Relatività generale, meccanica quantistica, “salti quantici”, difficili? Sette lezioni di Rovelli, e non ci saranno più misteri

collage rovelli(di Andrea Bisicchia) Si può divulgare la scienza? Si possono spiegare ai neofiti le teorie della termodinamica, della relatività generale, del “Principio di indeterminazione”, della meccanica quantistica, della fisica statistica? A giudicare dalle copie vendute(oltre duecentomila ) del libro di Carlo Rovelli: “Sette brevi lezioni di fisica”, Adelphi, sembrerebbe proprio di sì. L’autore, che è un fisico teorico, ha inteso raccontarci l’architettura del cosmo, con le sue particelle, con i quanti, con i “grani” di spazio, ricorrendo alle teorie, tutte dimostrate, di scienziati come Albert Einstein, Max Planck, Niels Bohor, Werner Heisemberg, senza trascurare i padri delle teorie scientifiche, da Aristotele a Newton, da Copernico a Galileo. Lo ha fatto con semplicità, frutto della profonda conoscenza degli argomenti, tale da incuriosire il lettore fino a renderlo complice.
Egli parte dallo spazio e dall’idea di Einstein, secondo la quale, “il campo gravitazionale non è diffuso nello spazio, il campo gravitazionale è lo spazio”. Lo spazio non è, dunque, una linea retta, bensì qualcosa di elastico, che si incurva, perché supporta il peso della materia, ovvero della legge di gravità, fonte di energia, ed è da ritenere qualcosa di continuo, fino a quando non si scopre che è fatto di tanti piccoli grumi (quanti), che sono “pacchetti di energia”, così come i fotoni sono “pacchetti di luce”.
In questo modo, Rovelli ci introduce alla “teoria della meccanica quantistica” dimostrandoci che esiste un numero infinito di quanti di energia e sostenendo che “Se Planck fu il padre della teoria, Einstein fu il genitore che l’ha fatta crescere”.
Come è noto, la relatività generale e la meccanica quantistica sono i due pilastri della fisica novecentesca, i cui esperimenti furono portati avanti da Niels Bohr, padre, a sua volta, dei “salti quantici”, scoperti nel suo Istituto di Copenaghen, che noi neofiti abbiamo conosciuto grazie alla commedia omonima di Frayn , interpretata da un cast veramente eccezionale: Umberto Orsini, Giuliana Lojodice e Massimo Popolizio. I “salti quantici” costituiscono un altro fondamento della scienza moderna, ci confermano che i quanti sono lo spazio stesso che, a sua volta, è creato dal loro interagire, fino a mostrare una struttura granulare.
Rovelli ci spiega ancora che cosa siano il tempo, la probabilità, il calore dei buchi neri, elementi che, a loro volta, stanno a base della fisica statistica, lo fa senza ricorrere a formule o a equazioni, la sola che riporta è quella di Einstein.
Mentre aiuta il lettore a capire il mondo, lo invita, nello stesso tempo, a capire se stesso. Con questa sua esortazione, a sua volta, mette a confronto due scienze, quella fisico-cosmologica e quella psicoanalitica, due scienze diverse che hanno in comune due tipi di saperi antagonisti. Rovelli sembra volerci dire che non siamo fatti della sostanza di cui sono fatti i sogni, bensì della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le cose, nel senso che anche noi siamo particelle infinite di uno spazio infinito.

Carlo Rovelli, “Sette brevi lezioni di fisica”, Adelphi 2014, pp 88, € 10