MILANO – C’è l’addetta alle pulizie, con in mano la grande scopa che si riflette sul pavimento lucidissimo. E la nuotatrice in costume-prendisole e occhialini al collo. Ci sono la maestra e l’allievo seduti severi con la fisarmonica sulle ginocchia. E i tre giocatori di basket vestiti d’azzurro che reggono nella mano destra il pallone. E custodi di musei fieri delle loro divise, operai di acciaieria con alle spalle il bagliore dei forni, e tecnici addetti al controllo degli argini delle risaie.
C’è gente comune, che fa lavori comuni, fotografata in occasioni comuni, nelle 19 immagini in mostra, fino all’8 aprile, negli spazi del cinema Anteo. Ma soprattutto c’è, in tutte, una sorta di silenzioso (e controllato, talvolta al limite della freddezza) orgoglio di esserci, di avere una parte nella storia quotidiana di un Paese del quale, al di là delle demonizzazioni del potere e dei luoghi comuni, non si sa praticamente nulla. Il che non significa che le 19 foto in questione riescano a gettare definitiva e chiara luce su una realtà che rimane sconosciuta, al limite dell’invisibile, ma almeno aprono uno spiraglio. Quanto meno alla curiosità e al desiderio di saperne di più.
Realizzati dal fotografo sloveno Matjaž Tančič (originario di Lubiana, ma residente a Pechino), i ritratti sono stati tutti scattati a Pyongyang, e si pongono anche come un’ideale introduzione a “Il prigioniero coreano”, l’ultimo, atteso film di Kim Ki-duk, in programmazione dal prossimo 12 aprile. (Pat.P.)
“3DPRK Ritratti nordcoreani”, Anteo Palazzo del Cinema, Milano, via Milazzo 9. Fino all’8 aprile