Scienziati nucleari. Salute a rischio anche per le generazioni che verranno, quando si ha a che fare con l’energia atomica

BAGNACAVALLO (RA), venerdì 2 dicembre ► (di Andrea Bisicchia) Normalmente si è abituati a pensare al teatro come a qualcosa di completamente estraneo alla scienza, non è cosi, perché ormai sono tanti gli esempi che dimostrano il contrario, a cominciare dal “Galileo” di Brecht, per continuare con “I fisici” di Durrenmatt, “Sul caso J. Robert Oppenheimer” di Kipphardt, “Copenaghen” di Frayn, etc, come dire che, sul palcoscenico, abbiamo visto scienziati come Einstein, Bohr, Heisemberg discutere sul rapporto che esista tra scienza ed etica e su chi cadano le colpe nel caso di disastri atomici.
Protagonisti di “The Children”, andato in scena al Teatro Goldoni di Bagnacavallo, con la regia di Andrea Chiodi, sono Elisabetta Pozzi (nella foto), Giovanni Crippa e Francesca Ciocchetti, che interpretano tre ingegneri nucleari andati in pensione, dopo aver lavorato in una centrale atomica, con la consapevolezza del rischio globale, a causa di qualche grave incidente, che mette persino in dubbio l’uso civile di tale energia a causa delle conseguenze che potrà avere sui singoli, come accade in questa pièce che si svolge in un cottage della costa britannica, dove vivono Hazel e Robin, e dove si è abbattuto un terribile disatro ambientale che ha causato molti inconvenienti, a cominciare dall’acqua e dalla elettricità razionate.
La giovane autrice, Lucy Kirkwood, che ha debuttato con “The Children”, a Londra nel 2016, classificato dal Guardian al terzo posto tra le migliori commedie del XXI secolo, non ha scelto il genere documentario, né tanto meno quello della conversazione, in salotto, tra scienziati, bensì quello di una commedia finto-brillante, con quel tanto di comicità, originata da situazioni perlomeno ambigue, che verremo a scoprire, quando nel cottage arriverà, senza alcun preannunzio, la collega e amica Rose a complicare un equilibrio delicato.
Come mai è venuta, dopo anni di silenzio?
Scopriremo che Rose è ammalata di cancro, malattia che ritiene conseguenza del suo lavoro nella centrale nucleare, ma che sia venuta per vedere, per l’ultima volta, Robin di cui è stata, un tempo, innamorata, scoprendo che anche lui ha subito delle conseguenze drammatiche, come dire che la scienza riesce a fare sempre delle vittime che si immolano in nome del progresso. A questa ineluttabilità, però, si oppone Rose perché, a suo avviso, non si possono disconoscere i danni che si abbatteranno sulle nuove generazioni e, pertanto, sui futuri Childrens.
Una simile materia è stata trattata dal regista Andrea Chiodi col ricorso a una sottile leggerezza e con la volontà di trasformare la complessità del dettato in qualcosa di più piacevole, affrontando i conflitti familiari, non certo alla maniera di Ibsen, bensì di Shaw, maestro nel rendere accettabile anche le cose più inaccettabili e di dare, ai sensi di colpa, una parvenza di moralità.
È chiaro che quando si affrontano problemi che riguardano la scienza, ritorna sempre in auge il problema della responsabilità, ovvero se le scoperte, che dovrebbero essere al servizio dell’umanità, alla fine, le si ritorcono contro, come nel nostro caso, in cui il senso di responsabilità è rivolto alle generazioni future, in particolare a quelle che hanno a che fare proprio con le centrali nucleari. Il tema, quindi, diventa come proporsi dinanzi alla vita e alla salute del pianeta.
Andrea Chiodi mette i suoi attori dinanzi a questo dilemma, rende Hazel, interpretata da una straordinaria Elisabetta Pozzi, bravissima nel mostrare i suoi stati d’animo sempre mutevoli, la donna che non rinunzia alla vita, curando il proprio corpo con esercizi ginnici, ai quali non intende affatto rinunziare, trasforma Robin, a cui Giovanni Crippa dà una solida ironia, pur essendo a conoscenza delle sue condizioni di salute, in un marito in fondo felice, mentre richiede a Francesca Ciocchetti una recitazione un po’ distaccata che fa presagire il suo strano rapporto con la morte. I tre personaggi sono legati da fili invisibili, labili, pronti a essere spezzati da un momento all’altro.
Gli spettatori del Goldoni hanno partecipato, con intensità e applaudito con convinzione.

Accademia Perduta/Romagna Teatri
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TOURNÉE                                                                                                                    3 e 4 dicembre: Teatro Comunale Walter Chiari di Cervia (RA);
6 e 7 dicembre: Teatro Due di Parma;
8 e 9 dicembre: Teatro Sociale di Bellinzona;
10 e 11 dicembre: Teatro Civico di La Spezia;
dal 13 al 18 dicembre: Teatro Gobetti di Torino