Sapida, geniale, pantagruelica abbuffata di teatro. Da Shakespeare a Garinei & Giovannini. E dentro c’è di tutto

MILANO, venerdì 11 gennaio(di Emanuela Dini) Non è vero che le vacanze sono finite, che ci siamo messi siamo a dieta e che è ricominciata la vita di tutti i giorni. No, non è vero. Perché, se ci si siede in platea al Teatro Carcano di Milano, per assistere a “Queen LeaR”, il pantagruelico spettacolo messo in scena dalla compagnia Nina’s Drag Queen, che parte da Shakespeare e arriva a Garinei & Giovannini, è come mettersi a tavola per il pranzo di Natale di una numerosa, affiatata, rumorosa e fantasiosa famiglia “di giù”.
Dove stai seduto per ore -i n questo caso, due tempi di un’ora secca l’uno, con intervallo di 20 minuti – e ti trovi nei piatti ogni ben di Dio, cucinato da un esercito di mamme, nonne, zie, cugine e comari, che hanno messo anima e passione, tempo e sapienza, tradizione e creatività, ingredienti gli stessi da una vita e condimenti mai sperimentati prima, brodo e tortellini come una volta e panettone vegano agrodolce con ripieno di sushi.
Perché “Queen LeaR” è tutto questo, se non di più. Teatro elisabettiano e ritmi rap; Shakespeare fedele alla lettera e canzonette dei Pooh; ingratitudine filiale e fedeltà servile; damazze in calore che si contendono un toy boy e amore cristallino; infermità, senilità e morte e disco music con effetti fluo e abiti in paillettes.
Il punto di partenza è una rivisitazione (ma neanche troppo) della tragedia di Re Lear, dove al posto del vecchio sovrano c’è l’anziana Lea, emigrata negli anni ’70 a Londra, dove aveva aperto un negozio di giocattoli. Ora è arrivato il momento di ritirarsi e vendere, chiama accanto a sé le tre figlie per dividere l’eredità e chiede loro di raccontare come e quanto le vogliono bene. Dove l’ho già sentita?
E da lì – tenendo sempre ben presente Shakespeare, più volte citato integralmente – parte una girandola di trovate, scenografie, musiche, luci, costumi, danze e canzoni che fanno pensare che, ecco, guarda quante cose si possono fare a teatro. Tante, e bene. Forse fin troppe.
La storia – interpretata da attori maschi tutti en travesti – si snoda seguendo la tragedia shakespiriana ma calandola in una realtà contemporanea fatta di giovani stranieri che si adattano a lavori umili e precari; monolocali angusti e panchine del parco; dove la follia si tinge delle amare e maliconiche velature della demenza senile e le diatribe si risolvono a suon di canzonette.
Una regia pirotecnica, un uso sapiente e suggestivo delle luci che trasportano in un attimo dai colori sgargianti della swinging London alla cupa solitudine di un ospizio, musica e canzoni vibranti, una prova attoriale di ottimo livello, le citazioni shakespiriane che colpiscono dritte al cuore – “Chi vuol togliere agli sventurati il beneficio di darsi la morte?”, “Questa fine tremenda decisa dal cielo ci spaventa ma non ci muove a pietà”, “Cuore, spezzati…” – e un finale da musical fanno di “Queen LeaR” uno spettacolo pieno, ricco, colorato, emozionante, sicuramente diverso.
Unica nota parecchio stonata, la sera della prima (e speriamo che la faccenda finisca lì), una claque fastidiosa e inutile, che si metteva a ridere con risatine false, secche e stridule ogni due per tre, anche quando non c’era proprio niente da ridere (come nella scena dell’ospizio, all’inizio del secondo atto), suscitando applausi tanto meccanici quanto finti e – a parer nostro – mortificando l’ottimo lavoro degli attori in scena.
Sala gremita, applausi convinti. Senza bisogno della claque.

“Queen LeaR”, tragicommedia musicale en travesti ispirata a Re Lear di Shakespeare, diretta e interpretata dalle Nina’s Drag Queens. Da un’idea di Francesco Micheli, scritta dalla drammaturga inglese Claire Dowie e musicata dal compositore italiano Enrico Melozzi. Coprodotto da Aparte Soc. Coop , Centro D’Arte Contemporanea Teatro Carcano, Teatro Metastasio Di Prato. Al Teatro Carcano, corso di Porta Romana 63. Repliche fino a domenica 20 gennaio.