MILANO, venerdì 31 gennaio ► (di Emanuela Dini) – C’era curiosità per questo “The Deep Blue Sea” (Il profondo mare azzurro, anche film, 1955, e 3 adattamenti televisivi della BBC), in scena ora al Teatro Manzoni, che vede alla regia Luca Zingaretti e, nel ruolo di protagonista, la sua compagna Luisa Ranieri.
Una storia di Sir Rattigan (di ispirazione autobiografica), sull’amore e sulla passione, su come l’amore o, meglio, l’infatuazione “lussuriosa” (termine un po’ desueto ma ripetutamente citato nel testo) possa arrivare a ottenebrare la ragione, a cancellare ogni più semplice barlume di razionalità, a fare accettare umiliazioni e abdicazioni al minimo rispetto di se stessi.
L’azione si svolge nel Dopoguerra, nella Londra borghese degli anni ’50, all’interno di un appartamento e si risolve in un solo giorno. Luogo, tempo e azione ricordano le unità aristoteliche e tutto l’impianto drammaturgico rimane nei classici e rassicuranti binari di un autore – Sir Terence Rattigan (1911-1977), baronetto della upper class londinese – definito “di vena facile, commerciale, di gusto corrente, arrivato al successo con opere di buona fattura, non originali né profonde, ma scorrevoli”. Piacevoli, ma non indimenticabili.
Al centro della vicenda Hester (Luisa Ranieri), che ha tentato un maldestro suicidio perché si è oramai resa conto che la storia con il suo giovane amante Freddie, ex collaudatore di aeroplani, ora disoccupato, perdigiorno e alcolizzato, è giunta al termine.
Da qui entrano in scena i vicini curiosi, la portinaia ovviamente pettegola, l’ex marito facoltoso e influente giudice dell’Alta Corte, un medico radiato dall’albo e finito in prigione, ma di grande buonsenso, animo generoso e lucida capacità di analisi dell’animo umano.
Il testo è, appunto, piacevole ma non indimenticabile e soffre apertamente gli anni. Scritto nel 1952, “The Deep Blue Sea” presenta dinamiche e problematiche piuttosto superate. Quale donna, oggi, si umilierebbe a lucidare le scarpe di un amante che la sta abbandonando ed esce di casa per andare a ubriacarsi? Disegna personaggi che non si evolvono e rischiano il macchiettismo, non sviluppa un crescendo della vicenda né alcun tormento, e la soluzione è quasi da happy end. Hester trova il coraggio di abbandonare Freddie e scopre una nuova forza e voglia di vivere ricominciando a dipingere, da brava signora altoborghese degli anni ’50.
La regia di Zingaretti è rigorosa e ricrea un interno londinese con vetrate affacciate su un giardino avvolto nella nebbia; scene e costumi sono fedelmente british, comprese le mazze da golf e la giacca di tweed; gli attori – vivaddio finalmente senza microfono! e riescono a farsi sentire benissimo anche in un teatro grande come il Manzoni. Bravi! – danno spessore e credibilità ai personaggi.
Luisa Ranieri è una Hester mortificata, innamorata e disperata.
Giovanni Anzaldo è un Freddie cialtrone ma intimamente sincero, mentre Aldo Ottobrino è un convincente dottor Miller, cinico e realista e unico in grado di fare reagire Hester. Infine, Alessia Giuliani è la straordinaria portinaia che sa tutto di tutti.
Un’ora e 45 di spettacolo senza intervallo. Applausi calorosi e convinti per tutti.
“The Deep Blue Sea” di Terence Rattigan. Regia di Luca Zingaretti. Con Luisa Ranieri, Maddalena Amorini, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa. Al Teatro Manzoni, via Manzoni 42, Milano. Repliche fino a domenica 16 febbraio.