
Paolo Bessegato, Marco Balbi, Romina Mondello, Lucia Vasini, Andrea Mirò, Francesca Gemma (foto Virginia Bettoja)
MILANO, venerdì 9 giugno ► (di Paolo A. Paganini) Non è detto che le ciambelle senza buco siano brutte sporche e cattive. Son buone come quelle che riescono col buco. Anche se poi finiscono col mettere di cattivo umore chi le ha fatte, e magari chi le mangia. Ma non c’è un perché alle ciambelle senza buco, come per tutte le anomalie del creato.
Ecco, per esempio, lo spettacolo “Un salto in cielo”, ovvero “Brechtsuite”, è un’anomalia del creato. Gli ingredienti ci son tutti. E tutti giusti e saporiti. Manca il buco. Pazienza. Peccato, perché già il compromettente titolo, “Un salto in cielo”, prometteva esaltanti consensi e insperati piaceri metafisici, e invece si è rivelato un terragno sdrucciolone.
Fuor di metafora, l’allestimento in scena al Menotti (45 min. il primo tempo; 40 min il secondo), in prima nazionale, con la drammaturgia e regia di Emilio Russo, risulta traballante e squilibrato nei ritmi, nella recitazione, nell’utilizzo delle idee, che pescano torbidamente, senza essere sfruttate, nella potenziale miniera di un impressionante materiale drammaturgico (Brecht) e musicale (Weill, Eisler).
Qui, i realizzatori, si sono fermati a un paio di ideuzze, che di per sé non sono un peccato mortale, ma mortalmente noiose, sì (quasi tutta la prima parte). Eppure, anche queste ideuzze potevano diventare un deflagrante motivo di gioia, d’ironia e d’emozione, anziché diventare uno spettacolo dalle occasioni perdute.
Da un punto di vista ambientativo, le due parti fanno vedere prima il retro del “Mahagonny Night” e poi il suo interno, modesto ammiccamento ad “Ascesa e caduta della città di Mahagonny”, di Brecht-Weill. Nessun rapporto di parentela, per carità, con l’omonimo allestimento del 1964 alla Piccola Scala. E ben lontani, ché altrimenti si rischia la blasfemia, con la strehleriana e memorabile “Opera da tre soldi” del ’56 (con Milly), e del ’73 (con Milva, e con uno staff attoriale da metter paura).
Eppure, nonostante le pesanti riserve di questo pasticcio brechtiano, bisogna dare atto che quel paio di intuizioni di Emilio Russo erano corrette. Una soprattutto. Ha inventato due personaggi che, da soli, potevano reggere tutto lo spettacolo, il Professore e l’Operaio, rispettivamente Paolo Bessegato e Marco Balbi. Eccezionali. Ma è soprattutto l’idea che sta in piedi. Si tratta di due clienti abituali del “Mahagonny Night”. Fra ettolitri di pessima birra (e qualche buon sigaro) divagano sui massimi sistemi del loro tempo (diciamo dagli Anni 30 al dopoguerra). Parlano e commentano in impunita onestà intellettuale di politica, di socialismo, di passaporti, di orrori, di morte e migrazioni, di perseguitati della Shoah, ma anche di frivolezze e piccole vanità. Lo sketch delle strampalate dizioni del Professore poeta, che legge i suoi ermetici testi al povero e confuso Operaio, è un classico capolavoro da cabaret, o da teatro comico. Bastavano loro due, Bessegato e Balbi, che di volta in volta, di numero in numero degli artisti del “Mahahonny”, tra una canzone e l’altra, facessero da ideali conduttori e commentatori, per realizzare uno spettacolo semplice, dignitoso, gradevole, forse da ricordare.
In un’epoca di eccessi registici, la moderazione, insieme con la sua sorella preferita, la semplicità, è la vera rivoluzione. A Bessegato e a Balbi sarebbero state di sufficiente completezza Lucia Vasini e Francesca Gemma.Brave e di bella voce. E basta. Poi magari ci avrebbe pensato la (rumorosa) band di otto elementi diretti da Ferdinando Faraò (con i suoi folli arrangiamenti) a completare la mess’in scena. Ma anche qui, troppa grazia sant’antonio.
Il pubblico s’è divertito. Bene, il prezzo del biglietto è stato onorato.
UN SALTO IN CIELO–BRECHTSUITE (prima nazionale), con Lucia Vasini, Romina Mondello, Marco Balbi, Andrea Mirò, Paolo Bessegato, Francesca Gemma. E con: Marco Fior (tromba), Andrea Baronchelli (trombone), Andrea Ciceri (sax alto), Carlo Nicita (flauto), Eloisa Manera (violino), Fabrizio Fogagnolo (contrabbasso), Luca Gusella (vibrafono), Mariangela Tandoi (fisarmonica). Drammaturgia e regia Emilio Russo. Direzione musicale e arrangiamento Ferdinando Faraò – Repliche fino a domenica 18 giugno.
TEATRO MENOTTI, Via Ciro Menotti 11, Milano – tel. 02 36592544.
www.teatromenotti.org