Ricordi testimonianze confidenze di Carla Maria Casanova, da 60 anni sui palchi e dietro le quinte dei teatri d’opera

(di Paolo A. Paganini) Ci sono 13 pagine di indici dei nomi. Ogni pagina si compone di 3 colonne. Quindi ci sono 39 colonne di nomi. Tirando le somme, si contano dunque circa 2200 righe di nomi.
Parlare di un libro cominciando dagli indici è per lo meno bizzarro. Ma c’è mai qualcuno, sulla piazza di Milano, che consideri Carla Maria Casanova in termini di assoluta normalità? Non diciamo bizzarrie! Ma di una dolce follia, di questo sì, di questo si può parlare.
D’altra parte il mondo dell’Arte e delle Lettere è abbondantemente rappresentato in fatto di iperbole e di ossimori. Vedi il Cyrano di Rostand (C’est un fou, – ma c’est un fou savant), o come l’Amleto shakespeariano (“C’è del metodo nella sua follia”). E Carla Maria di metodo e di sapienza ne ha a bizzeffe, signorilmente giocate con garbo e buona creanza. Anche se spesso, come un Gian Burrasca della critica musicale, escogita nelle sue cronache ironici sberleffi, tra lo scherzo e il divertimento.
La conosco da più di quarant’anni. Eravamo colleghi alla “Notte”, e anche in quel fenomeno di giornale non si scherzava in fatto di personaggi eccentrici. Ma Carla Maria era, ed è, un caso a parte per la sua esclusivista e totalizzante passione musicale.
Ora, ha pubblicato un libro di voluminosa consistenza, “Il gesto e la musica – 60 anni di giornalismo a tu per tu con i più grandi”. E i più grandi, tanto per capirci subito, sono già, in piccola parte, a mo’ di esemplificazione, citati nel sottotitolo: Callas, Tebaldi, Del Monaco, Pavarotti, Muti, Nureyev, Zeffirelli, Scotto, Gavazzeni, Ricciarelli, Domingo, Pizzi, Valentini Terrani, Flórez, Michieletto, Kaufmann, Fracci.
Non si tratta di esibizionismo, né di una forma di nevrosi da collezionista di nomi o da fanatismo di mercatino d’autografi. Dietro ogni nome, c’è un incontro, una consuetudine amicale, una conoscenza professionale, una annotazione recensoria (nel bene e nel male). E ne scrive, talvolta tra l’assurdo e il paradosso, con gioiose pennellate, divertendosi per prima, come faceva – e fa – scrivendone per i giornali, dove, da 60 anni, esercita slanci di allegra irriverenza senza alcuna soggezione, spesso con il tono discorsivo e cameratesco di confidare a bassa voce aspetti e pose ridicole, se non imbarazzanti, o buffe, o perfino comiche, di allestimenti e prestazioni canore. Sempre in buonafede, in una limbica e disarmante schiettezza, anche quando le capita di usare termini di scarnificante severità. Ma, con altrettanta innocente convinzione, senza compromessi o reticenze, non s’è mai tirata indietro in elogi, talvolta in una specie di amore viscerale o come invasa da una salvifica missione per l’oggetto delle sue attenzioni. A cominciare dalla Callas, alla quale “sottrasse” il nome, Maria, per aggiungerlo al suo, Carla, dopo aver visto nel 1954 una “Norma” alla Scala, interpretata dalla “divina”, che, come scrive, “aveva stravolto la mia esistenza!”
Sapientemente distillato in una spremitura di più di 8000 articoli da lei scritti in 60 anni o diligentemente ricavato dalle molteplici avventurose esperienze che hanno spesso contrassegnato le sue inesauribili curiosità e il suo spasmodico desiderio di umane conoscenze, con questo suo libro di memorie, prezioso deposito di avvenimenti storici e di incontri memorabili, Carla Maria Casanova ha inteso fare “il punto su certi dettagli, fatti, parole, uomini e donne che mi hanno lasciato qualcosa da non di menticare…”.
E Carla Maria Casanova, che ha un’attenta e prodigiosa memoria, non dimentica niente nel riportare per iscritto, diario di un’anima, o romanzo d’una vita: aneddoti, viaggi, incontri, memorabili conoscenze, annotazioni e curiosità, colorite chiose di critica, intime confidenze e salottieri risvolti di mondana umanità. Ma anche pettegolezzi alla Maxwell, bisticci e rivalità di cantanti. E poi le sue “divoranti passioni”. I suoi primi passi nella scenografia alla Scala (Carla Maria è laureata in Architettura). E poi ancora le frequentazioni degli ambienti culturali e mondani della città, gli incontri con i più svariati ed eclettici personaggi, giornalisti, cantanti, scenografi, costumisti, pittori, registi, compositori, scrittori, poeti e muse di poeti… E inoltre incidenti, malori, fiaschi, trionfi e illustri decessi.
Eppure, “Il gesto e la musica” non è un libro nato da un’idea fissa, da un totalizzante fanatismo musicale. Dietro un nome – annotavamo – c’è un incontro, ma dietro l’incontro con ogni uomo o donna c’è un abisso di interessi, ed è su questi che s’incentra la curiosità della scrittrice, della giornalista. Tant’è che in queste 550 pagine, suddivise per date, dal 1936 (nascita e storia della famiglia di Carla Maria) fino ai giorni nostri, vien fuori non solo un gigantesco affresco storico, ma anche un piacevole libro d’avventure, che si legge con avidità, scoprendo, attraverso un testo soprattutto di musica, una passione che sa essere, di pagina in pagina, un inno, una commossa testimonianza in onore d’un giornalismo, che forse non c’è più.

Carla Maria Casanova, “Il gesto e la musica – 60 anni di giornalismo a tu per tu con i più grandi” – Zecchini Editore 2016 – pp 550 – € 25.