Romanzi, e non solo. Le critiche dei film recensiti da Ercole Patti. Un acuto osservatore del desiderio e della sensualità

(di Andrea Bisicchia) Il lavoro di ricerca sugli autori siciliani, svolto da Sara Zappulla Muscarà, da oltre quarant’anni, è talmente encomiabile, da meritare un riconoscimento dalle Istituzioni, non solo isolane. Negli ultimi anni, grazie alla creazione dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, di cui è presidente Enzo Zappulla, la studiosa ha potuto condividere con lui le sue esplorazioni sia sul patrimonio letterario, che su quello teatrale, partendo da Capuana, Verga, Martoglio, Pirandello, per arrivare fino a Patti (1903 – 1976), al quale ha dedicato una monografia di oltre tremila pagine, pubblicata da La Nave di Teseo: “Ercole Patti – Tutte le Opere”, contenente racconti, romanzi, commedie, testi radiofonici, ma, soprattutto, le recensioni  cinematografiche, pubblicate su varie testate, tra le quali quelle milanesi: “L’Europeo” e “Il Tempo”.
L’amore di Patti per il cinema lo ha visto impegnato anche come sceneggiatore di una serie di film che il lettore potrà trovare indicati negli apparati, insieme a tutte le recensioni, con titoli e date.
La lunga stagione dell’autore catanese inizia sotto il fascismo, avendo collaborato con “Il Popolo di Roma”, un alter ego del “Popolo d’Italia”, diretto da Piero Saporiti, ma guidato da Galeazzo Ciano che accettò, tra i suoi collaboratori, scrittori che non esaltavano l’operato del Duce, da Brancati ad Aniante, a Patané. Durante quegli anni, iniziò l’attività di sceneggiatore insieme a Zavattini per “Darò un milione” (1935), regia di Camerini, con Vittorio De Sica e Luigi Almirante.
Dopo un breve periodo di scetticismo, il cinema fu molto gradito al regime che lo sovvenzionò piu del teatro, benché, contro la nuova arte, si fossero scagliati intellettuali come Serra, Gramsci, Gobetti, Gozzano, mentre erano di parere contrario, Papini, Prezzolini, Bracco, Debenedetti, Alvaro, in quanto lo ritenevano più idoneo del teatro per raggiungere le masse.
Anche Pirandello fece sentire la sua voce scrivendo: “Si gira” (1916), ed intervenendo teoricamente, fino a propore una formula che non trovò fortuna, né adepti: “Cinemalografia”, essendo convinto che la parola, in un film, venga alquanto sacrificata. Lo stesso Patti sottolineò la superiorità della letteratura rispetto al cinema e, per dimostrarlo, faceva l’esempio di Chaplin, il quale non aveva bisogno della parola, dato che i suoi film erano il prodotto di una “ispirazione unitaria e coerente”. Anche Moravia e Flaiano intervennero nel dibattito, sostenendo che il cinema non è arte, perché il suo linguaggio invecchia presto e non resiste al tempo.
Il volume, che è preceduto dalla introduzione dei curatori, dà una visione completa di un autore che il pubblico dei lettori ha conosciuto per i fortunati romanzi: “Giovannino”, “Un amore a Roma”, “La cugina”, “Un bellissimo novembre”, “Graziella”, “Gli ospiti del castello”, tutti diventati film di successo, oltre che oggetto di riduzioni teatrali come “L’avventura di Ernesto”, tratto da una novella, con la regia di Trionfo, o come “Un bellissimo Novembre”, regia di Mario Missiroli, con Donatella Finocchiaro, entrambi prodotti dallo Stabile di Catania.
Si tratta di testi molto noti anche per il modo con cui Patti affrontava il problema del sesso, sia come evento iniziatico per adolescenti che sentono visceralmente le pulsioni erotiche, sia come elemento di libertà. Per Patti, la seduzione appartiene alle donne, mentre la sessualità appartiene ai maschi, essendo convinto che la seduzione, al contrario del sesso, che è un fatto naturale, contenga dell’artificio costruito su una sorta di rituale che elimina un ordine già determinato per sostituirlo con un disordine prodotto dall’eros.
Scrive Jean Kott in “Eros e Thanatos” (1992): “L’esperienza del sesso può essere descritta, ma non è la stessa cosa della conoscenza di quell’esperienza”.
Per Patti, i corpi rimandano ad altri corpi, sia quando sono quelli degli adolescenti come Giovannino, Graziella, Giuseppe, Nino, corpi innocenti, sia quando sono quelli di Caterina, Agata, corpi maturi che vanno alla ricerca del piacere sessuale, frutto di un amore adulterino e clandestino, col ricorso a qualche piccola perversione, dovuta all’uso del “tatto” che, nella narrativa di Patti, ha un peso preponderante. Il “tatto” introduce il concetto di frammento, dato che, spesso, le storie d’amore raccontate risentono di questa frammentarietà, vedi il personaggio di Graziella, la Lolita siciliana, e il suo modo di appiccicarsi al maschio della madre.
Il volume, oltre agli apparati, contiene una vasta bibliografia e l’indice dei nomi che ricorrono nelle recensioni e che favorisce una facile consultazione.

Sara Zappulla Muscarà, Enzo Zappulla (a cura di): “ERCOLE PATTI – TUTTE LE OPERE”. Ed. La Nave di Teseo, 2019 – pp 3210, € 60.