Questo stupendo napoletano, ch’è musica e poesia, e quanta malinconica tenerezza in questi “giocatori”

collage GiocatoriMILANO, sabato 17 gennaio  ♦  
(di Emanuela Dini) Quattro uomini, un tavolo con la tovaglia a quadretti, un frigorifero sempre vuoto, quattro vite non riuscite, ‘a tazzulella di caffè tra le mani, i soldi che sono un ricordo… quattro storie malinconiche ma non disperate in una Napoli che si indovina e che domina la scena, se non altro per la recitazione, in un napoletano stretto ma comprensibile, con quelle cadenze musicali, pause e gestualità che da sole riempiono il palcoscenico e la serata.
Gran bel lavoro, godibilissimo in ogni minuto, misurato, ironico, poetico, divertente, “I giocatori”, in scena al teatro Parenti di Milano fino a domenica 25 gennaio.
Il testo è di un giovane autore e attore catalano, Pau Mirò (nessuna parentela col pittore Joan, ma semplice omonimia, Mirò a Barcellona è come signor Rossi a Milano), vincitore del premio Ubu 2013 per il miglior testo straniero, ed è stato tradotto e adattato magistralmente in un napoletano che è musica, gag, mimica e poesia da Enrico Ianniello, che firma anche la regia (e che in televisione, in queste settimane, sta sbancando gli ascolti con gli oltre 7 milioni della fiction Un passo dal cielo, dove è il napoletanissimo commissario Nappi accanto alla guardia forestale Terence Hill).
I quattro uomini-giocatori che condividono un appartamento e si ritrovano sempre attorno allo stesso tavolo pronti a una partita a carte, hanno storie e vite differenti, accomunate però dal fallimento, solitudine, ironia, fatalismo tutto partenopeo e cronica mancanza di soldi. C’è il professore universitario di matematica – “Ho passato una vita aggrappato ai numeri” – sospeso dall’insegnamento e dallo stipendio per aver aggredito un collega mediocre che gli aveva fatto notare un errore alla lavagna; c’è l’attore mancato che alterna provini fallimentari con furtarelli al supermercato; c’è il barbiere licenziato che non osa raccontare la verità alla moglie e c’è il becchino balbuziente innamorato della prostituta ucraina, che sia Irina o Olga, poco importa. Sconfitti ma non disperati, progettano un’improbabile rapina in banca e vendono l’urna d’oro con le ceneri del nonno per saldare i debiti.
Si ride (tanto) e si sorride (ancora di più), ci si gode un’ora e mezza abbondante senza intervallo di signor teatro, un concentrato di poesia e ironia con dialoghi e ritmi perfetti, una recitazione strepitosa, una gestualità mai esagerata che in più di un’occasione diventa protagonista e riempie la scena. Bravissimi gli interpreti: Renato Carpentieri (il professore ), Tony Laudadio (l’attore mancato), Enrico Ianniello (il becchino) e Luciano Saltarelli (il barbiere).
Sala strapiena, applausi a scena aperta, risate, divertimento, applausi e cori di “bravi” a fine spettacolo. Una serata davvero spesa bene.
(E, sulla strada, all’uscita, tra un pubblico ancora sorridente, un commento colto al volo; “Oh, ma che bella serata! Davvero godibilissima. E gli attori, semplici, disponibili, simpaticissimi, che si sono fermati a chiacchierare sul marciapiede, sotto la pioggia, con noi spettatori alla fine dello spettacolo!”)

“I giocatori” di Pau Mirò, traduzione e regia di Enrico Ianniello, anche interprete con Renato Carpentieri, Toni Laudadio, Luciano Saltarelli. Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14, Milano. Repliche fino a domenica 25 gennaio.