MILANO, martedì 31 maggio ►(di Carla Maria Casanova) Anticipazioni e indiscrezioni avevano già svelato molto. Adesso il cartellone della stagione lirica della Scala 2017/18 (presentato da sindaco Giuseppe Sala, sovraintendente Alexandre Pereira, direttore musicale Riccardo Chailly, in sala anche la sottosegretario al Mibact Ilaria Borletti Buitoni) è ufficiale: 10 titoli dal 7 dicembre 2017 al 19 luglio 2018, più 5 titoli nella stagione di autunno: dal 1 settembre al 25 novembre 2018.
Poi i Balletti, i concerti, i recital eccetera.
Un cartellone importante, con recuperi e “riabilitazioni” in campo verista, area a lungo sottovalutata quando non vilipesa.
Tanto per cominciare, la inaugurazione, cosa oramai nota, avviene con “Andrea Chénier” di Giordano, assente dalla Scala dal 1985. L’opera, allora come adesso, è diretta da Riccardo Chailly (allora quasi un ragazzo) che porta alta la bandiera del verismo, campo in cui si adopera con abnegazione e risultati eccellentissimi. Nei panni di Maddalena di Coigny c’è il soprano russo Anna Netrebko la quale, avendo alla Scala (e altrove) pieni poteri, ha imposto come partner, nel ruolo protagonista, il giovane attuale marito: tenore Yusif Eyvazov. Pereira si è premurato di rassicurare gli astanti perplessi: costui sta studiando moltissimo con Chailly, è un bravo ragazzo, ha una bella voce. Speriamo. Gérard sarà il baritono Luca Salsi. Nuovo allestimento con regìa di Mario Martone, scene di Margherita Palli, costumi di Ursula Patzak. Da tempo circolano di questi costumi curiose allarmanti immagini, ma gli interessati hanno giurato che dei costumi ancora nessuno (e nemmeno loro) sanno. Quindi una bufala. Per fortuna.
Purtroppo, enunciare adesso gli altri titoli e gli interpreti, sarà di scarsa soddisfazione per tutti. Vado a volo di uccello, piluccando qua e là.
Gran felicità per il ritorno di “Simon Boccanegra” diretto da Myung-Whun Chung (protagonista Leo Nucci) e per “Francesca da Rimini” di Zandonai, opera davvero negletta (l’ultima volta fu nel 1959 diretta da Gavazzeni, con Olivero e del Monaco), poi ci sarà la storica “Aida” del1963 di Zeffirelli , per festeggiare i 95 anni del regista. E un altrettanto storico recupero con “Il pirata” di Bellini (ultima volta nel 1958, protagonisti Callas e Corelli). E un gradevole “Don Pasquale”, titolo che torna dopo 23 anni (allora diretto da Muti), protagonista Ambrogio Maestri.
Titoli non di repertorio, ma non meno attesi ed apprezzati: “Orphée et Eurydice” di Gluck (edizione in francese), “Die Fledermaus” di Strauss, l’incantevole “Fierrabras” di Schubert (in prima alla Scala) e “Fidelio” di Beethoven diretto da Chung. Questo, fino all’estate.
In autunno, qualche chicca come “Ali Babà e i quaranta ladroni” di Cherubini, “La finta giardiniera” di Mozart, “Fin de partie”, prima esecuzione assoluta di Kurtàg e due colossi: “Ernani” (Verdi) ed “Elektra” (Strauss).
Bene bene.
Sennonché, guardando accuratamente i cast, mi vien fatto di notare che, eccettuando Rosa Feola, giovane soprano dell’Accademia della Scala rivelatasi ne “La Gazza ladra” della scorsa stagione, non figura, nelle opere di repertorio in cartellone, nessuna interprete femminile italiana. Ohibò. Non ci sono più? Chiedo. Pereira se la prende. Dice che ci sono molti interpreti maschili italiani. E sta bene. Li ho visti. Ma le donne? Pereira dice che c’è Eva Mei (la quale canta, in tedesco, nel “Fledermaus”) e poi c’è Giulia Semenzato (una dei sette interpreti della “Finta giardiniera”), ma, senza offesa per nessuno, il nome non è proprio notissimo, tanto che viene citata come Simionato.
E ritorna la mia angosciosa domanda. Che non vuole essere una accusa, tanto meno per Pereira (mica le può fabbricare lui): le cantanti italiane, non ci sono più?
Scala. Imponente cartellone 17/18. Apre “Chénier”. Recuperi e riabilitazioni. Trionfo del verismo e delle cantanti straniere
31 Maggio 2017 by