziato Pasquale, nel malinconico ottimismo della sua umoresca vicenda (…), nella eterna fralezza dell’uomo proteso a credere che è vero ciò che desidera (…), in forza, se non proprio di una fede, d’un suo labile surrogato...”. È un brano della lucida e intensa scrittura del critico teatrale Silvio D’Amico su “Il Tempo” (Roma, 12 gennaio 1946), che, in tre righe, già sviscerava “quell’agitata fantasia comica, fiorita a piene mani di brillanti colori” della commedia “Questi fantasmi!”, di Eduardo De Filippo.
Dopo più di settant’anni, anche se la Napoli di Eduardo non c’è più, nonostante tutto (droga, sporcizia e delinquenza), per quel che ne so io, l’anima della città, con questo popolo dal “malinconico umorismo”, ancora conserva “quell’umanissima comprensione e umanità”. E, soprattutto, resiste nel tempo l’ingenua e disperata freschezza drammaturgica di quest’opera, che trascende il suo stesso dialetto, per diventare espressione di universale poesia, tanto che nel ’55 toccò vertici di straordinario successo al Festival Internazionale d’Arte Drammatica di Parigi, che le aprì le porte ai diversi teatri europei.
Ora, l’abbiamo vista con piacere e tenerezza, al Piccolo Teatro Strehler, dove in cuor nostro abbiamo tenuto un breve “memento”. La dinastia teatrale dei De Filippo è finita da poco più di una settimana con la scomparsa di Luigi De Filippo, figlio di Peppino, fratello di Eduardo.
E mi è caro ricordare “Questi fantasmi!”, visti nel ’93 al Manzoni, con Luca De Filippo (che in scena stupiva con quegli stessi modi e voce di papà Eduardo).
Ora l’attrice Carolina Rosi, vedova di Luca De Filippo, scomparso appena tre anni fa, benemerita presidente e direttore artistico della Compagna di Luca, ha riportato in scena “Questi fantasmi”, con gli stessi compagni della tradizione eduardiana. Ed è stato un vivo e intenso successo, che sarrebbe piaciuto allo stesso Silvio D’Amico, citato più sopra alla prima dell’opera di Eduardo.
Stiamo volutamente sulle generali, nel definirla “opera”, termine onnicomprensivo, perché in realtà ci sentiamo impacciati nell’assegnare una precisa etichetta. Commedia? Farsa? Dramma? Tragedia? Fantasia comica? Teatro dialettale?
È un po’ tutto questo. Ma attraversato e sostenuto da quelle fibre di tenera e pudica poesia, centrale in quasi tutti i lavori teatrali di Eduardo, nei confronti dei deboli, degli ingenui, degli sprovveduti, dei cornuti indifesi, dei sognatori creduloni, degli onesti fregati dalla vita. Da “Ditegli sempre di sì” a “Sik-Sik, l’artefice magico”, da Natale in casa Cupiello” a “Non ti pago”, da “Napoli milionaria” fino a “Questi fantasmi”. E fermiamoci qui, al 1945.
I Fantasmi in questione sono quelli, anzi quello, che nottetempo porta badilate di soldi allo sprovveduto Pasquale, che, in realtà, marito innamorato della più giovane Maria, non si rende conto e nemmeno sospetta che il fantasma altri non è che l’amante della moglie. Lo sa tutto il mondo. Lui no. Ma non lo sa veramente o finge di non saperlo, per continuare a sfruttare la moglie e quella manna che gli piove dal cielo? È impensabile che lui non sappia. È il giudizio della gente. Ma Paquale, imperterrito, va avanti, ignaro e fidente. Dopo una vita di bastonate e di rovesci, ritiene un diritto essere ripagato con i benefici di quell’anima buona, che, non dal letto, ma dal cielo, gli fa pervenire le sue generose elargizioni.
Anche Peppino, di lì a qualche anno, avrebbe scritto “Non è vero ma ci credo”, storia di un altro credulone che si vede defraudato dei benefici promessi in sogno dal papà defunto. Qui invece, per Pasquale, “tutto è vero, e ci crede”.
Ma tutto, prima o poi, finisce, cioè finiscono i soldi, finisce il benessere, finisce l’amore della moglie, che fugge con l’amante. Finiscono i sogni. O forse no. Forse l’ingenuo credulone potrà ancora credere nei prodigi…
Sulla vasta scena del Piccolo la colorita compagine attoriale passa, in complice allegria e generosità, dal comico al dramma e viceversa, in un’ora e quaranta (tre tempi con un lungo intervallo e uno breve). In particolare citeremo Gianfelice Imparato, un fedele, divertente e patetico Pasquale (il ruolo che fu prima di Eduardo, poi di Luca), atteso in alcune famose scene madri, come l’apologia della tazzina di caffè; Nicola Di Pinto, un applaudito Portiere; Carolina Rosi la sofferta “anima perduta” della moglie amante. La regia di Marco Tullio Giordana è attenta, precisa e amorevole nel rispetto del testo eduardiano.
Applausi a scena aperta e calorosissimi alla fine.
“Questi fantasmi!“, di Eduardo De Filippo, regia Marco Tullio Giordana. Con Gianfelice Imparato, Carolina Rosi, Massimo De Matteo, Paola Fulciniti, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto, Viola Forestiero, Giovanni Allocca, Gianni Cannavacciuolo. Al Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi, Milano. Repliche fino a domenica 22 aprile.
Informazioni e prenotazioni: 0242411889 – www.piccoloteatro.org