MILANO, domenica 3 dicembre ► (di Patrizia Pedrazzini) Una manciata di anni, cinque per l’esattezza, separa il 1966 dal 1970. Pochi? Tanti? Di sicuro sufficienti per cambiare per sempre (nel bene o nel male, a seconda dei punti di vista) le vite di un’intera generazione e, a cascata, delle successive. E poco importa, ormai, in quale senso quegli anni siano stati “formidabili”, per parafrasare il titolo del libro loro dedicato da Mario Capanna (all’epoca contestatore e attivista del Movimento Studentesco milanese). Di una rivoluzione, in tutti i sensi, si trattò. Anzi, di una “Revolution”, come cantavano i Beatles nel ’68.
Ecco allora approdare, direttamente dal Victoria and Albert Museum di Londra, nei capannoni post-industrali della Fabbrica del Vapore di Milano, “REVOLUTION. Musica e ribelli 1966-1970. Dai Beatles a Woodstock”. Una mostra sul tempo, le storie, i protagonisti, i luoghi di un periodo tanto breve quanto denso all’inverosimile di innovazioni e di mutamenti. A voler far bene i conti, solo 1826 giorni, che l’esposizione (prodotta da Comune di Milano e Avatar-MondoMostre Skira, aperta fino al prossimo 4 aprile) condensa in 500 oggetti, ognuno dei quali gronda ricordi e momenti di vita. E non ce n’è uno che non abbia lasciato il segno. In tutti gli ambiti possibili e immaginabili di quell’epoca: la moda, la musica, le droghe, i locali, la controcultura, i diritti umani, le proteste per le strade, il consumismo, i festival, le comunità alternative.
Dalla londinese Carnaby Street, la strada di Soho assurta (Charles Dickens la descriveva come un posto malfamato) a luogo cult degli anni Sessanta (siamo in piena Swinging London) agli hippies di Haight-Ashbury, il quartiere di San Francisco che nello stesso periodo si trasformò, oltreoceano, in polo di attrazione per “figli dei fiori”, contestatori e ribelli. Dall’innovazione tecnologica della Bay Area, sul Pacifico, ai cortei studenteschi del Maggio francese, dalle “comuni” sparse un po’ ovunque negli Stati Uniti (e poi trasmigrate in Europa) ai festival di Woodstock e dell’Isola di Wight. Un’intera generazione di giovani tutti convinti e determinati a rompere con il passato, in tutte le sue accezioni, e a guardare al futuro carichi di un idealismo ottimista che sembrava contagiare chiunque. Con un occhio al pacifismo e l’altro all’LSD.

Iggy Pop durante un concerto a Crosley Field, Cincinnati, Ohio, 23 giugno 1970 (Photo by Tom Copi/Michael Ochs. Archive/Getty Images).
Sono gli anni dei Beatles, dei Rolling Stones e dei Who. Di Mary Quant che inventa la minigonna e delle prime modelle fanatiche della magrezza (Twiggy detta “grissino” e Jean Shrimpton detta “gamberetto”). E di John Cowan, il fotografo inglese che prestò lo studio al regista italiano Michelangelo Antonioni per girare, nel 1966, il suo “Blow-Up”.
Ma sono anche gli anni del Vietnam, dell’assassinio, a Memphis, di Martin Luther King, del “libretto rosso” di Mao, di John Lennon e Yoko Ono, dei Black Panters. Della Harley Davidson e della pillola anticoncezionale. E di Jimi Hendrix che, nel giugno del ’67 al Monterey International Pop Festival, in California, al termine di un’esibizione di 40 minuti prende la propria chitarra, la fidata “Fender Stratocaster”, fino a quel momento suonata in tutti i modi possibili e immaginabili – con i denti, dietro la schiena, contro l’asta del microfono – le dà fuoco con del liquido per accendini e la distrugge sbattendola contro il palco e gli amplificatori.
Come si fa a non parlare di REVOLUTION? Certo che fu una rivoluzione: Ma non una rivoluzione qualunque. Non come quella dei francesi contro il clero e la nobiltà, non come quella dei russi contro il dispotismo dello zar, e nemmeno come quella, romantica, di Che Guevara. Quella che deflagrò, in quella manciata di anni, fu una delle realtà più fragili e forti che esistano: un’idea. L’idea stessa della Rivoluzione. E la mostra della Fabbrica del Vapore è il racconto di questa idea.
“REVOLUTION. Musica e ribelli 1966-1970. Dai Beatles a Woodstock”, Milano, Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4. Fino al 4 aprile 2018.
www.mostrarevolution.it