MILANO, venerdì 2 ottobre ► (di Paolo A. Paganini) – Vincendo timori orrori e diffidenze, dopo una condanna di otto mesi di forzata reclusione domestica, siamo usciti a riveder le stelle. Cioè, siamo andati a teatro.
Leggemmo, qualche settimana fa, un modesto saggio teatral-sociale, rimanendo colpiti da un contesto vagamente terroristico. Tra l’altro, l’obliato autore, scriveva: “il teatro, luogo di vita, di incontri, di sorrisi e di incantamenti poetici, luogo di cultura e di ombre del passato, che là, sul palcoscenico, diventano concreti personaggi delle nostre proiezioni mentali, dei nostri sentimenti, dei nostri ricordi. Ora, improvvisamente, quel luogo di vita è diventato palcoscenico di lugubri fantasmi, come in un film di Dario Argento, con lo sparuto pubblico dall’informe espressione, silenziosa maschera di un rito di morte: di morte del teatro…”
Ordunque, non eravamo felici di tornare a teatro.
Il ritorno è stato propiziato dallo spettacolo “Pandora”, allestito al Franco Parenti dal Teatro dei Gordi. E la nostra sorpresa ha ricevuto il dono di una sublime immensità. La Sala Grande del Franco Parenti gremitissima. Neanche avresti detto che era strutturata a due posti sì e uno no. Ma nel vuoto di quell’unico posto è stato messo un ripiano a tavolino, come se si dovesse assistere a una serata di cabaret, o di antico café-chantant, con tanto di entraîneuses che magari ti avrebbero servito champagne di marca andante ma con grandi sorrisi di allettanti promesse. (E con interessante casualità lo spettacolo in cartellone dopo questo sarà “Nuovo Cabaret tragico” da Jodorowsky.)
Anche questo tavolinetto-distanziatore diventa un piccolo gioco che richiama gli antichi fasti di una godereccia umanità, uno scherzo di fantasia teatrale, escogitato forse dalla scatenata Andrée Ruth Shammah, per farti dimenticare il tremendo momento di un’ancora tragica pandemia. Ma ci pensano le doverose mascherine degli spettatori a non fartela passare di mente.
Ecco, dunque, lo sconcertante spettacolo del Teatro dei Gordi, dove il vaso di “Pandora”, può metaforicamente diventare un vaso da notte, o le tazze d’un albergo diurno, di un cesso pubblico, forse di un aeroporto o di una stazione di servizio. Tre tazze da pisciatoio maschile, due lavabi per le mani, un sapone disinfettante anti-covid (un mostro che incombe con non gratuiti richiami), un asciugatoio d’aria calda sulla parete, un cesto dei rifiuti, tre camerini di decenza. E un frenetico e nevrotico pubblico di eterogenei e frettolosi frequentatori, dediti anche – succede – a un disinibito amore per sconce abitudini, con qualche rada esibizione di organi, una buona dose di lercia propensione a impudiche e disinibite pisciate e accompagnamenti di rumorosi sciacquoni. Ma, tra una scena e l’altra, non manca l’utilizzo nevrotico dei lavabi per la purificazione delle mani, ed anche di qualcos’altro.
In poco più di un’ora, i sei impudichi, disinibiti e affiatatissimi interpreti (Claudia Caldarano, Cecilia Campani, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza), in una frenetica successione di scatenate ed esilaranti scenette-comedy, sono spavaldi e godibili personaggi di un’umanità complessata, degradata, e non infrequente nelle toilette di tante lerce stazioni di servizio. Salvo poi riprendere all’esterno, con indifferenza – si sa – l’aspetto dell’usuale comportamento sociale. Ma intanto, qui, questo luogo senza censure o moralità, diventa un luogo “dove fare scongiuri, nascondersi, sfogarsi”, e rivelarsi per quello che si è veramente: un disinvolto operaio, una donna che fa la pipì nella tazza degli uomini, un altro che per le stesse funzioni si serve del lavabo, un vecchietto piscione che la fa dappertutto…
Spettacolo scandaloso? Macché. Si ride con innocente allegrezza, dando per scontato che questa è la nostra (in)civile umanità, in un luogo di funzioni corporali, comuni a tutti. E poi è un rigoroso spettacolo di inesorabile comprensione e intelligenza, passando via via dal ridicolo al comico, dal comico alla satira, in tante stazioni di sconcertanti sorprese sceniche, tra mascheramenti e alcuni camuffamenti di genere.
Pubblico divertito, rumorosamente ridente e plaudente.
“PANDORA” – Uno spettacolo di Teatro dei Gordi, ideazione e regia Riccardo Pippa, dramaturg Giulia Tollis, maschere e costumi Ilaria Ariemme, scene Anna Maddalena Cingi, disegno luci Paolo Casati, cura del suono Luca De Marinis. Repliche fimo a domenica 4 ottobre. Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14, Milano. Tel: 02. 59995206.