Religione, liturgie, precetti, trascendenza? Cancellati. E la società, non avendo più niente da adorare, adora se stessa

(di Andrea Bisicchia) Esiste un mondo che possiamo definire normale? Che non crei l’ansia o l’angoscia ai suoi cittadini? Per Roberto Calasso, autore di “L’innominabile attuale”, edito da Adelphi, benché l’ansia non manchi, ciò che prevale è l’inconsistenza che, avendo messo in crisi l’ordine cosmico, ormai privo dei suoi referenti che appartengono alla trascendenza, ha lasciato il posto all’ordine secolare, a una società che, non dovendo più dar conto a problemi che riguardano l’Oltre, si è rinchiusa in se stessa, ricorrendo all’unica religione possibile, quella secolare appunto, il cui culto non ha bisogno di dogmi, né tanto meno di liturgie sacrificali.
Il concetto di religioso, pertanto, è ritornato alla sua etimologia originaria, nel senso che il suo compito è quello di “legare”, di far sue le forme politiche, sociali ed economiche, con le loro varianti, e ridurle a un semplice presupposto della società secolare che, non avendo divinità da adorare, finisce per adorare se stessa, fino a ritenersi sacerdotessa della coscienza collettiva.
Il processo di divinizzazione, a cui si è sottoposta, l’ha resa autosufficiente, tanto da adorarsi come oggetto divino. Calasso, citando Durkheim, scrive : “Essa è per i suoi membri, ciò che dio è per i suoi fedeli”, trattasi, però, di un dio che non richiede sacrifici, avendo perso la loro vitalità e non essendo riferibili alla trascendenza, non avendo, cioè, nulla a che fare con il “cielo”, perché ha preso il sopravvento tutto ciò che appartiene al terreno, tanto che, quando il termine sacrificio viene applicato al gesto violento di un terrorista, risulta evidente la sua improprietà, trattandosi di un assassinio e non di un atto sacrificale. Ciò che rende “assillante” il terrorismo, per Calasso, non è la potenza religiosa, né quella economica, né quella politica. È il caso. Il caso appartiene al quotidiano, ovvero al visibile, non ha nulla da spartire con l’invisibile. Per Calasso il terrorismo “significante”, che ha pure una sua storia, ha ceduto il passo al terrorismo “casuale” che è più corrispondente al “dio dell’ora”, ovvero all’attimo in cui si consuma.
Calasso passa in rassegna alcuni studiosi del sacrificio, da Durkheim a Mauss, a Hubert, espone le loro teorie più legate alla storia. Nell’era post-storica, essendo stato cancellato l’invisibile, risulta essenziale più il conoscere che il credere, in quanto l’uomo secolare vive senza precetti, deve soltanto astenersi di violare gli articoli dei vari codici.
La secolarità non ha vincoli e, quindi, non ha obblighi confessionali, né rituali, vive in forma diversa la libertà, anzi, secondo Calasso: “I secolarismi, rispetto ai religiosi, sono come i turisti rispetto ai nativi”, ovvero più flessibili e più adattabili in un mondo sempre più inconsistente e innominabile.
Il volume è diviso in due parti, di una novantina di pagine ciascuna. Nella prima, l’autore cerca di dimostrare il suo teorema sull’età dell’inconsistenza, nella seconda, dà la parola a un molteplicità di personaggi che raccontano frammenti del loro vissuto tra il 1933 e il 1945. Si va da Klauss Mann a Benjamin, alla Wolf, a Bechett, a Junker, a Grossman, fino alla caduta di Berlino nel 1945.

Roberto Calasso, “L’innominabile attuale”, Adelphi Editore 2017, pp 190, € 20